IL LIBRO
MICHELE VOCINO: DA ROMA ALLE AMERICHE CON IL GARGANO NEL CUORE
"E’ bello doppo il morire vivere anchora": come una epigrafe campeggia sulla collana "Testimonianze", diretta da Benito Mundi per le edizioni del Rosone. Ancor più bello, per gli autori citati nei vari libri della collana, se ad occuparsene è Francesco Giuliani. Al di là di ogni simpatia possibile, il professor Giuliani dimostra ancora una volta la forza fenomenale della sua indagine per questi autori pugliesi "dimenticati". Da Umberto Fraccacreta a Mario Carli, alle riscoperte splendenti di Petrucci e Beltramelli, con questo libro appena uscito Giuliani ci assale e ci sorprende con la sua sagace, precisa, puntigliosa analisi dove nitida e piana riemerge dalle "nostalgie di mari lontani" la personalità di un altro grande pugliese, il peschiciano-sannicandrese Michele Vocino.
Michele Vocino fu nel 1933 direttore generale del ministero della Marina, dopo
parlamentare nella prima legislatura repubblicana, ma anche giornalista,
scrittore capace di far pubblicare oltre trenta libri di argomenti economici,
giuridici, storici (soprattutto sulla Puglia garganica) e riguardanti la sua più
profonda passione: la civiltà del mare. Ed è qui che Giuliani coglie la gemma
più preziosa di Vocino: la prosa quasi poetica, con evidenti influenze
dannunziane e carducciane, in "Nostalgie di mari lontani".
Le quasi cento pagine di saggio critico al volume, Giuliani le svolge con
quella caratteristica personale che ormai lo ha reso riconoscibile dagli altri
saggisti soprattutto di stampo meridionale. Giuliani si approccia all'autore da
riscoprire analizzandone non solo gli scritti
o
le note biografiche, ma, creativamente, riesce a farsi un’idea di esso
addirittura osservandone le fotografie che lo ritraggono, studiandone la
personalità, il bagaglio ideologico, le trasmissioni genetiche. Ed è con questa
idea di saggio creativo che Francesco Giuliani supera la solita impasse delle
implicazioni storiche e semantiche, dove comunque argutamente ne rileva le
enfasi e le scorciatoie, per lasciarsi invece andare con l'autore, farsi
prendere per mano, viaggiare insieme a lui nei mari lontani, "da Roma alle
Americhe (con la Puglia nel cuore".
In queste traversate oceaniche affascinanti per la asciutta e nitida
capacità nel saper osservare con interesse ed attenzione luoghi e costumi così
diversi, in epoca già così lontana (il libro uscì nel 1937), l'autore (Vocino) e
il suo critico (Giuliani) approdano così, come dei novelli Toqueville, all'unica
sponda possibile per trascinare con sé nel viaggio non solo gli addetti ai
lavori
o i
nostalgici delle vecchie marinerie, ma anche
i
lettori occasionali.
ENRICO FRACCACRETA
In “L’Attacco”, Foggia, 20 novembre 2010, p. 26.
Uno degli ex libris di Michele Vocino
IL FORMICONE DI PUGLIA ALLA SCOPERTA DI MARI LONTANI
Ritorna, dopo 73 anni, “Nostalgie”, un resoconto di viaggio “da Roma
alle Americhe” scritto dal garganico Michele Vocino
Sottratto a polverosi scaffali di pur belle biblioteche, riappare dopo settantatrè anni in edizione moderna Nostalgie di mari lontani di Michele Vocino (1881-1965). Merito dell'italianista Francesco Giuliani e del curatore della collana «Testimonianze» Benito Mundi, ospitata nelle Edizioni del Rosone di Foggia, aver riproposto il testo di un grande pugliese - di un «formicone di Puglia», avrebbe detto Tommaso Fiore -. Vocino, originario della garganica Peschici, visse per la maggior parte della sua vita a Roma in qualità di alto funzionario del ministero della Marina, per poi passare in più tarda età tra gli scranni di Montecitorio nelle fila della Dc durante la prima intera legislatura del dopoguerra capeggiata da De Gasperi tra il 1948 e il 1953.
