UN PROTAGONISTA DELL’ARTE PUGLIESE
LA RISCOPERTA DELLO SCULTORE SALVATORE POSTIGLIONE
Si è parlato molto, nell’ultimo periodo, dello scultore Salvatore Postiglione, ed a giusta ragione. Per ricordare il centenario della sua nascita, infatti, è stata pubblicata una pregevole monografia illustrata, intitolata “Salvatore Postiglione. La vita e l’arte”, a cura di Gaetano Cristino (Claudio Grenzi Editore, Foggia, pp. 135, ill.).
A dicembre, inoltre, nella Galleria Schingo della nostra città sono state esposte alcune sculture di Postiglione e si avuta anche una serata di presentazione ufficiale del volume. Aggiungeremmo, ancora, la puntata di “Tribuna culturale” organizzata da Tele Radio San Severo, alla quale ha preso parte anche il figlio dello scultore, che vive lontano dalla Puglia.
Tanto interesse è perfettamente motivato. Postiglione infatti è uno scultore di notevole livello, che ha onorato la nostra terra e che meritava di essere riportato al centro degli interessi degli addetti ai lavori, ma anche dei comuni cittadini.
A torto alcuni considerano la nostra Puglia priva di grandi artisti; in realtà spesso questa valutazione è solo figlia della mancanza di studi approfonditi e seri, di verifiche appropriate. Quando, poi, questo lavoro si lega alla collaborazione economica di enti pubblici, come in questo caso, il risultato diventa completo, valorizzando anche visivamente la riproduzione delle numerose opere, riprodotte a piena pagina e nei dettagli.
Postiglione è nato a San Severo nel 1905 ed è scomparso a Foggia nel 1996. Il padre Vincenzo, napoletano, scelse di trasferirsi in terra pugliese alla fine dell’Ottocento, dove trovò un ambiente adatto per il suo lavoro. Qui, infatti, diresse un laboratorio per l’esecuzione di motivi artistici e scultorei in marmo, per edifici civili e religiosi. Lavorava bene il marmo, insomma, e il figlio respirò subito un’aria propizia all’arte, perfezionando la sua vocazione con studi regolari e di alta qualità. Salvatore Postiglione si diplomò presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e per un quarantennio insegnò disegno nelle scuole statali, fino al pensionamento.
Ovviamente, nelle ore libere coltivò la sua passione per la scultura, realizzando quelle opere che oggi sono racchiuse nella biografia-catalogo di Gaetano Cristino, che è stato un allievo di Postiglione, e che dunque ha potuto offrire al lettore anche dei dettagli tecnici molto apprezzati, che di solito non vengono colti da quanti non hanno confidenza con un’arte difficile ed ostica, come la scultura. Di qui il rilievo di certe sue osservazioni.
Cristino, classe 1946, ha firmato anche altri volumi, come quello del 2003, “Palazzo Dogana e la Galleria Provinciale d’arte moderna e contemporanea di Foggia”, legato al suo impegno proprio a favore di questa galleria, per la quale ha realizzato il percorso espositivo.
L’autore ha utilizzato nel migliore dei modi il cospicuo materiale messogli a disposizione dalla famiglia, che ha rappresentato una preziosa ed insostituibile fonte di notizie per ricostruire un cammino artistico lungo e peculiare, ben sistemandolo nel contesto dell’epoca.
Ne viene fuori l’immagine di un artista versatile, capace di realizzare ritratti fedeli, ma anche sculture dalle quali promana una grazia dolcissima e classicheggiante, come la “Testa muliebre” in marmo bianco rappresentata in copertina, che risale al 1928.
I segni dell’operosità di Postiglione sono in vari luoghi, da Foggia, dove si trova tra l’altro il busto-ritratto di Umberto Giordano, collocato nel foyer del teatro, a Melfi, dove c’è la statua dedicata a Francesco Saverio Nitti. Ma l’elenco è sicuramente più lungo.
Altre opere, poi, sono state ammirate dal vivo nell’esposizione sanseverese, ben illustrate dai commenti e dalle osservazioni del fratello Mario, anch’egli docente e artista, che ha sempre avuto a cuore la rivalutazione dell’opera di questo suo fratello maggiore.
Di sicuro, la pubblicazione di questo volume permetterà di conoscere meglio la produzione di questo valido scultore della nostra terra, favorendone anche, si spera, una maggiore salvaguardia. L’incuria spesso è figlia dell’ignoranza.
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