BIBLIOTECA COMUNALE DI SAN SEVERO
UN CONVEGNO PER GIACOMO LEOPARDI
Ha riscosso un notevole successo di presenze e di attenzioni il Seminario di
Studi leopardiani, intitolato “Raggio divino al mio pensiero apparve…”, tenutosi
a San Severo, lo scorso 20 novembre, nell’Auditorium del Teatro Comunale.
La manifestazione è stata organizzata dal Comune di San Severo, dalla Provincia
di Foggia, dalla Biblioteca Comunale “Minuziano”, dal Club Unesco e dal Centro
Nazionale di Studi Leopardiani di Recanati. La giornata, dedicata alla memoria
di Domenico Cardella, ha visto la partecipazione di studenti degli ultimi anni
delle scuole superiori di San Severo, Torremaggiore e Serracapriola,
accompagnati dai loro docenti di lettere.
Leopardi è un autore molto amato dai giovani, come hanno confermato anche alcuni
sondaggi specialistici, che hanno visto il poeta di Recanati surclassare tutti
gli altri personaggi delle lettere italiane. Anche per questo, dunque,
l’auditorium era letteralmente gremito in tutti i suoi posti.
Al tavolo, insieme alla dr.ssa Vincenza Cicerale, dirigente del settore cultura,
e alla dr.ssa Concetta Grimaldi, direttrice della Biblioteca comunale, c’erano i
quattro relatori, ossia il frate cappuccino Luciano Cardella, la dr. ssa. Carmen
Antonacci, collaboratrice della “Minuziano”, il prof. Francesco Giuliani,
docente a contratto di Letteratura italiana contemporanea all’Università di
Foggia, e il prof. Sebastiano Valerio, docente associato di Letteratura italiana
all’Università di Foggia. Ha moderato i lavori il giornalista Michele
Princigallo, portavoce del Comune di San Severo e presidente del Club Unesco.
Ha portato i saluti dell’Amministrazione Comunale la dirigente Cicerale, che ha
rivolto delle parole di incoraggiamento agli studenti, parlando, tra l’altro,
del “suo” Leopardi e dell’importanza di un sentimento quale l’amore, da
intendere nelle sue varie accezioni. La direttrice Grimaldi ha invece
preannunciato la nascita di una giornata, da tenersi con cadenza annuale,
dedicata alla letteratura. Pertanto, ha aggiunto, ci saranno altri incontri di
questo genere, con al centro i vari protagonisti della scena nazionale. Inoltre,
Grimaldi ha informato i presenti del fatto che nel sito Internet Culturale sono
già consultabili i volumi di Alessandro Minuziano conservati a San Severo. In
questo modo sarà possibile farli conoscere ad un pubblico sempre più vasto.
Da sinistra: V. Cicerale, C. Grimaldi, M. Princigallo, S. Valerio, F. Giuliani, L. Cardella
Si è poi entrati nel vivo dei lavori, con l’intervento di padre Luciano Cardella,
che vive nel convento di padre Pio, a San Giovanni Rotondo, intitolato “In
ricordo di Domenico”. Si tratta, per la precisione, di Domenico Cardella, nipote
del cappuccino, scomparso tragicamente nel 1991, in un incidente stradale. Uno
studente brillante, con i suoi progetti e i suoi sorrisi, la sua voglia di
aiutare il prossimo, che frequentava l’ultimo anno del locale Liceo Scientifico,
con il quale, però, la sorte è stata matrigna. E’ rimasto, però, il ricordo
della sua passione leopardiana, dei suoi interessi culturali, che sono stati
rievocati dallo zio, nel suo intenso intervento, nel quale ha fatto pensare alla
poesia “A Silvia”, alla ragazza che sognava invano il suo luminoso avvenire.
Dopo l’applaudito intervento di padre Luciano è stata la volta della dr. ssa
Carmen Antonacci, che si è soffermata su uno dei grandi idilli leopardiani. Il
tema, per la precisione, era “La simbologia della luce lunare in Leopardi: il
Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”. La relatrice è partita da una
citazione di Italo Calvino, per il quale Leopardi ha tolto il peso alle parole,
rendendole più lievi. Leopardi, ha ricordato Antonacci, è stato un uomo dai vivi
interessi scientifici, che aveva un desiderio di conoscenza che si estendeva in
ogni ambito. Del resto, aveva a disposizione la ricchissima biblioteca
acquistata dal padre Monaldo, migliaia di volumi che lo hanno reso
straordinariamente colto. I suoi interessi scientifici diventano tutt’uno con
quelli umanistici, per cui la luna è anche una protagonista fissa delle sue
opere.