La personalità di Michele Vocino ricorda da vicino quella del suo illustre conterraneo Alfredo Petrucci, indimenticato direttore del Gabinetto nazionale delle Stampe di Roma. Sia Vocino che Petrucci hanno affiancato al loro alto incarico pubblico un'intensa attività editoriale e giornalistica, che ha permesso di trasformarli da dotti in esperti ed efficaci divulgatori. Vocino, in particolare, oltre a più impegnative trattazioni di diritto marittimo e commerciale, ha fatto il punto su La nave nel tempo e sulle Regine di Napoli, dedicando poi molte energie alla conoscenza della Puglia e della sua provincia dauna, con l'edizione, ad esempio, del viaggio del Lenormant o con la scrupolosa analisi di Lo Sperone d'Italia.
In
Nostalgie di mari lontani
c'è tutta la sensibilità umana e l'abilità artistica di
Vocino. Strutturata in dodici capitoli, incorniciata all'inizio e alla fine da
scritti relativi ai più larghi orizzonti oceanici, l'opera illustra i viaggi di
lavoro che l'autore compì tra il 1926 e il 1932 in molteplici Paesi americani,
toccando porti e terre di Trinidad, Panama, Argentina, Brasile, Perù, Venezuela,
Uruguay, Cile,
Colombia e spostandosi infine fino a New York. Pagine intense sono appunto
quelle che Vocino
dedica alla metropoli del nord,
colta all'indomani del crollo di Wall Street e subito
riconoscibile per il suo incessante vitalismo. Ritratti nelle loro molteplici
attività sono gli italiani emigrati tra il Bronx e il New
Jersey: fra di loro le colonie pugliesi, pulsanti di negozi, associazioni,
manifestazioni.
Avranno superato almeno loro il dolore acuto della nostalgia, si saranno adeguati finalmente a quella terra così lontana e diversa? Per sé Vocino sente l'impossibilità a guarire della nostalgia, lui che invece, trasmigrato già da tempo a Roma, porta la sua Puglia e il suo Gargano nel profondo dell'anima. È tanto preso da quel sentimento da essere costretto a scrivere: «Vivendo da tanti anni a Roma, io ho finito col rincantucciarmi in un angolo verde suburbano; e nulla m’è più dolce, tornando dall’assordante frastuono del centro alla calma della mia casetta, nulla m’è più dolce del sentirne il silenzio ogni tanto rotto solamente dalla campanella d’un prossimo convento, o dall’abbaiare d’un cane, o dal canto d’un gallo, come in un’assolata masseria della mia Puglia lontana”.
Vocino sa coinvolgere commovendo il lettore e sa
come portarlo fino alla pietà descrivendo un lebbrosario in terra venezuelana.
Così ci stupiamo con lui ugualmente di fronte all’ingegneria colossale del
Canale di Panama, così sostiamo rispettosi di fronte alla casa di Simon Bolivar
o restiamo sconcertati dal clima eternamente grigio di Lima, avvolta da una
nebbiolina senza scampo. La visione ora può andare in dissolvenza e adagiarsi
nella rievocazione della leggenda delle Azzorre: è di nuovo il mare che racconta
le sue mille onde e i suoi mille ritorni al mito delle origini, al mito
dell’infanzia sbocciata per Vocino su di uno scoglio garganico.
