DA BONAVENTURA GARGIULO A MICHELE SECCIA
UN SECOLO DI VESCOVI SANSEVERESI
QUALCHE DATO STATISTICO
Mons. Michele Seccia è rimasto al vertice delle nostra Diocesi per 9 anni, dal 1997 ad oggi. Considerato il fatto che dall’inizio del Novecento, a partire da mons. Gargiulo, si sono succeduti 10 vescovi (senza contare mons. Renna, al quale ovviamente auguriamo una lunga e proficua permanenza tra noi), si tratta di un tempo di permanenza non lontano dalla media.
Il più longevo è stato mons. Durante, pastore per 19 anni, che precede di poco il suo successore, mons. Orlando, con 18 anni, e mons. Criscito, con 15. Quanto alla provenienza, 4 sono pugliesi (Merra, Durante, Cassati, Seccia), ai quali va aggiunto, come quinto, il pastore che si accinge ad iniziare il suo ministero; 3 sono campani (Gargiulo, Orlando, Criscito), 2 lombardi (Vailati e Bonicelli) e uno è molisano (Pizzi).
Queste elementari considerazioni statistiche non vogliono attenuare il dispiacere della partenza di mons. Seccia, che ha lasciato un ricordo ampiamente positivo, quanto piuttosto inquadrare storicamente la sua presenza nella nostra realtà territoriale. Di qui il nostro breve cammino attraverso le figure dei vescovi che hanno guidato la Chiesa locale negli ultimi cento anni. Alcuni di questi personaggi appartengono solo alla storia locale, ma di altri, noi, come tutti i sanseveresi, a seconda dell’età, abbiamo avuto conoscenza diretta, e questo non può non lasciare un segno nella valutazione finale, com’è ovvio che sia.
Il primo, mons. Gargiulo (1895- 1904), ci è diventato caro nel momento in cui abbiamo scoperto la sua dimensione di vescovo intellettuale, di fine giornalista, di sincero e fine innamorato della cultura. Certa storiografia faziosa lo aveva etichettato come un gretto, un fazioso, ma in realtà mons. Gargiulo aveva amicizie ovunque, amava viaggiare, era, in sostanza, un vescovo alle prese con una realtà difficile, segnata dalla politica laicista del Governo e dalla presenza di una diffusa povertà. Nato a S. Agnello di Sorrento, nel 1843, giunge in terra dauna nel 1895, mostrando subito idee chiare e notevoli capacità organizzative, oltre che una penna appuntita e felice, che lo ha reso famoso. Porta la sua firma l'Ape Cattolica Sanseverese, una rivista settimanale che purtroppo non è sopravvissuta un solo giorno alla sua morte e che è rimasta un unicum nel panorama locale.
Altra personalità notevole è di certo mons. Emanuele Merra, un pugliese di Andria, classe 1838. Già vescovo di Crotone, fu trasferito a capo della diocesi di San Severo nel concistoro del 27 marzo 1905; resta in terra dauna fino alla scomparsa, avvenuta il 20 luglio del 1911 nel palazzo vescovile di San Severo. Il presule aveva 73 anni.
Nelle immagini mostra un aspetto serafico ed autorevole, più pacato rispetto al suo predecessore. Merra ha curato molto le attività caritative ed è stato un uomo di grande cultura, che ha scritto vari testi su tematiche religiose, come si può notare sul sito del Servizio Bibliotecario Nazionale. Non a caso il ricordo è ancora vivo nella sua città natale, dove riposa il corpo.
TEMPI DI GUERRA
Mons. Gaetano Pizzi è un molisano, nato a Miranda, nel 1855. Dopo aver retto per 6 anni la diocesi di Lacedonia, nell’Avellinese, viene nominato nostro vescovo il 19 gennaio 1913, ponendo termine alla vacanza vescovile seguita alla morte di Merra. Personaggio equilibrato, attento alle attività caritative, ebbe il compito di guidare la diocesi di San Severo in anni particolarmente duri, segnati dal primo conflitto mondiale.
Nel 1913 si trova al centro dello scontro con Raffaele Fraccacreta, massone, che riesce a diventare onorevole utilizzando abilmente anche il voto dei cattolici. E’ una pagina nota nella storia locale, che però non è mai stata del tutto chiarita. Di certo, mons. Pizzi aveva le sue ragioni per diffidare del machiavellico uomo politico, che all’indomani si preoccupò subito di ricordare la sua estrazione massonica e fieramente anticlericale.
