VOCI DALLA GRANDE GUERRA,
A CURA DI PASQUALE CORSI
Con la fine del 2021 si è chiuso anche un ciclo di manifestazioni e
commemorazioni dedicate al centenario della prima guerra mondiale, l’inutile
strage di cui così bene ha parlato a suo tempo papa Benedetto XV. Nel 1921,
infatti, a tre anni dalla conclusione del conflitto, veniva inaugurato
solennemente a Roma il monumento al milite ignoto. Le immagini relative a
quell’evento, che permettono di seguire il cammino della salma, da Aquileia fino
alla capitale, sono ancora oggi visibili su internet, offrendoci molti spunti
preziosi, a partire dal potente ammonimento ad evitare nuove e terribili spirali
di guerra.
Negli ultimi anni alla prima guerra mondiale sono stati dedicati numerosi
libri, di interesse generale o locale, che hanno fatto anche il punto della
situazione degli studi e delle interpretazioni critiche, non di rado molto
divergenti, in un mondo che ha superato da tempo la retorica delle ideologie e
si confronta con una realtà dall’impetuosa trasformazione.
Tra i testi che si sono aggiunti di recente, e che si propongono di
rimanere come consuntivo e bilancio critico, dobbiamo segnalare senz’altro
Voci dalla Grande Guerra, un prezioso volume curato da Pasquale Corsi, con i
contributi degli studiosi Giovanni Paparella e Filippo Perna, edito dalla
Società di Storia Patria per la Puglia (Bari, 2021, pp. 320, euro 30).
Corsi, attuale presidente della Società di Storia Patria per la Puglia, è
un nome che non ha bisogno di presentazioni. Per molti anni è stato ordinario di
Storia Medievale e Bizantina nell’Università di Bari ed ha prodotto moltissimi
lavori scientifici. Oltre a ciò, visto che la storia non si può dividere come
fosse una torta, ha spaziato anche in altri ambiti, con la stessa competenza e
perizia.
In questo caso, leggendo l’opera, si comprendono le profonde motivazioni
personali e generazionali che hanno spinto l’autore. Detto in altri termini, la
generazione di Corsi avvertiva ancora un chiaro e vitale legame con la prima
guerra mondiale, alla quale avevano partecipato familiari e conoscenti. Era,
dunque, un evento ancora vivo. Questo filo si è spezzato di lì a poco, anche in
nome di quella strumentalizzazione della storia, che ha posto esclusivamente
l’accento sulla seconda guerra mondiale e sulla sua retorica.
Potremmo dire che una retorica ha scacciato l’altra, ma non ha
cancellato, per fortuna, in chi guarda più in profondità, la memoria della
sofferenza, del dolore, del sacrificio che ha visto centinaia di migliaia di
giovani perdere la vita su monti dai nostri strani, lontanissimi dalla propria
terra.
Nel volume, insomma, si ritrova un insieme di motivazioni, che rendono la
lettura quanto mai utile e avvincente.
Il libro è articolato in più parti e l’introduzione di Corsi offre una
chiave di accesso alla sua complessità. L’autore ricorda che il centenario della
Grande Guerra «ha per buona sorte concesso poco spazio alle consuete
celebrazioni di rito, che spesso rivelano un fondo di artificiosità da
cerimoniale, ma è stato invece caratterizzato da una partecipazione davvero
corale e spontanea della maggior parte dell’opinione pubblica, alimentata da una
serie di studi di vario livello». Non mancano, tuttavia, delle insidie, legate
alle letture troppo prevenute degli eventi e ad una Cancel Culture, una
cultura che tende a cancellare gli eventi del passato per concentrarsi su di una
piatta e miope dittatura del presente e del politicamente corretto. Contro gli
eccessi e gli abusi di ogni genere, Corsi si è proposto di raccogliere studi e
materiale biobibliografico utili per un corretto inquadramento di una tragica
stagione della nostra Italia, con particolare riferimento all’ambito pugliese.
Di qui dunque la struttura del libro, articolato in tre parti. Si inizia
con Una vita per la Patria. Il Diario e la corrispondenza del maggiore
Pasquale De Cataldo. Corsi, insieme agli studiosi Paparella e Perna,
ricostruisce con dovizia di dati le vicende di uno dei personaggi caduti nel
primo conflitto. Filippo Perna, in particolare, è un nipote di De Cataldo,
elemento che ha permesso di approfondire la ricerca.
