WANNA MARCHI, LA STREGA DELLA TELEVISIONE
Su Wanna Marchi sono stati scritti negli anni moltissimi articoli e persino alcuni volumi. Uno di questi, da poco in libreria, si intitola “La strega della TV: Wanna Marchi” ed è opera di Stefano Zurlo, caposervizio della cronaca giudiziaria de “Il Giornale”. Zurlo, 45 anni, è nato a Milano, ma le sue radici sono a Troia, nel Subappennino, dove vivono i suoi parenti.
Il volume in questione (Bietti Media, pp. 229, euro 14), che si avvale della prefazione di Maurizio Belpietro, è il frutto di una costante attenzione verso questa televenditrice, diventata, insieme con la figlia e con il sedicente “maestro di vita” brasiliano, uno dei simboli per antonomasia della televisione “cattiva”, quella che illude e inganna la gente. Zurlo dà voce a tutti i protagonisti della intricata vicenda, ricordando che nel caso di Wanna Marchi la televisione “buona”, quella di “Striscia la Notizia”, ha prevalso sull’altra, mettendo finalmente la magistratura nelle condizioni di intervenire.
Ma quante persone sono cadute nella trappola, pagando a peso d’oro sacchetti di sale, rametti, amuleti e cianfrusaglie varie? Tantissime. Si parla di un guadagno di oltre 60 miliardi di lire, dal 1996 al 2001. Interessantissimo, a tal proposito, è il memoriale di uno dei protagonisti positivi della storia, l’ufficiale della Finanza Piergiuseppe Cananzi, intitolato “Tapiro salato”, che Zurlo include opportunamente nel suo libro.
Nel database della Marchi c’erano poco più di 305 mila nominativi. Un numero astronomico! Tutta gente che veniva contatta e spesso spennata, con rivoltante cinismo. I risparmi di una vita finivano talvolta nelle mani della società ASCIE, creata ad hoc. Le vittime, poi, non sono solo del Sud, come qualcuno potrebbe ingenuamente pensare; anzi, il Nord è molto rappresentato, portando alla luce un’Italia fatta di gente sola e tormentata, debole, e perciò esposta a questo genere di truffe. Del resto, viviamo in una nazione nella quale ancor oggi operano tantissimi maghi. Solo in Lombardia ce ne sono 2500, di cui ben 1600 a Milano. Sono dati inquietanti, che sfilano nelle pagine di questo bel lavoro, che offre anche uno spaccato dell’Italia televisiva del periodo immediatamente successivo alla liberalizzazione dell’etere. Nascono i televenditori, nascono personaggi come Guido Angeli, e le frontiere del commercio si spostano sullo schermo ad una velocità supersonica. Wanna Marchi da Castelguelfo, nella pianura emiliana, stenta a trovare la sua discutibile strada, poi, dopo alcuni incidenti di percorso, per così dire, arriva alla notorietà.
Sembrava che le sue grida dovessero risuonare ancora per molto, dagli schermi di qualche televisione privata; per fortuna la televisione buona ha saputo trovare l’antidoto giusto. In questo senso, è una favola a lieto fine, persino istruttiva. Ma non illudiamoci troppo: c’è ancora molto da lavorare per difendere quelli che ancora credono a tutto ciò che vedono, e che vivono in ogni angolo della nostra Italia.