RICORDANDO BENITO MUNDI
Il 5 aprile del 2011 si spegneva improvvisamente, a 76 anni, Benito
Mundi, una personalità di spicco della cultura di Capitanata e, per quanto ci
riguarda direttamente, un grande amico.
Per decenni Benito ha rappresentato un punto di riferimento nel panorama
sanseverese, con le sue idee innovative e la sua capacità di metterle in
pratica. Già questo aspetto lo rendeva particolare, per non dire unico. I
meridionali, si sa, hanno sempre dei progetti ambiziosi, delle folgorazioni, ma
di rado, soprattutto se restano a vivere nel loro ambiente nativo, le sanno
concretizzare. Benito, invece, era un’eccezione di rilievo.
Potremmo portare mille prove a sostegno di questa affermazione, ma ci
limitiamo a ricordare il suo impegno di direttore della biblioteca comunale “Minuziano”
e di creatore del museo civico. La biblioteca era sistemata in una stanzetta di
Via San Benedetto, ma grazie a lui era stata spostata nel bel complesso dell’ex
orfanotrofio di San Francesco, nel centro della città, guadagnando in spazi e
dotazione libraria. Le stanze erano fredde e umide, ma Benito aveva profuso le
sue migliori energie, utilizzando anche l’entusiasmo dei suoi collaboratori, tra
cui il fido e compianto Barone.
La sua politica delle acquisizioni a titolo gratuito aveva fatto sì che alcune decine di migliaia di volumi fossero donati, anno dopo anno, alla collettività, finendo negli scaffali dell’ex orfanotrofio. Si pensi solo al Fondo Fraccacreta, di proprietà degli eredi del poeta Umberto, che Mundi sistemò con cura, preoccupandosi anche della schedatura. Garantiva in prima persona e si recava ovunque per entrare in possesso dei volumi, prima che finissero sul mercato antiquario.
Quanto al museo, aveva fermamente voluto la sua nascita, creando, con un
espediente, una mostra permanente di reperti, che aprì la strada alla struttura
esistente oggi. Un trucco a fin di bene, s’intende, con il quale vinse le
diffidenze e le remore dei politici dell’epoca e della sovrintendenza, oltre che
dei soliti criticoni di professione, pronti a distruggere tutte le novità.
Tra l’altro, dopo il suo pensionamento, l’allora sindaco Santarelli e
l’assessore al ramo Monaco sfrattarono, senza programmare una sede alternativa,
la biblioteca, mettendo negli scatoli migliaia di volumi, oggi malinconicamente
depositati in una palestra e presso un’agenzia di traslochi. Mundi non avrebbe
mai permesso questo scempio vandalico, che tra l’altro non accenna a finire.
Gentile ma fermo, aveva un amore sincero per l’arte e concepiva la
cultura come una molla per lo sviluppo di una comunità. Idee giustissime, che
difendeva con tutte le forze, anche con la necessaria dose di diplomazia.
Apprezzato al di fuori della città da numerosi intellettuali, come
Raffaele Nigro, che nel suo “Viaggio in Puglia” lo utilizza come cicerone per
San Severo, aveva, come spesso avviene, alcuni detrattori proprio nella sua
città, che forse non gli perdonavano la sua intraprendenza e lungimiranza. Non a
caso, giunto all’età della pensione, si era dedicato al giornalismo, rilevando
con un fratello Tele Radio San Severo. Con l’entusiasmo di un ragazzo si era
iscritto all’ordine dei giornalisti, aveva creato una redazione di amici fidati,
si era, insomma, tuffato in una nuova avventura, lasciando da parte i pensieri
più tristi.
Aveva rifiutato l’idea della pensione, in nome di un profondo amore per
la vita, che lo rendeva anche un buon esperto di cucina.
Tra gli ultimi ricordi, restano ben impressi nella nostra mente due
giornata trascorse insieme a Bari e a Trani, dividendoci tra la cultura, le
pratiche burocratiche e un menù a base di pesce, gustato con piacere.