Maggiore Pasquale De Cataldo
Nato a Putignano nel 1874, De Cataldo mostra ben presto interesse per la
carriera militare. Diventato ufficiale, si ritrova a vivere in prima persona le
vicissitudini del periodo, tra comandanti inadeguati, ordini palesemente
sbagliati e ammutinamenti. Nel giugno 1918, in particolare, come si legge nel
capitolo dedicato ai cenni biografici, il fronte è situato lungo l’argine del
fiume Piave e l’obiettivo da conquistare è una passerella per l’attraversamento.
In questo contesto il protagonista della vicenda riceve un ordine che
sottintende il sacrificio suo e dei suoi uomini: «Il maggiore De Cataldo,
coerente con i propri ideali, obbedisce pur avendo presente l’impossibilità
dell’impresa. Sotto il fuoco incrociato delle mitragliatrici, che dall’altra
sponda battono il fiume, si getta contro il nemico, ricevendo due proiettili in
pieno petto e cadendo eroicamente a Capo d’Argine nei pressi di Villa Brini».
Oggi De Cataldo riposa nel cimitero di Noci, nel Barese.
Le pagine del diario dell’ufficiale pugliese e il nutrito elenco della
corrispondenza e del materiale d’archivio appartenuti a lui, permettono di
illuminare una vicenda esemplare del periodo. Di fronte a eventi simili ancor
oggi è difficile rimanere insensibili. Allo storico, in ogni caso, spetta il
compito di illuminare gli eventi, e questo obiettivo viene raggiunto in modo
egregio.
Ovviamente, il caso di De Cataldo è stato tutt’altro che isolato e ogni
città ha avuto le sue vittime. Proprio partendo da questa constatazione Corsi
inserisce nel volume una seconda parte, La memoria della “Grande Guerra”,
che si sofferma in particolar modo sulla Capitanata, terra d’origine dello
stesso Corsi, e sulle tante vittime del periodo. Nelle pagine, così, sfilano
nomi come quello di Emilio Ricci, di Torremaggiore, caduto in battaglia, sul
quale ha scritto delle pagine anche Benedetto Croce, e di Mario Carli, di San
Severo, giornalista e scrittore futurista, che apparteneva agli entusiasti della
guerra.
L’affresco di Corsi è completato da un’analitica bibliografia, che
permette di raccogliere molte opere talvolta poco o per nulla note, favorendo
ulteriori studi e ricerche. Ogni testo citato gronda di lacrime e noi pensiamo
in particolare ai volumi che raccolgono le bibliografie di tanti anonimi giovani
pugliesi, talvolta già sposati e con figli a nemmeno vent’anni. Un esempio
esemplare è rappresentato dai tre volumi dello storico Angelo Russi, Come i
grani di un rosario… San Severo e i suoi caduti nella Grande Guerra, apparso
nel 2016, che ha strappato all’oblio, a distanza di un secolo, pagine di dignità
e di valore del tutto sconosciute.
Questi uomini, come tanti altri, si sono piegati al loro destino, che
hanno affrontato con coraggio e dignità. Ci viene difficile usare la parola
‘eroi’, visto che subito dopo evoca nella nostra mente la frase di Brecht
secondo la quale la terra che ha bisogno di eroi è sventurata. Non c’era affatto
bisogno di martiri, in quella guerra mondiale, ma questi ci sono stati, ed è
bene non dimenticarli.
Un interesse bibliografico è evidente anche nella terza parte del volume
di Corsi, La “Grande Guerra” nei libri, in cui sono elencati numerosi
scritti dedicati al tema del primo conflitto mondiale, con un occhio
previlegiato (ma non esclusivo) verso l’ambito pugliese e i lavori di quanti
appartengono o si collegano in qualche modo alla Società di Storia Patria per la
Puglia. In questo modo si aggiungono molti altri testi e documenti utili per
un’adeguata conoscenza di questo periodo storico. Le bibliografie sono per forza
di cose perfettibili e in fieri, come ricorda lo stesso Corsi citando Benedetto
Croce (Bibliografia, il tuo nome è incompiutezza), ma chiunque si occupi
di studi e ricerche, quali che siano gli argomenti, sa quanto sia importante
partire da una base solida e informata. Corsi tra l’altro cita anche gli atti di
convegno, troppo spesso dimenticati, e le mostre, le conferenze e le attività
pubbliche che dal 2000 in poi sono state incentrate sulla prima guerra mondiale.
Di qui, dunque, potranno prendere le mosse gli studiosi e gli studenti
universitari per ulteriori scavi negli archivi e nelle biblioteche, sperando che
lo sviluppo degli studi proceda sempre di pari passo con quello della civiltà.