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IL VALORE DELLA POESIA SECONDO RITROVATO

 

 E’ da poco in libreria l’ultimo lavoro di Salvatore Ritrovato, intitolato “La differenza della poesia” (Puntoacapo, Novi Ligure, pp. 92, euro 11). L’autore, nato a San Giovanni Rotondo nel 1967, vive da qualche tempo a Urbino, dove insegna letteratura italiana all’Università.

In questa pubblicazione egli affronta un argomento che lo appassiona sia come critico che come autore, ossia la poesia. Sul versante compositivo, infatti, ha pubblicato tre sillogi, l’ultima delle quali, “Come chi non torna”, è del 2008.

Come critico, invece, Ritrovato collabora a varie riviste specializzate, a livello nazionale, da “ClanDestino” a “Incroci”, e proprio da questo versante della sua attività ha tratto i saggi che formano il volumetto in questione. Si tratta di contributi che vanno dal 2003 al 2008, ripresi e rivisti per l’occasione, uniti da un evidente filo rosso, quello dell’importanza della poesia, della sua necessità anche in questo esordio di terzo millennio.

Ritrovato è ben consapevole, ovviamente, delle caratteristiche della nostra epoca, nella quale la poesia vive un’esistenza difficile, di nicchia. I versi, si sa, non si vendono e per lo più i libri sono pubblicati a spese dell’autore; ma la debolezza attuale della poesia presenta anche degli elementi di forza, a partire dalla sua sincerità, dalla sua capacità di sfuggire ai condizionamenti del mercato editoriale.

Nella “Nota d’avvio” l’autore espone le sue idee generali sull’argomento, parlando significativamente di “religiosità orizzontale della poesia”, della sua capacità di essere libera e vera, di esprimere una realtà profonda e insieme inesauribile, sempre gravida di sorprese. Si nota come Ritrovato senta con forza l’importanza del tema, fino a riprendere alcune argomentazioni di Carlo Bo, come questa “La letteratura è la vita stessa e cioè la parte migliore e vera della vita”. Di qui il richiamo ad una religiosità terrena, ad un bisogno potente e prepotente, che si esprime distillando le parole.

Nei vari saggi vengono affrontati molti aspetti legati al confronto quotidiano con una realtà ancora magmatica. Si pensi, ad esempio, allo scritto “Pensiero e mito meridiano. La poesia oltre il sud”. Esiste una poesia di buon livello nelle terre dell’antico Regno di Napoli? A leggere certe antologie, confezionate a Milano, Cristo sembrerebbe essersi fermato anche più su di Eboli, ma questo dipende in buona parte dalla realtà del mercato editoriale, oltre che dalla scarsità di lettori meridionali. Ritrovato però non si ferma a questa constatazione ed allarga la sua visuale al Leopardi letto da Franco Cassano, tessendo l’elogio di un’immaginazione che rappresenta una risorsa per l’umanità.

Le pagine del critico si presentano generalmente dense, con una fitta rete di richiami alla più recente produzione specialistica. Il lettore ideale è spesso proprio l’addetto ai lavori, ai quali aggiungeremmo gli studenti universitari, invitati a prendere coscienza della pregnante “differenza” della poesia, che non è solo formale, ma anche e soprattutto etica.

L’ultimo saggio, “La letteratura in pericolo. Qualche antidoto”, segna il coerente arrivo della perlustrazione critica del Nostro. L’editoria pensa a far tornare i propri conti, la scuola si arrampica sugli specchi, con dei docenti che faticano per “riuscire a essere più autorevoli di un giornalino di adolescenti che consiglia di leggere Moccia, invece di Pavese”. La situazione è seria, ma non disperata, e non a caso Ritrovato offre tre possibili antidoti, rappresentati dalla lentezza, dal silenzio e dalla verità. Di qui l’epilogo del libro: “Agli studenti, che ora lavorano su computer sempre più veloci, chiedo invece di coltivare in silenzio, e con pazienza, il valore del tempo, e di mettersi in ascolto della bellezza… come quando ci si riappropria dell’anima di un paesaggio al termine di una escursione, o della quiete di una cameretta dopo una giornata frenetica. La verità, allora, non sarà la fine ma il fine di questo mondo, e noi riusciremo a sopportare, come insegna la letteratura, le nostre imperfezioni”.

Insomma, in un mondo povero di valori, Ritrovato auspica che resti in vita almeno quello della letteratura, pur con tutti i suoi limiti e i suoi condizionamenti terreni.

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