Era indubbiamente versatile, l’amico Benito, ma anche generosissimo, nei
confronti di tutti. Con noi, poi, che eravamo sempre al suo fianco, aveva delle
premure straordinarie, davvero rare. Anche per questo la sua assenza continua a
pesare, quando scriviamo dei libri e pensiamo alla bella collana da lui voluta,
“Testimonianze”, per i tipi delle Edizioni del Rosone, quando conduciamo qualche
trasmissione a Tele Radio San Severo, cogliendo ogni occasione per ricordarlo,
quando ci rechiamo fuori città per qualche appuntamento culturale.
Il prossimo 12 aprile saremo a Roma, ospiti della Famiglia Dauna di Roma,
per presentare i nostri lavori e per parlare dell’amico Benito. Sarà un modo per
riflettere una volta di più sul suo impegno nell’ambito culturale e per
ricordarci della sua straordinaria generosità, da amico raro.
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Sull'ultimo numero, il 27, della rivista della Biblioteca Provinciale "La Capitanata", è apparso un nostro ricordo di Benito e Giuliana Mundi. Per leggerlo, basta collegarsi al sito della Magna Capitana ed entrare nell'area della rivista.
A Benito Mundi è stata doverosamente intitolata la “SALA CONVEGNI” (secondo locale a destra del corridoio) della sede istituzionale della Biblioteca Comunale. I libri restano ancora in soffitta, ma questo omaggio è doveroso e sacrosanto. Nella foto che segue, un Benito d'annata, fotografato nel corridoio del complesso di San Francesco, intorno al 1990, presumiamo...
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LUTTO PER LA CULTURA DI CAPITANATA
LA SCOMPARSA DI BENITO MUNDI
L’incredulità, soprattutto, è questa la prima reazione che abbiamo avuto apprendendo la notizia della scomparsa di Benito Mundi, lo scorso 5 aprile 2011. E’ stato il tecnico di Tele Radio San Severo che ci ha lasciato di sasso, con due diverse telefonate. Tutto troppo rapido, per una presenza ormai familiare da una trentina d’anni, che ci eravamo abituati a vedere o a sentire ogni giorno. Un malore, il ricovero, il decesso. E per giunta in una giornata uggiosa, a dispetto della primavera.
Benito Mundi, classe 1935, è stato davvero un protagonista della cultura di Capitanata, un personaggio che univa ai progetti la molto più rara capacità di metterli in opera. E si trattava di propositi ambiziosi, come quelli legati alla nascita del Museo di San Severo, all’acquisto e al rilancio dell’unica emittente televisiva locale, allo sviluppo della collana di libri “Testimonianze”, giunta al suo tredicesimo volume.
Mundi è stato per qualche decennio, fino al suo pensionamento, direttore della biblioteca comunale “Minuziano”, che ha conosciuto con lui un notevole sviluppo. Fu lui a volere il passaggio ad una sede più grande, nel complesso di San Francesco, e fu sempre lui che iniziò a sviluppare la parte museale, che si arricchì ben presto di reperti provenienti dal territorio sanseverese, anche di grande rilievo. Sempre presente nella sua stanza, non rifiutava mai la sua collaborazione ad un progetto culturale, ad una serata di presentazione, ad una mostra da allestire. Chiunque avesse qualche iniziativa da prendere, sapeva che poteva contare su di lui, che non si limitava alle parole.
Dal suo ufficio passavano in tanti, anche quelli che poi ripagavano con la solita irriconoscenza. Come diceva sempre Benito, la gente deve spezzare il cordone della riconoscenza, e di certo in tanti lo hanno fatto, salvo poi chiedergli aiuto per un’intervista televisiva o l’organizzazione di un incontro culturale. Talvolta era persino spiazzante, quando gli facevamo notare i torti subiti. Lui ci passava subito sopra, e andava avanti; noi borbottavamo un po’, poi finivamo per ascoltarlo. Lo ascoltavamo sempre, a dire il vero, e conoscevamo le sue premure. Ci voleva bene, non c’era dubbio.
