RINO GAETANO

MA IL CIELO E' SEMPRE PIU' BLU!       

 

      

       

        Abbiamo sempre avuto una particolare passione per la musica di Rino Gaetano. Quando avevamo un po’ di anni in meno e i cd erano ancora di là da venire, i dischi in vinile del cantautore erano una presenza ricorrente sul nostro giradischi; poi, malgrado il passare del tempo, quest’abitudine è rimasta intatta, a dispetto anche di un evento unico per definizione e senza ritorno.

        Il 2 giugno 1981, poco prima della 4 del mattino, il cantante era di ritorno a casa, a Roma, dopo una serata trascorsa con degli amici. Forse un colpo di sonno, forse un malore, fatto sta che la sua auto si scontra frontalmente con il camion di una persona diretta ai mercati generali, che stava invece iniziando la sua giornata lavorativa. L’impatto è tremendo e Rino Gaetano muore qualche ora dopo, senza poter contare su dei solleciti aiuti specializzati, in grado di arginare le conseguenze del trauma cranico riportato.

        Rino Gaetano aveva solo 31 anni e la sua carriera si ferma lì, ma non la sua fama, che assomiglia a quella dei fiumi carsici. Dopo un periodo di silenzio e di indifferenza, la sua memoria è riemersa prepotentemente, tanto che oggi tutti gli adolescenti conoscono le sue canzoni, in versione originale o reinterpretata.

        Sull’onda di questo revival, sono stati prodotti anche alcuni libri, come Rino Gaetano. Ma il cielo è sempre più blu (a cura di Massimo Cotto, Mondadori, 2004, pp. 190, euro 14). Si tratta di un lavoro interessante e completo, che ha il pregio di dare la parola proprio al cantautore scomparso, senza troppe mediazioni, includendo i testi delle canzoni più famose, due ampi inserti fotografici e molto materiale inedito, tra cui racconti e testi per il teatro, che completano il discorso sul personaggio.

        Gaetano, nato a Crotone nel 1950, oggi sarebbe ancora in attività, al pari di tanti altri coetanei e di altri protagonisti della musica leggera, come Antonello Venditti, con i quali la sua vita si è intrecciata, anche solo per un momento. La sua famiglia, di umili origini, si trasferì a Roma, seguendo il destino di molti meridionali, e lì è maturato il giovane Rino, che riesce a ritagliarsi un suo spazio nel difficile mondo della canzone, in un periodo, per giunta, delicato ed effervescente. La sua fase d’oro occupa la seconda parte degli anni Settanta, fino al fatale 1981, ma la sua breve parabola non è rimasta senza eco. Di fronte a lui, una domanda secca appare senz’altro ineludibile: perché le sue canzoni continuano a piacere?

 

       Quegli anni, segnati dagli strascichi della contestazione sessantottina, carichi di tensioni ideologiche, funestati dalla violenza delle Brigate Rosse e dalle stragi nere, sono per fortuna lontani; ma Rino Gaetano, pur maturato in quel clima, dimostra una straordinaria ed avveniristica capacità di superarli in nome di uno spirito dissacrante ed esuberante. Una qualità che, trasferita nei testi e nelle musiche delle sue canzoni, lo rendono coetaneo dei nostri adolescenti, oltre che caro agli ex giovanotti degli anni Settanta.

        Gaetano è un qualunquista nel senso buono, ossia un cantante privo dei soliti paraocchi ideologici, che spargeva acido corrosivo a destra e a sinistra, scoprendo, al di sotto della verità di facciata, il tormento della solitudine esistenziale, dell’inquietudine, della ricerca di cause vere e valide.

        La sua mancanza di strabismo ideologico, del resto, come si legge nel volume curato da Cotto, giornalista e direttore di Rockstar, gli procurò anche dei problemi, gli alienò delle simpatie da parte di chi credeva che il cantante portasse docilmente acqua al proprio mulino. Ma basta riascoltare il suo famoso Nuntereggae più, per rinfrescarsi la memoria. Gaetano non ne può più di tutti i partiti, “dc dc pci psi pli pri”, dell’immunità parlamentare, dei potenti dell’epoca, dei soliti noti che in parte sono ancora sulla cresta dell’onda, come Maurizio Costanzo, Mike Buongiorno, Paolo Villaggio, Raffaella Carrà ed altri. E’ un brano che gli ha provocato anche problemi con la censura, ma che lui amava cantare, con il suo fare scanzonato, e che forse conteneva allusioni ancora più pungenti, se si prova a dare un nome al segretario di partito che dichiara che il suo “è un partito serio”, nemico di ogni compromesso.

        La solitudine esistenziale ha un suo testo simbolo in Mio fratello è figlio unico, che riprende un tema antico e sempre vivo, che Quasimodo, ad esempio, aveva reso scrivendo che “Ognuno sta solo sul cuor della terra/ trafitto da un raggio di sole:/ ed è subito sera”. Rino Gaetano, da parte sua, riprende e personalizza la denuncia, terminando con un riferimento all’amore.

        Trattasi di canzonette, è ovvio, ma il messaggio è pur sempre significativo. Andando in questa direzione, la canzone più bella è forse Escluso il cane, in cui il quadrupede è l’unico a salvarsi in un mondo di silenzi e di indifferenza.

        Il volume curato da Cotto pone giustamente in evidenza la canzone Ma il cielo è sempre più blu, del 1975, che è diventata una sorta di inno all’ottimistica volontà delle giovani generazioni, un invito a non desistere. Malgrado tutto quello che succede, insomma, malgrado le mille storture della realtà, non bisogna mai perdere la speranza in un mondo migliore. Un inno che piace e che trasmette energie positive, che completa il quadro di un cantautore in sicuro anticipo sui tempi, che porta avanti, anche con ingenuità ed asprezze giovanilistiche, una critica corrosiva verso la società, ma che si è congedato con una sintesi di entusiastica speranza.

        Di qui, insomma, la chiave della riemersione carsica, diventata straripante da qualche anno, della figura di questo giovanotto calabrese, immortalato con una chitarra nelle mani e un look stravagante, giovane condannato a non crescere, ma anche reso bello dalla sua disgrazia, per riprendere l’antico adagio per il quale muore giovane chi è al cielo è caro. Non sappiamo se sia vero, ma certo oggi ci piace crederlo.

 

       
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