SERGIO D’AMARO
In
«Nostalgie di mari lontani» di Michele Vocino
FRANCESCO GIULIANI RIPROPONE IL TESTO ACCOMPAGNATO DA UN SAGGIO CRITICO
Michele Vocino (Peschici, 1881 –Roma, 1965) viene definito scrittore
«dalla penna elegante e dallo sguardo acuto». La conferma del lusinghiero
giudizio giunge dalla lettura di una delle sue opere (Nostalgie di mari lontani, 1937) che la sagacia di Francesco Giuliani ci ripropone avendo
recentemente sottoposto questo lavoro ad un’analisi critica in una
pubblicazione delle Edizioni del Rosone, Collana
Testimonianze,
che ne riportano anche il testo integrale.
Giuliani continua nella meritoria opera di «riscoperta» di autori
garganici che ha già visto il suo interesse focalizzarsi su nomi di spicco
quali, per fare un esempio, Alfredo Petrucci. Citiamo non a caso Petrucci
perché ha in comune con Vocinolavoro, la costante attenzione per la terra
d’origine e una consolidata amicizia.
Michele Vocino è protagonista di una storia di vita singolare e
affascinante: studente del Liceo «Bonghi» di Lucera, si laurea a Napoli in
Giurisprudenza ed entra, per pubblico concorso, nei ruoli civili della
Marina. In tale contesto percorre tutti i gradini di una brillante carriera
che lo porta a diventare Direttore generale, prima, e Consigliere di Stato,
dopo. Fu anche componente della commissione per la riforma del Codice della
Marina Mercantile. Non gli mancò un’esperienza politica, con la elezione a
deputato nella prima legislatura repubblicana, nel 1948, nel Collegio
Bari-Foggia. Esperienza che, per sua stessa ammissione, non lo entusiasmò
più di tanto.
Poi c’è l’aspetto più squisitamente culturale di Vocino, quello
legato alla sua attività di scrittore con campi di interesse molto diversi
tra di loro ma affrontati, sempre, con grande capacità di narrazione e
lucidità di argomentazione. Il suo patrimonio bibliografico spazia da testi
di taglio letterario e autobiografico a testi giuridici e scolastici; da
quelli politici a quelli di interesse storico, aneddotico e biografico.
Numerosi, infine, i testi di ambito pugliese, con frequente riferimento alla
Capitanata ed al suo Gargano.
Una personalità così poliedrica, un intelletto così vivace ed
interessato a tutto ciò che lo circonda non poteva non suscitare
l’attenzione di Francesco Giuliani che, di suo, sempre all’interno della
Collana
Testimonianze
diretta da Benito Mundi, ha già all’attivo una pregevole sequenza
di rivisitazioni critiche di autori garganici o di autori che si sono
confrontati con la terra di Capitanata lasciando tracce fulgide di questa
presenza nelle loro opere. In questo senso, il lavoro di Giuliani risulta di
enorme utilità in quanto «fissa» e «riporta a casa» personaggi ed opere che,
altrimenti, avrebbero rischiato l’oblio o la relegazione nel ristretto
ambito di pochi studiosi o degli addetti
ai lavori.
Il sodalizio Mundi-Giuliani funziona alla perfezione: i due hanno la
preparazione, il livello di curiosità adeguato, il fiuto degli intellettuali
di rango per «scoprire» di volta in volta il personaggio o la situazione
meritevole di attenzione, di analisi critica e di nuovo smalto.
Francesco Giuliani ci mette tutta l’abilità di scrittore ormai
navigato, capace di una scrittura «pulita» e di una narrazione scorrevole e
lineare e perciò in grado di raggiungere destinatari intellettualmente e
culturalmente disomogenei. In più, il Giuliani-uomo, getta nell’impresa
tutto l’amore per la terra d’origine e la consapevolezza che anche
attraverso operazioni letterarie come le sue si contribuisce al riscatto ed
alla rivalutazione della storia e della società dauna e meridionale più in
generale.
Il saggio critico che precede il testo di
«Nostalgie di mari lontani»
è, di per sé, un apprezzabile pezzo di letteratura che da solo
meriterebbe, come suol dirsi, «il prezzo del biglietto». Giuliani traccia un
profilo umano e professionale di Michele Vocino, ne analizza gli interessi e
l’evoluzione culturale. Non trascura un’occhiata alle sue origini che, a
quanto pare, hanno avuto una parte determinante nelle scelte di vita,
soprattutto quelle legate al rapporto
con la Marina e con il mare.
