"IL TRONO MAGICO" DI GLORIA FAZIA  

     

         Può sembrare una banalità, ma di solito i concetti ovvi sono i primi ad essere dimenticati: se vogliamo dei futuri cittadini attenti alla cultura e al progresso della propria città, bisogna seminare sin dai primi anni, quando la mente è più predisposta ad assorbire gli stimoli esterni. Per questo motivo, assumono un particolare rilievo le iniziative di sensibilizzazione rivolte agli studenti delle scuole elementari.

         In quest’ambito si pone senz’altro la recente pubblicazione del volumetto “Il trono magico”, a firma di Gloria Fazia (Edizioni del Rosone, Foggia, 2012, 10 euro).

         Fazia è la direttrice del museo civico di Foggia, che ha pensato bene di adattare ai ragazzi un mito greco, riprodotto su di un’anfora a figure rosse del IV secolo a.C, conservata nelle sale dell’istituzione culturale da lei diretta. Il vaso è opera del “pittore di Arpi” e deriva da un ricco corredo tombale, fortunatamente sfuggito alle attenzioni dei sempre presenti tombaroli, purtroppo per noi favoriti anche da una legislazione inefficace. Da Arpi, come da altre località della zona, partono ogni anno, per lo più senza ritorno, migliaia di reperti, mentre, in compenso, lo Stato riduce i fondi per il settore, dimenticando quale fonte di ricchezza deriva alla nostra nazione il turismo culturale.        

        E’ una storia vecchia, purtroppo, ma questo per fortuna non ha impedito di realizzare questa iniziativa editoriale, che si avvale, oltre che del testo e dell’ideazione di Gloria Fazia, delle illustrazioni e degli artifici cartacei  di Daniela Tzvetkova. In altri termini, siamo di fronte ad un libro animato, nel quale alcune pagine sono caratterizzate da figure che escono fuori dalle pagine del libro, assumendo rilievo tridimensionale. Una striscia di carta, ad esempio, con su scritta la parola “precipitevolissimevolmente”, dà risalto al volo di Efesto, scagliato giù dall’Olimpo dalla malvagia madre.

         Questo artificio, graditissimo ai ragazzi, ha richiesto molte attenzioni da parte delle foggiane Edizioni del Rosone, che hanno curato la direzione editoriale e il progetto grafico, facendo tesoro della propria esperienza nel settore. L’intera iniziativa, poi, si avvale del patrocinio della Regione Puglia, assessorato alla solidarietà, e della Città di Foggia, assessorato all’istruzione.

         La storia, narrata da Eros, detto anche Cupido e Amore, il bizzarro e capriccioso lanciatore di frecce, è presto detta: si tratta di una delle varianti delle avventure mitologiche di Efesto, ossia Vulcano, rifiutato, per la sua bruttezza, dalla madre Era-Giunone e scagliato sulla terra. Teti prende ad occuparsi del povero Efesto, che, colto il momento opportuno, si vendica della malvagia madre, imprigionandola in un trono magico (di qui il titolo del volumetto). Per liberare Era, il marito Zeus-Giove deve concedere ad Efesto la realizzazione di un suo desiderio. Fu così, pertanto, che il brutto dio chiese e ottenne in sposa la più bella delle dee, Afrodite-Venere. Ecco spiegato il motivo di questo strano matrimonio. Venere, comunque, non mancò di tradire lo sposo con Ares-Marte, ma questa è un’altra storia, come ricorda Eros, che tra l’altro è figlio di Afrodite-Venere.

         Le motivazioni didattiche salgono in primo piano nelle pagine finali, dove si aggiunge che questa vicenda è stata immortalata da un pittore di stanza ad Arpi, la grande città posta a pochi chilometri dall’odierna Foggia, che ha dipinto sulle superfici di un’anfora i protagonisti del mito. Dall’osservazione e dalla spiegazione dell’opera d’arte, si passa ad un coinvolgimento più diretto, dal momento che gli alunni sono invitati a dipingere a loro volta un vaso che parli delle proprie vicende. Una provocazione che non può che essere raccolta dagli studenti delle scuole elementari, chiamati ad ampliare il proprio mondo con l’amore per l’arte, scoprendo che la bellezza è intorno a loro.

         Si parla spesso del degrado della città, della sporcizia, ma questi problemi, che indubbiamente esistono, non possono far dimenticare che esistono tanti altri aspetti positivi, troppo spesso ignorati. Familiarizzando con luoghi come il museo (ma possiamo aggiungere anche la biblioteca provinciale e altri posti simili), le nuove generazioni potranno offrire un positivo contributo alla crisi del nostro tempo. Certo, sulla loro strada non mancheranno le insidie dell’omologazione negativa, i richiami del branco, ma l’amore per l’arte funge da antidoto positivo. Senza dimenticare, poi, che talvolta il seme gettato riesce a dare frutti anche a distanza di molto tempo.

         Ben vengano, dunque, iniziative simili, che fanno del bene anche ai più grandi, ai genitori e ai nonni dei bambini. Osservando i loro bambini fare i compiti a casa, potrebbero fare anche loro delle gradevoli scoperte. Non è mai troppo tardi.

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