SAN SEVERO, LA CITTA' DEL MIO PENSIERO
DA ERNESTO MANDES AD ANDREA PAZIENZA
Ernesto Mandes è un personaggio che gode ancor oggi di una
buona notorietà in provincia di Foggia, specie a San Severo e a Casalnuovo
Monterotaro. Nel primo comune ha operato a lungo come avvocato, sedendo anche
per alcuni anni sullo scranno di sindaco; nel secondo, invece, è nato, nel 1874,
e i suoi concittadini hanno giustamente pensato di intitolargli la biblioteca
comunale.
Dopo aver frequentato le scuole elementari nel paese nativo,
Mandes passò al ginnasio di Benevento, per poi trasferirsi a Livorno. Dopo la
permanenza nel centro labronico, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza
dell’Università di Camerino, nelle Marche, dove si laurea nel 1900.
Ritornato in Puglia e stabilitosi definitivamente a San
Severo, si getta subito a capofitto nella sua professione e nella vita politica
della città, notoriamente incandescente.
Abbracciata la causa socialista, Mandes entra a far parte di un gruppo di
battaglieri avvocati, tra cui il futuro onorevole Leone Mucci.
Con Mucci, in particolare, divide il momento più importante
della sua carriera politica: l’elezione a primo cittadino, nell’agosto del 1914,
alla vigilia della prima guerra mondiale, alla testa di una coalizione formata
da “bianchi” (clericali e liberali moderati) e socialisti.
Le violente contrapposizioni politiche e le difficoltà non
impediscono al sindaco Mandes di coltivare il suo amore per la Musa poetica, al
quale resterà fedele per tutta la vita.
Il meglio delle composizioni accumulate nel corso della sua
esistenza ed edite sparsamente su riviste, giornali politici e opuscoletti, come
“Ne le braccia di Temi”, del 1921, “La Canzone del Simposio”, del 1925, e “Il
poeta”, del 1933, che contiene versi recitati in una serata di beneficenza per
gli ex carcerati, fu solo pochi anni prima della sua scomparsa, avvenuta nel
1959, riunito in un volume, dal titolo “Rosai”, che ha avuto una prima edizione
nel 1954, presso la tipografia Leone di Foggia. Nel 1956 ne seguì una seconda,
aumentata.
Mandes è noto anche per i rapporti avuti con Giovanni Pascoli,
di cui andò sempre orgoglioso. Il grande poeta fu per qualche tempo uno dei suoi
docenti a Livorno e gli indirizzò alcune lettere. Oltre a ciò, Mandes restò a
lungo in contatto con la sorella Maria, detta anche Mariù, sacerdotessa per
eccellenza del culto del poeta delle “Myricae”.
L’avvocato pugliese, che concepiva la poesia come un
complemento della vita, un piacere intellettuale al quale non rinunciò mai, fu
influenzato anche nei suoi versi da Pascoli, coltivando l’amore per le piccole
cose. Egli ha scritto, tra l’altro, alcune liriche dedicate alla sua città
d’adozione e alla Madonna del Soccorso, che non di rado vengono citate.
L’occasione che ci ha spinto a parlare di lui in questo
articolo è legata proprio ad una sua poesia, che celebra un rinomato prodotto
della pasticceria locale, il “Pan Drion”, ed è stata ripresa anni dopo dal
fumettista Andrea Pazienza.
Ma andiamo con ordine. Castrum Drionis sarebbe stato
l’antichissimo nome di San Severo, secondo una leggenda rinascimentale, legata
al rifiuto di accettare i nudi dati storici, che parlavano invece di una città
nata nel Medio Evo. Gli uomini del Rinascimento, si sa, amavano la classicità e
la tradizione ha avuto molta fortuna, trovando spazio nei libri di storia
cittadina fino al Novecento.
Con questo nome illustre venne battezzato un dolce che molti,
specie i meno giovani, ricorderanno certamente, prodotto a San Severo dalla
pasticceria Di Filippo. Ricoperto di cioccolata, soffice e buonissimo, è stato
poi ripreso, in vari modi, da altri maestri pasticceri, cambiando nome.