Quindi, l’analisi del libro di cui sottolinea la struttura e le
caratteristiche, con l’esame dei vari capitoli, tappe del viaggio oggetto
del testo: da Trinidad al Canale di Panama, dall’America settentrionale (un
intero capitolo è dedicato a New York) a quella meridionale. Infine, una
nota bibliografica, con tutti gli scritti e la citazione dei principali
contributi critici e bio-bibliografici su Michele Vocino.
Il libro si fa leggere piacevolmente e sorprende la fluidità del
raccontare che suggestiona e avvince: i toni a volte lirici, la
partecipazione emotiva dell’autore coinvolgono e invitano a girare pagina
alla svelta per scoprire nuove avventure e nuovi luoghi da conoscere. Se non
dovesse suonare come una
diminutio, si potrebbe dire che questo
«Nostalgie di
mari lontani»
è un accattivante diario di viaggio che nulla ha da invidiare alle
analoghe opere dei grandi scrittori che
si sono cimentati nella non facile arte di
trasmettere agli altri le sensazioni e le emozioni delle loro scoperte.
E la nostalgia gioca un ruolo determinante: non a caso la parola si
ritrova nel titolo. Nostalgia di mari lontani, ma sempre riservando un posto
di privilegio al «suo» Gargano, mai dimenticato.
All’interno di un’opera che si mantiene dall’inizio alla fine su
livelli letterari notevoli, personalmente la descrizione della traversata
oceanica ci appare come un autentico capolavoro linguistico:
«Solamente
azzurro. Intorno, sulla immensa
distesa tutti i toni del blu, e null’altro;
cupi, violenti, sonanti; diafani, freddi, perlacei; di ametiste e
di lapislazzuli, di turchesi e di opali, eguali o cangianti, picchiettati
nell’ombra delle nuvole, striati dalle correnti, macchiati dal sargasso. E
brividi. E canzoni del vento nel sartiame. E murmure dell’onda spumeggiante
nel
taglio della prora».
Descrizione che fa il pari con quella - più sintetica e solo...
abbozzata, quasi a voler lasciare alla sensibilità del lettore l’incanto
delle parole e delle emozioni – che chiude questo straordinario lavoro di
Michele Vocino:
«Salpammo. Un volo di
gabbiani; il folleggiare d’un branco di
delfini sulle onde sollevate dalla nostra
prora; il lento inazzurrarsi delle isole, di
poppa, all’orizzonte; e un ultimo giorno d’oceano, verso
l’Europa... ».
DUILIO PAIANO
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MICHELE VOCINO. CON LA PUGLIA NEL CUORE
Michele Vocino (Peschici, 1881 - Roma, 1965) è stato tra gli intellettuali e politici di Capitanata che maggiormente hanno contribuito alla crescita civile e culturale della sua terra natia e dell'intero Mezzogiorno. Il saggio da lui scritto in occasione del primo Centenario dell'Unità d'Italia, Primati del Regno di Napoli, è infatti esemplare di come si possa essere ferventi italiani senza per questo dimenticare che la propria terra d'origine aveva elementi d'eccellenza che non furono adeguatamente valorizzati dai vincitori piemontesi. Direttore generale del Ministero della Marina, poi Consigliere di Stato, infine deputato (per la DC) nella prima legislatura repubblicana, nel collegio Bari-Foggia, Vocino fu uomo di molteplici interessi culturali il cui valore era unanimemente riconosciuto dagli intellettuali conterranei, che lo vollero anche presidente della Società dauna di cultura.
