"I BIMILLENARI" AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2013
TRA FRANCOBOLLI, MEMORIE E MITI
Il Salone Internazionale del Libro di Torino 2013, giunto alla sua ventiseiesima edizione, ha riscosso uno straordinario successo, com’è stato ribadito da tutti i mezzi d’informazione, offrendo un segnale positivo in un momento tutt’altro che facile.
Negli spazi del Lingotto si è parlato praticamente di tutto, con ospiti e relatori d’indubbio richiamo. Tra le case editrici presenti, hanno saputo ritagliarsi un loro spazio anche le Edizioni del Rosone “Franco Marasca” di Foggia. Nello stand della Regione Puglia, nel padiglione numero 2, le Edizioni del Rosone hanno presentato alcune delle loro novità librarie, animando una riuscitissima serata letteraria, svoltasi sabato 18 maggio 2013, alle ore 15,00. Un momento all’insegna dei valori più alti di un territorio, come quello pugliese, che sa parlare agli interlocutori e ai visitatori del Salone, che proprio sabato ha visto un afflusso di gente di ogni età e cultura, dagli studenti ai lettori forti, abituati a muoversi in modo spedito tra gli stand.
Le Edizioni del Rosone sono state rappresentate dall’editrice Falina Marasca, che ha introdotto gli autori dei tre volumi scelti per l’occasione. Si tratta di Francesco Giuliani, con il suo volume Bimillenari, scrittori e altri pretesti. Prose creative sui francobolli del Regno d'Italia, freschissimo di stampa, di Raffaele Cera, con il suo testo di memorie L’innocenza ritrovata, e di Marcello Ariano, che ha firmato la silloge poetica Nel tempo degli dei e degli uomini. I tre testi, diversi tra loro, sono stati al centro dell’analisi dei relatori e del pubblico, che non ha mancato di far sentire il proprio punto di vista.
Il primo volume, quello di Giuliani, con le sue 280 pagine illustrate a colori, prende le mosse dal libro apparso nel 2012, La fucina, la vendemmia e il legname, che ha trovato molti riscontri a livello nazionale, come attestano le recensioni ricevute. Si trattava di 19 brani di prosa d’arte ispirati alle varie regioni italiane della serie di francobolli “Italia al lavoro” (19 e non 20, visto che l’Abruzzo e il Molise erano ancora uniti). La serie, del 1950, era disegnata da Corrado Mezzana, a cui si devono anche varie vignette del secondo volume.
Questa volta, però, Giuliani ha posto in primo piano i francobolli del Regno d’Italia, ed in particolare 8 serie, apparse dal 1923 al 1942. Il disegno si è ampliato, insomma, con 77 delicate prose per altrettanti francobolli.
Si parte dalla serie del 1923 dedicata al cinquantenario della morte di Alessandro Manzoni, passando per i bimillenari di Virgilio, Augusto e Livio, autorevoli esponenti della romanità. Non mancano, poi, i grandi scrittori italiani, ai quali nel 1932 viene offerta una serie di ben 12 valori, oltre a quelli di posta aerea, con i volti di protagonisti del calibro di Boccaccio, Petrarca, Machiavelli, Foscolo e Leopardi, per citarne solo alcuni. L’ultima serie, poi, è quella del 1942 su Galileo Galilei, nel quarto centenario della morte, quando già l’Italia era in guerra.
Giuliani, come ha sottolineato Marcello Ariano, nel corso di un'attenta disamina del libro, ha saputo ispirarsi con molta efficacia alle vignette di questi francobolli, scrivendo pagine di prosa creativa (o d’arte che dir si voglia) in cui ritroviamo la realtà dell’uomo di tutti i tempi, le sue aspirazioni, i suoi dolori, i suoi fallimenti. Non a caso il libro contiene nel titolo la parola “pretesti”.
Molta attenzione è stata anche riservata alla prefazione, firmata da Francesco De Martino, ordinario di Letteratura greca all’Università di Foggia, che ha scritto un vero e proprio saggio sul libro, intitolato Per amor di atéleia. Le ekphraseis di Francesco Giuliani.
Anche su questo testo Marcello Ariano ha detto delle parole puntuali e acute, ripercorrendo i temi e i momenti di una produzione che fonde alla perfezione letteratura e filatelia.
Tra l’altro, i tre autori hanno voluto scambiarsi anche le parti, trasformandosi in critici dei volumi altrui, mostrando i propri itinerari di lettura, le proprie impressioni. Per questo motivo, Giuliani si è poi dilungato sul volume di Raffaele Cera L’innocenza ritrovata.
A lungo docente e poi preside nei licei, Cera negli ultimi anni ha dato alle stampe alcuni ragguardevoli libri che si soffermano sulla propria formazione umana e culturale, illuminando, ad esempio, volti e nomi dei suoi maestri, dei suoi autori preferiti, dei luoghi a lui più cari. Questa volta Cera è riandato ai tempi della propria giovinezza, alla San Marco in Lamis che lo ha visto correre per le strade con i pantoloncini corti.
Per motivi biografici, l’autore ha conosciuto l’ultima parte della civiltà contadina, vivendo in prima persona gli anni della grande frattura, che ha portato, tra l’altro, proprio a Torino migliaia di emigrati del Meridione, costretti a vivere in condizioni difficili, tra pregiudizi e malinconie.
Ne viene fuori una San Marco in Lamis diversissima da quella attuale, riletta attraverso l’ottica di un bambino legato ai propri quartieri, ai propri giochi, ai propri amici d’infanzia. E’ una rivisitazione riuscita e acuta, ma sempre misurata, priva di inutili rimpianti e di superflue osservazioni retoriche. Cera punta soprattutto a lasciare una testimonianza, a fissare sulla pagina una serie di episodi, articolati in brevi capitoli, che rendono la lettura gradevole e godibile.
L’ultimo libro presentato è quello di Marcello Ariano, Nel tempo degli dei e degli uomini. Anche Ariano, già dirigente aziendale, ha al suo attivo altri volumi, in particolare di poesia e di saggistica storica. Ora, come suggerisce il titolo, offre al lettore una serie di brevi liriche di argomento mitologico, legate al mondo classico, greco e latino. La mitologia si rivela anche per lui, pertanto, una vitale fonte di ispirazione, un repertorio di nomi, luoghi e episodi di trasparente attualità.
Di qui le brevi liriche del libro, piene di un sincero culto della bellezza antica, che si trasforma subito, senza soluzione di continuità, in bellezza moderna. Le esistenze degli uomini e degli dei si mescolano, si uniscono in un comune elogio del bello che è anche buono, della letteratura che è vita e finzione, strumento indispensabile per allontanare il dolore dei giorni e per colorare positivamente il nostro tragitto esistenziale.
Le liriche di Ariano, dunque, efficaci e comunicative, offrono anche uno stimolo a tornare ad un passato che è con noi e in noi, com’è stato ribadito.
L’editrice Falina Marasca ha concluso l’incontro esprimendo il proprio apprezzamento agli organizzatori del Salone del Libro di Torino, alla Regione Puglia, che ha favorito la presenza degli editori pugliesi nella massima kermesse libraria italiana, e agli autori dei volumi presentati, Giuliani, Cera e Ariano.
L’auspicio è che questa esperienza possa continuare nel migliore dei modi anche
in futuro, dando il giusto merito al lavoro editoriale e letterario del mondo
pugliese.