Visto il nostro amore per i libri, fu fatale diventare amici. Passavamo spesso in biblioteca a trovarlo e ad aggiornarci delle novità, e quando andò in pensione, divenne normale collaborare con la sua emittente televisiva. Era, questo, un modo per continuare a vederci e ad operare, una piacevolissima consuetudine rispettata per anni. Proprio il giorno prima del decesso, dopo aver registrato l’ultima Tribuna Culturale, ci aveva confessato di sentirsi addosso ancora gli strascichi dell’influenza. Noi ci scherzammo sopra, per sdrammatizzare, ma lui rispose con un enigmatico “speriamo bene” che all’inizio è passato in sordina, ma di cui ci siamo ricordati il giorno dopo.
Era preoccupato, evidentemente, ma cercava di dissimulare. Purtroppo questa volta i suoi presagi si sono rivelati fondati.
Quando aveva deciso di rilevare Tele Radio San Severo, noi eravamo scettici, ma lui provvide subito ad affittare una nuova sede e a mettere su una piccola redazione, formata da persona fidate. Mai un litigio in tanti anni, e se nascevano screzi, lui interveniva a mettere pace. Dava fiducia, ma era molto presente. Gli piaceva stare tra la gente e apparire in video, svolgendo un compito di promozione culturale e sociale. Tra l’altro, la televisione non dedicava spazio alla cronaca nera, e questo era un tratto distintivo più unico che raro, visto il richiamo che certe vicende hanno sul grande pubblico.
Preferiva trasmettere incontri culturali, interviste, serate di presentazione di libri e mostre. Non dimenticava, poi, le riprese della santa messa, officiata dal vescovo mons. Lucio Recca, che da anni aveva una rubrica molto seguita in televisione. Anche la domenica, così, finimmo per ritrovarci, alla messa delle 11, per poi prendere insieme, all’uscita, un aperitivo.
Insomma, Benito era un vero amico, che nel 2002 aveva varato, con le Edizioni del Rosone di Foggia, una collana di libri, “Testimonianze”, che portava in copertina la riproduzione di una bella xilografia di Alessandro Minuziano. Era un omaggio alla bellezza, ma anche alle tradizioni locali, visto che Minuziano era sanseverese. Fu un successo, che possiamo attestare di persona. Libri dalla foggia antica, ma eleganti, che sono piaciuti a molti addetti ai lavori, dedicati a personalità come Soccio, Petrucci, Vocino, De Sanctis, Beltramelli e tanti altri. Era una realizzazione di cui era giustamente orgoglioso e per la quale aveva ancora dei progetti in corso d’opera.
La capacità di progettare, in fondo, era uno dei suoi pregi maggiori. Guardava ancora lontano, e faceva bene. Aveva di recente trasferito la sede della sua emittente, scegliendo un appartamento più spazioso, e continuava a studiare. Non lo diceva in giro, ma stava preparandosi alla laurea magistrale in un’università abruzzese, dopo aver preso quella di primo livello. Qualche anno fa, inoltre, si era iscritto all’ordine dei giornalisti come pubblicista. Vista la sua attività, aveva molte cariche, a cui teneva. Era, ad esempio, socio della società pugliese di Storia Patria e membro del direttivo della Fondazione Soccio.
Insomma, potremmo stare a lungo a parlare di quello che ha fatto, ma a noi interessa soprattutto ricordare quello che è stato, un uomo di grandi qualità e di rara generosità, un amico che lascia un vuoto nella cultura pugliese.
Ciao, Benito. Anche se il tuo nome non comparirà più almeno due volte al giorno
sullo schermo del nostro telefonino, resterai nei nostri ricordi.