Scrive nel 1965, a mo' di testamento spirituale:
«Ho scritto molti libri, più di trenta, di mole e di argomenti diversi,
giuridici, economici, storici, descrittivi, di marina, di curiosità,
d'interesse pugliese sotto vari aspetti principalmente garganici. Li ho
scritti non per raggiungere un determinato obiettivo ma per il diletto che
provavo nelle ricerche e nella stesura, con la speranza che potessero
dilettare un po' anche quelli che si sarebbero benignati di leggerli».
GAETANO CRISTINO
In "Sud-est", Manfredonia, dic. 2010, pp. 139-141
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LA RICERCA
DEL PASSATO DI FRANCESCO GIULIANI NELLE
"NOSTALGIE"
DI MICHELE
VOCINO
Prima che avessi tra le mani l'ultimo volume curato dall'italianista
di San Severo, il professor Francesco Giuliani, una delle opere maggiori di
Michele Vocino, nativo di Peschici nel 1881 (da madre del posto e padre
sannicandrese) e morto a Roma nel 1965, intitolata
Nostalgie di mari lontani (con la Puglia nel cuore), apparsa la prima volta nel 1937, in piena era
fascista, mi ero soffermato nella lettura di un breve saggio-ricordo
sull'altro grande garganico, Pasquale Soccio, a dieci anni dalla morte,
incluso in una raccolta a cura di Michele Galante, scritto dallo stesso
studioso sanseverese. Già allora apprezzavo non solo la profonda conoscenza
dell'argomento trattato, ma anche la capacità di rivedere alcune proprie
posizioni, soprattutto dopo aver consultato documenti e testi particolari su
personaggi e argomenti di una certa rilevanza. Infatti il medaglione
socciano di Giuliani, per quanto riproponga il suo intervento al Convegno
sul Cantore garganico per eccellenza, tenutosi a San Marco in Lamis subito
dopo la morte avvenuta 2001 nello stesso paese, tuttavia si intuisce subito
che il lavoro critico è stato composto di recente poiché si nota l'impianto
generale dell'analisi, che è il risultato di un'accurata ricerca scaturita
da anni di studi e di approfondimento. E’ qui che ho notato la maturità di
intellettuale puntuale e premuroso da parte del Giuliani: io ero presente a
quel convegno e devo confessare che il suo intervento era stato il frutto
più di una testimonianza a caldo, tra l'altro, non vissuta direttamente, che
di una conoscenza vera e propria.
Lo stesso critico letterario, qualche anno dopo, ha incluso in una
sua raccolta di saggi su celebri autori di Capitanata un lungo e preciso
studio sulla figura e l'opera di Soccio; ed ora, da uomo responsabile quale
è, ha fatto
tabula rasa
del
suo intervento alla commemorazione sammarchese e ha rivisto di sana pianta,
con ottimi risultati, ciò che a mio modestissimo parere era scaturito da una
buona e corretta improvvisazione.
A distanza di brevissimo tempo, si ripresenta con la riedizione,
parecchi decenni dopo la pubblicazione, come ricordavo, di una delle opere
di ampio respiro del "poligrafo" garganico Michele Vocino. Quanti abbiano
affrontato letture di vario genere sul carattere e la cultura di uomini
illustri del Gargano, si saranno certamente imbattuti in Vocino. Ci
sono, come ricorda lo stesso
Giuliani, delle vie e una scuola intitolate nei paesi del Promontorio e non
solo a
questa figura di
intellettuale poliedrico e profondo.
Il libro
Nostalgie,
composto di oltre un paio di centinaia di pagine, è suddiviso in due parti
più
о
meno uguali: nella prima si gusta
un
lungo e preciso saggio
del
Giuliani di quasi un centinaio di pagine; per il resto si affronta la
preziosa e colta lettura del testo del Vocino, ricca di argomenti e
suggestioni le più vivaci e perspicaci, con un linguaggio altalenante che va
dall’immagine viva e sofferta,
al confronto costante tra le terre di origine e le "scoperte" di città,
metropoli, fiumi e luoghi di buona parte del Continente americano, alle
emozioni di incontri con gente nuova e vecchi connazionali, ma sempre con lo
spunto della sagace curiosità dell'uomo colto il quale descrive ogni
piccola e grande impressione con una scrittura
alta e certosina, nell’intento di meravigliare se stesso prima che i suoi
numerosi lettori.