Di Filippo operò a lungo a San Severo, per poi trasferirsi a
Foggia, in Via IV Novembre, come si legge sulla pubblicità che abbiamo sotto gli
occhi. L’attività è stata abbandonata all’incirca una ventina di anni fa.
Cosa c’entra il “Pan Drion” con la poesia? E’ presto detto: in
ogni confezione era incluso il testo di una poesia di Mandes, dedicata, per
l’appunto, a Domenico Di Filippo. Era una lirica in ottonari a rima baciata che
si imprimeva subito nella mente e che alcuni, non a caso, continuano a ripetere
a memoria ancora oggi. L’attacco suona così: “Ne la Daunia – a Sansevero/ (la
città del mio pensiero)/ dove prospera la vite/ e l’inverno è alquanto mite,/
v’è un insigne pasticciere/ che fa un pane ch’è un piacere”.
Il poeta-avvocato tesse un elogio del dolce, fragrante e
gustoso (“Burro fino, cioccolato;/ uova fresche di giornata;/ fior purissimo di
grano/ del ferace dauno piano”), allargando lo sguardo anche alla terra dauna,
sottolineando che nel “Pan Drion” si avverte il profumo del Gargano, con i suoi
splendidi aranceti e i suoi mandorleti, ma anche l’aroma della pianura. Il
finale, poi, contiene una nota patriottica, celebrando il tricolore.
Considerando che Mandes è morto nel 1959, questa poesia ha
oltre mezzo secolo ed è rimasta nella confezione anche quando la sede della
pasticceria si è spostata a Foggia.
Il “Pan Drion” allietava le feste e le ricorrenze liete e ogni volta c’era qualcuno che, aprendo la confezione, recitava qualcuno di questi ottonari. In questo modo la poesia è giunta anche alle orecchie del giovane Andrea Pazienza, come ci ricorda l’amico degli anni adolescenziali Enrico Fraccacreta, che era solito declamarla.
Poiché gli artisti hanno una buona memoria, Pazienza riprese questi versi in una delle sue “Sturiellet”, ricordandosi proprio della “città del mio pensiero/dove prospera la vite/e l’inverno è alquanto mite”. Qualcuno ha anche pensato che questi versi fossero del celebre disegnatore; non è così, in verità, ma a lui spetta il merito di averli ripresi, rinverdendo il ricordo di un dolce e di un periodo, alcuni decenni or sono, in cui nelle case non si era abituati a buttare il cibo e i dolci comparivano solo in occasione delle feste. Se se aggiunge, poi, che la pubblicità non era così martellante ed invadente come oggi, si comprende il segreto di questa poesia, che anche nella nostra famiglia abbiamo sentito recitare spesso.
Pasticceria e poesia: è proprio il caso di dire che si tratta di un connubio
perfetto, unendo il piacere del corpo a quello dello spirito.
PAN
DRION
Ne la Daunia – a Sansevero
(la città del mio pensiero)
Dove prospera la vite
e l’inverno è alquanto mite,
v’è un insigne pasticciere,
che fa un pane ch’è un piacere.
Pan Drion ha la sua storia
Di Filippo la sua gloria
per averlo elaborato
saporito prelibato
e dar gioia ai suoi clienti
numerosi intelligenti.
Se lo gusti a fin di pasto!
Che
delizia ha quell’impasto!
Tu vi trovi acuto e sano
il profumo del Gargano,
con gli splendidi aranceti,
coi superbi mandorleti.
La pianura pur vi senti;
sa di timi salvia e menti
l’odorino de l’amaro
sì squisito e tanto caro:
quell’amaro ha una dolcezza
che lo stomaco accarezza.
Nel lontan giovane aprile
ne l’Abruzzo suo gentile
l’ideò; ma in Sansevero
(la città del suo pensiero)
l’ha rifatto e con ragion
l’ha chiamato Pan-Drion.
Burro fino, cioccolata;
uova fresche di giornata;
fior purissimo di grano
del ferace dauno piano;
il liquore, il più gradito,
e ti senti… rinverdito.
Pan-Drion!...Va
via pel mondo
e tu rendilo giocondo
dell’Italia con amore,
spiega ai venti il Tricolore.
Tricolor che in bianche vette
pianteran le sue vedette.
ERNESTO MANDES