Antonacci ha ricordato alcuni passi significativi in cui compare il nostro
satellite, poi si è soffermata sul grande idillio richiamato nel titolo, il
“Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”. La relatrice ha ricordato
com’è nato lo spunto in Leopardi e cosa voleva evidenziare il poeta in questi
celebri versi, accompagnando il suo intervento con alcune immagini
particolarmente significative.
E’ stata poi la volta del prof. Francesco Giuliani, che ha parlato de “I colori
dei Canti leopardiani”. Il suo intervento è partito dalla proiezione di alcuni
francobolli italiani e sammarinesi, che vanno dal 1932 al 1998, dedicati proprio
a Leopardi. Essi hanno offerto al relatore la possibilità di parlare della
fortuna di Leopardi in Italia e dei suoi ritratti, che risalgono, in sostanza, a
due modelli, quello realizzato dal pittore napoletano Domenico Morelli, dopo la
morte del poeta, e quello di Luigi Lolli, che risale agli anni Venti
dell’Ottocento. Entrambi si ritrovano nei francobolli in questione, che sono
dedicati anche ad alcune celebri liriche, come “L’Infinito”, “Il sabato del
villaggio”, “Il canto notturno di un pastore errante dell’Asia” e “A Silvia”.
Questi francobolli sono colorati, ma Leopardi, in verità, usava pochissimo i
colori. Nello Zibaldone, il suo ponderoso quaderno di studi, si legge della sua
preferenza per i colori non forti, sfumati, e c’è stato persino chi ha ricordato
che Leopardi aveva dei problemi di vista, per cui sarebbe stato poco sensibile
ai colori.
In realtà, ha evidenziato Giuliani, i colori nelle sue poesie si avvertono, si
vedono, con un po’ d’immaginazione, anche se l’autore è molto “avaro” nella
scelta dei suoi termini. Il colore che lo tenta di più e che troviamo espresso
con una maggiore forza espressiva è l’azzurro, il colore dei “monti azzurri”
ricordati nella lirica “Le ricordanze”, del sereno, come si legge ne “Il sabato
del villaggio” e ne “La ginestra”.
Nella relazione di Giuliani è risuonato spesso il nome di Pascoli, fungendo da
ponte ideale alla quarta e ultima relazione, affidata al prof. Sebastiano
Valerio, intitolata “Il sacerdote della irreligione. Il dialogo di Giovanni
Pascoli con Leopardi”.
Valerio è partito dalla necessità di sgombrare il campo da alcuni luoghi comuni
relativi a Leopardi, che viene studiato all’inizio dell’ultimo anno delle
superiori per le sue risonanze novecentesche. Certe deformazioni, però, ci
impediscono di comprenderlo in profondità, per cui bisogna sempre ritornare ai
suoi tempi e alla cultura della sua epoca.
Il relatore è poi entrato nel cuore del tema, ricordando che Pascoli si è
interessato subito e a più riprese di Leopardi. Nei suo interventi di fine
Ottocento, in particolare, Pascoli non manca di criticare il celebre collega,
accusandolo di cadere nell’errore dell’indeterminatezza. A proposito del “mazzolin
di rose e di viole” del “Sabato del villaggio”, Pascoli, che amava la campagna e
ne conosceva tutti gli aspetti, nota che i due fiori non nascono nello stesso
periodo, e quindi la “donzelletta” non poteva tenere nella mano un tale
mazzolino di fiori. Leopardi resta nel vago, accusa Pascoli, ma questi caratteri
della sua produzione oggi sono molto apprezzati. Pascoli gli rivolge delle
accuse ingiuste, anche se non manca di ritenerlo un grande poeta, specie per la
sua abilità nel cantare la notte, il regno delle tenebre.
Valerio si è poi soffermato anche sui caratteri dell’analisi pascoliana de “La
ginestra”, rimarcando anche l’esistenza di alcuni aspetti apparentemente
paradossali. Di sicuro, l’attualità di Leopardi, ha concluso l’italianista
dell’Università di Foggia, consiste proprio nel fatto che ognuno, di fronte ai
suoi versi, sente vibrare qualcosa nel proprio animo. Questo significa che la
lezione del poeta di Recanati è ancora vitale e preziosa per gli uomini del
terzo millennio.
Fin qui, dunque, i relatori del Seminario leopardiano, che hanno dimostrato in
concreto, con i loro spunti, l’attualità del grande Giacomo, il poeta amato dai
giovani.
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