Giuliani, prima di soffermarsi lungamente e con acume particolarmente attento a cogliere i punti essenziali dell'ispirazione dell'opera trattata, come fa in modo completo di ogni capitolo e argomento, sia delle parole che delle suggestioni di questo vero e proprio reportage di immagini, tradizioni e suggestioni, riesce a fornire al lettore un quadro esaustivo dell'intera produzione dell'autore garganico, con un profilo biografico minuzioso.
Vocino ha pubblicato, come ricorda il curatore, circa una trentina di volumi di
varia natura, che vanno dal diritto alla esperienza marittima (è stato un abile
ufficiale), all'analisi storica e politica (è stato Deputato al Parlamento nella
prima quinquennale legislatura repubblicana dal 1948 al '53, di ispirazione
liberale conservatore, eletto nelle file della Democrazia Cristiana, nel
Collegio Bari-Foggia), alla collaborazione giornalistica su quotidiani e riviste
a carattere regionale e nazionale; né manca un'ampia descrizione della vita
culturale, sociale, documentaristica, paesaggistica e storica dell'amata terra
di Capitanata, in special modo garganica, lasciando, tra l'altro, alla
consultazione e alla conservazione alcune migliaia di volumi, la sua biblioteca
personale, a quella pubblica e ben organizzata della Provincia di Foggia,
situata nel capoluogo dauno.
Giuliani
non è alla sua prima esperienza di studioso e curatore di autore e opere
riguardanti il Promontorio: infatti ha già dato alle stampe due volumi (inclusi
nella stessa
Collana
editoriale
diretta da Benito Mundi) sullo scrittore e critico d'arte di Sannicandro
Garganico Alfredo Petrucci, curando tra l’altro la pubblicazione della sua prima
raccolta di racconti,
La povera vita.
Mentre,
precedentemente, aveva illustrato con precisi richiami storico-etnografici un
libro di viaggi degli inizi del Novecento di uno scrittore romagnolo allora in
voga, Antonio Beltramelli, futuro amico del Duce, nonché camerata, intitolato
stringatamente
II Gargano.
Per questo
crediamo opportuno che egli continui non solo lungo questa via tracciata, come
fa ormai da anni, ma, eventualmente, se dovesse interessarsi ancora dell'opera
di Michele Vocino, sarebbe utile ripubblicare qualche testo, di quelli più
riusciti, che trattino specificatamente della sua terra di origine: e certamente
il curatore avrebbe a disposizione una vasta pubblicistica di circa una decina
di testi.
Resta, comunque, un grande riconoscimento culturale da attribuire al Giuliani
per la sua grande perizia analitico-letteraria, nonché
archivistico-documentaristica, unica nel suo genere, che ci ha permesso di
conoscere, da parecchi anni, personaggi e intellettuali colti e raffinati non
solo del Gargano e della Capitanata in genere, ma anche di buona parte della
Puglia, la cui produzione, con specifici profili bio-bibliografici, sarebbe
rimasta a disposizione di un numero abbastanza sparuto di intellettuali, lettori
o
semplici eredi di aviti fondi
librai privati, che hanno avuto la fortuna di possedere una copia della prima e
unica edizione. Mentre, attraverso questo lavoro di analisi e ricerca di un
certo livello, ognuno può addentrarsi nei meandri della cultura letteraria
dell'intero corso novecentesco della terra dauna: patria di poeti, saggisti e
scrittori di ottima levatura. Per questo un grazie al critico letterario
sanseverese non è mai sufficiente.
LEONARDO
AUCELLO