Pizzi, che soffriva di cuore, si spegne il 16 giugno 1921 a Napoli, dove si era recato per una visita medica. Il suo corpo riposa in terra molisana.
Con mons. Oronzo Durante si ritorna ai vescovi pugliesi. Il nuovo pastore è infatti nato a Melendugno, in provincia di Lecce, nel 1864, e prende possesso della cattedra episcopale il 7 ottobre 1922. Vescovo di prima nomina, nei 19 anni trascorsi alla guida della nostra Diocesi lascerà una forte impronta, attraversando senza frizioni quasi tutto il Ventennio fascista.
E' toccato a lui, nel 1927, aumentare il numero delle parrocchie, aggiungendo alle quattro tradizionali quella di Croce Santa; ma soprattutto mons. Durante è il vescovo della solenne Incoronazione della Madonna del Soccorso, nel 1937, un evento rimasto memorabile.
Le foto dell’epoca mostrano lo sfarzo di quei festeggiamenti, ai quali prendono parte numerose autorità ecclesiastiche. La folla, poi, è immensa, stimabile in parecchie migliaia di persone; molti sono anche i forestieri, accorsi dai paesi vicini. Mons. Durante si spegne nel 1941, a 77 anni.
Il suo successore è mons. Francesco Orlando, campano, nato a Torre Annunziata nel 1895. Vescovo di prima nomina, giunge a San Severo il 6 dicembre del 1942 e vi resta fino alla morte, avvenuta nel 1960. E’ il vescovo del periodo della ricostruzione, della guerra fredda, degli scontri ideologici. E’ stato un pastore attivo ed equilibrato, consapevole delle peculiarità di San Severo, città ricca di tensioni politiche, ma anche di fede. Di qui le sue attenzioni verso l’Azione Cattolica e, in generale, tutte le iniziative che contrastavano la diffusione di una cultura materialistica.
DAL CONCILIO AGLI ANNI NOVANTA
Mons. Valentino Vailati è nato invece a Milano, nel 1914, ma la notizia della sua nomina a vescovo di San Severo arriva dalla sua diocesi, Tortona, in Piemonte, dove viene ordinato il 6 marzo 1961. A maggio fa il suo ingresso in terra dauna, mostrando subito le sue qualità di organizzatore, che lo dovevano mettere in evidenza agli occhi delle gerarchie vaticane. Non a caso Vailati nel 1970 viene nominato arcivescovo di Manfredonia. I suoi rapporti con San Severo, però, diventeranno nuovamente stretti nel 1991, quando, dopo il trasferimento di mons. Cassati, sarà nominato amministratore apostolico della nostra diocesi.
Mons. Vailati è il vescovo del concilio Vaticano II, al quale partecipa assiduamente, prendendo parte attiva ai lavori. Laureato in teologia presso l’Università Gregoriana, ci ha lasciato anche numerosi lavori dottrinali. E’ scomparso nel 1998.
Il suo successore è mons. Angelo Criscito, che arriva in città il 4 ottobre 1970, dove resterà un quindicennio, fino al suo collocamento a riposo per aver raggiunto i fatidici 75 anni previsti dalle norme canoniche. Nacque nel 1910 a Conza, un piccolo centro della Campania, diventato tristemente famoso nel 1980, in occasione del tragico terremoto; in quell’occasione Criscito perse numerosi parenti, ma non per questo rinunciò a portare aiuto a quella gente sfortunata.
Attento studioso di teologia, Criscito, morto a Torremaggiore nel 1986, ha operato in un periodo segnato da numerose tensioni interne alla Chiesa. Dal 1981 al 1983 si è avvalso dell’opera di un vescovo ausiliario, mons. Ennio Appignanesi.
I suoi modi affabili e le sue proverbiali “papere” portavano qualcuno a dare su di lui dei giudizi superficiali; in realtà, era una persona di grande umanità.
Se mons. Criscito ha svolto per intero il suo ministero episcopale nella nostra diocesi, mons. Carmelo Cassati ha operato in più parti. Nato a Tricase nel 1924, in provincia di Lecce, ha trascorso numerosi anni come missionario all’estero. Ordinato vescovo nel 1970, nel 1979 è alla guida della diocesi di Tricarico, in Basilicata, da dove, nel 1985, giunge in terra dauna. I suoi modi rassicuranti, il suo amore per il dialogo, la costante attenzione ai problemi sociali, lo renderanno molto caro ai sanseveresi, nel corso dei cinque anni trascorsi tra noi, prima di essere promosso arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie. Il suo congedo ufficiale avviene nel febbraio 1991, nel corso di una solenne concelebrazione tenuta in Cattedrale.
