Sembra che i
treni italiani abbiano sempre avuto il vizio del ritardo, rappresentando una
costante, indifferente ai cambiamenti politici, persino quando c’era Lui. Sulla
via del ritorno, seduto sulla panchina di una stazione romagnola, giocando a
carte con i suoi amici, all’inizio non ci fece caso, ma poi, quando dai minuti
si passò alle ore, il sospetto cedette il passo al nervosismo.
Alla fine,
qualcuno ebbe pietà, svelando l’arcano dall’altoparlante: un gruppo di operai
aveva bloccato una vicina stazione, impedendo il transito ai treni diretti al
Sud. Il viaggio di poche ore si dilatò a dismisura, a forza di treni speciali e
di corse d’emergenza in pullman.
Quando, il giorno dopo, ritornò finalmente a casa, bastò poco per dimenticare le traversie. Alla fin fine, contava solo una cosa: quel foglietto conservato al sicuro, in una tasca del borsone, con l’immancabile sagoma del monte sammarinese.
Erano passati solo pochi anni da quell’epica gita, eppure alcuni suoi amici d’avventura avevano inaspettatamente abbandonato le loro raccolte. Il primo desiderio era stato quello di acquistarle a poco prezzo, ma poi, pian piano, aveva scoperto che il primo impulso, quando vedeva una busta, non era più quello di staccare l’affrancatura. Inoltre, si recava sempre più saltuariamente da un commerciante che gli forniva le ultime novità filateliche, anzi, qualche volta aveva ricevuto persino delle telefonate di sollecito.
Ma non si trattava di soldi, come sospettava il commerciante, che mirava giustamente al sodo, bensì di motivazione, camuffata da pigrizia e mancanza di tempo.
E’ difficile accorgersi dei cambiamenti e spesso, quando si colgono, è già troppo tardi. E’ una verità che vale per casi ben più gravi; figuriamoci per questo.
Fatto sta che la chiave di quell’armadietto cominciò ad essere girata meno frequentemente. Il mondo che, tolemaicamente, girava intorno a quegli album, subì una rivoluzione copernicana, a tutto vantaggio degli altri scaffali, che presero a riempirsi.
Il commerciante, seccato, non lo chiamò più, e per lui fu l’occasione per rinunciare ad ogni aggiornamento. Aveva tanti francobolli…
Ogni tanto incontrava i suoi amici filatelici, quasi tutti ex, salvo qualcuno, che però viveva lontano. Il tempo aveva preso a correre più in fretta, rivalutando le parole del solito esperto scambiato per pessimista e menagrano. Azzardava con qualcuno: “Che bella quella gita a San Marino!”. Ma riceveva solo delle risposte distaccate. Uno di questi gli rispose ricordando solo le traversie del viaggio di ritorno, e riuscì, senza volerlo, a fargli del male. E la visita all’esposizione? E il foglietto?
La Repubblica Romana
Non riusciva a capire perché gli dispiacesse tanto aver abbandonato la collezione di francobolli (tanto più che nessuno lo aveva obbligato a farlo), perché non era in grado di ritenerla una delle tante esperienze della vita, che lasciano pur sempre qualcosa di positivo, fosse anche solo sapere cos’è un filigranoscopio o in che anno è stato emesso il penny black. Per non parlare poi dell’anno in cui erano iniziate le trasmissioni televisive in Italia: il 1954! Avevano stampato due francobolli commemorativi, di poco valore, ma carucci…
Perdeva il senso delle proporzioni, questo era forse il suo limite, e pensava alla passione riposta in un amore, all’abbandono con il quale si segue un ideale, al sacrificio con il quale si dedica la propria vita al prossimo. Era o non era la stessa cosa? Era e non era.
In ogni caso si trattava di una sconfitta, di un desiderio frustrato dal passare del tempo, che metteva allo scoperto i limiti umani, quando veniva meno la motivazione interiore, e nel modo più subdolo. Per il resto, è solo una questione di proporzioni: cambia la quantità, non la qualità.
Anche in questo, in fondo, manifestava quella sua intima avversione al cambiamento, quel suo bisogno di coerenza capace persino di traboccare dai consueti limiti. Più tardi avrebbe continuato su questa strada, tra orgoglio e amarezza. Disposto a non meravigliarsi di niente, applicando il motto degli antichi, di fronte al solito spettacolo del mondo, al teatro della spregiudicatezza, ma incapace di adeguarsi, senza trovare la pace in questo rifiuto.
Per un po’ di tempo aveva continuato ad attendere un ritorno di fiamma filatelico, pur di non arrendersi all’evidenza, guardando con crescente fastidio a quella chiave e a quell’armadietto che sarebbe stato tanto utile. Ben presto non ebbe più dubbi, e del resto l’acquisto della Repubblica romana non aveva fatto altro che confermare la sua aridità.
Finì, così, per carezzare la soluzione opposta: vendere tutto ad un collezionista. Avrebbe ottenuto qualche milione, che era pur sempre una cifra considerevole, e fu davvero sul punto di farlo. Ma non si era detto tante volte che il viaggio di quei francobolli era finito in quegli album? E poi, che prezzo ha la passione con cui aveva raccolto uno per uno quei rettangoli di carta colorata?
No, al massimo, per chiudere in bellezza, ci voleva un bel gesto: regalarli a qualcuno che sognasse, come era capitato a lui, un paese di cuccagna dove tutte le lettere hanno delle rare affrancature.
Qualche giovane gli sembrò fare al caso suo, mentre tutt’intorno all’armadietto i volumi continuavano impazienti ad accumularsi, dopo aver persino riempito gli spazi vuoti tra i libri preesistenti e il ripiano superiore della libreria. Un posto ideale per infilare orizzontalmente qualche altro testo, magari una rivista o degli inserti significativi.
Un libro, si sa, ha molti usi e gli antichi divinavano anche il futuro, aprendone uno a caso. Lui, così ostile verso tutti gli oroscopi e le forme di superstizione, verso tutti coloro che sfruttano la debolezza dell’uomo che soffre, non ci avrebbe mai pensato; ma la legge di gravità è un fenomeno scientifico, fino a prova contraria, dotato di una profonda serietà.
A troncare gli indugi ci pensò un volume economico, di quelli senza commento, con i fogli spiegazzati. Quando lo raccolse, era aperto sulle Grazie, ma lui si ricordò subito di Didimo Chierico, quel tipo che seguitava a vestire da prete, in omaggio ad un cammino iniziato ma non portato a termine, con il suo disprezzo verso chi cambiava “istituto di vita”. Lo aveva sempre ritenuto un personaggio stravagante, da non prendere troppo sul serio, degna creatura di uno scrittore genialoide e disordinato; ma ora riusciva a trovare un lume nel suo comportamento.
Troncò ogni indugio. Gli album di francobolli sarebbero rimasti al loro posto, chiusi in quell’armadietto, incuranti dello strepito dei libri; solo così il frutto di quell’esperienza sarebbe rimasto vivo, anche se ora aveva altri interessi.
E per evitare ripensamenti, buttò via anche la chiave.
FRANCESCO GIULIANI
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