Mons. Cassati è indubbiamente il vescovo della venuta del Papa, un evento storico per la comunità sanseverese, che ha lasciato un segno indelebile. La mattina del 25 maggio 1987 Giovanni Paolo II viene accolto da migliaia di persone, che partecipano con fervore alla messa celebrata nell'ampia piazza posta tra le vie Napoli e Bologna, che a partire dall'anno dopo perpetuerà anche nel nome lo straordinario evento.
Proprio i suoi modi e la sua disponibilità renderanno più stridente il contrasto con il suo successore, anch’egli destinato ad altra diocesi, mons. Silvio Cesare Bonicelli. Nato a Bergamo, nel 1932, vescovo di prima nomina, riceve l'ordinazione episcopale nel corso di una cerimonia tenutasi nel Palazzetto dello Sport di viale Castellana, il 19 ottobre 1991, alla presenza di circa 4.000 persone, con 15 tra vescovi ed arcivescovi.
Il bergamasco mons. Bonicelli non riesce ad entrare in sintonia con la diocesi di San Severo. E’ un matrimonio in cui gli sposi non sono fatti per andare d’accordo, e così nessuno si stupisce di sapere che il presule, alla prese anche con problemi di salute, ha chiesto di essere trasferito. Viene accontentato alla fine del 1996 e il 25 gennaio 1997 prende possesso dell’importante diocesi di Parma, dove si trova attualmente.
UN SALUTO A MONS. SECCIA E AL SUO SUCCESSORE
L’esperienza, comunque, consiglia prudenza alle autorità vaticane, che fanno cadere nuovamente la loro scelta su di un pugliese, mons. Michele Seccia, nato a Barletta nel 1951. Eletto alla Chiesa di San Severo il 20 giugno 1997, riceve l’ordinazione episcopale l’8 settembre dello stesso anno, nel corso di una riuscita cerimonia, davanti ad alcune migliaia di fedeli.
Vescovo di prima nomina, a 46 anni, dopo essere stato per 10 anni vicario generale dell’arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, mons. Seccia dimostra di possedere le doti necessarie per avanzare di grado nella gerarchia ecclesiastica. Diplomatico ma determinato nello stesso tempo, cura molto l’edilizia sacra, ma non dimentica la missione africana della Diocesi, a Wansokou, nel Benin, dove spesso si reca. Le sue omelie sono profonde, mai banali, e anche il suo attaccamento alla cultura è sincero. Ne siamo stati testimoni diretti qualche anno fa, quando, a nome dell’Amministrazione Comunale, siamo andati in avanscoperta a chiedergli un aiuto per trovare una sede provvisoria per i corsi di Agraria dell’Università di Foggia, da decentrare a San Severo. Era un’occasione che la città non poteva perdere, gli dicemmo accalorati, e mons. Seccia fu subito disponibile, offrendo i locali del complesso dei Salesiani. C’era, però, la necessità di fare dei lavori, in piena estate, con poco tempo a disposizione, ma anche su questo mons. Seccia si impegnò e mantenne la parola. In autunno i corsi sono partiti regolarmente. Anche da questo si valuta la serietà di una persona.
Pure quando si parlava di fuochi, di batterie, capivamo di sentirci all’unisono con lui. Certe manifestazioni non hanno niente a che fare con la fede, e mons. Seccia ha provato a ridimensionare gli eccessi dilaganti a macchia d’olio, trovandosi però di fronte a certe reazioni inconsulte e violente che la dicono lunga sulla questione e su certe cosiddette “tradizioni”.
Di sicuro, mons. Seccia ha lasciato un ottimo ricordo. Il suo trasferimento era ormai nell’aria da tempo e, ad essere sinceri, ci saremmo aspettati per lui la nomina in una diocesi più grande, visto che ormai ha acquisito la necessaria esperienza; ma forse a Roma hanno deciso di attendere qualche altro anno. Di certo, è una risorsa importante per la Chiesa.
In ogni caso, pensando ai vescovi di un secolo, tra presuli di passaggio ed altri che hanno chiuso da noi il loro ministero, l’episcopato di mons. Seccia rispecchia abbastanza fedelmente certe caratteristiche consolidate nel tempo.
Auguri di buon lavoro, mons. Seccia, e a riverderci presto. Auguri, ovviamente, anche al suo successore, mons. Lucio Angelo Renna, sessantacinquenne, nato a San Pietro Vernotico, in provincia di Brindisi, nel 1941, già vescovo di Avezzano. Il lavoro non mancherà neanche per lui.
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