TRE PELLEGRINI DI PUGLIA NEL NOVECENTO
Nel volume “Viaggi” di Francesco Giuliani. Così le olive del Gargano sfamarono un’esule polacca
Le annotazioni del barone di origine altamurana Nicola Serena di
Lapigio, di Kazimiera Alberti e di Cesare Brandi
L’opera di scavo di Francesco Giuliani tra archivi e biblioteche non conosce
sosta. Giuliani indaga ugualmente tra le carte degli scrittori e tra vecchie
edizioni ingiallite, portando alla luce e commentandoli attentamente
preziosi capitoli di storia letteraria e opere quasi dimenticate di autori
che meriterebbero un rilievo ben diverso. Produttiva, dunque, questa ricerca
di Giuliani, che stavolta si sofferma, nei suoi Viaggi novecenteschi in
terra di Puglia, su tre attenti osservatori, tra cui uno molto noto, Cesare
Brandi (incantato dalle terre pugliesi) e due di diversa origine: Nicola
Serena di Lapigio, pugliese, e Kazimiera Alberti (nata Szymanska), di
origine polacca.
Il
viaggiatore più antico è Serena di Lapigio, che attraversa in una
traballante e sbuffante «autocorriera» il percorso che va da Apricena a Rodi
Garganica (più o meno gli stessi estremi odeporici del forlivese Antonio
Beltramelli). Nicola Serena di Lapigio, di origine altamurana ma con
ascendenze anche garganiche (un pezzo del suo Dna lo ritroviamo a Monte S.
Angelo), era barone e figlio di un ex sottosegretario di Stato agli Interni,
collaboratore di alcune importanti riviste e condirettore della «Rassegna
Pugliese». In realtà egli compie, nel suo libro Panorami garganici, un
doppio viaggio, negli anni ‘10 e negli anni ‘30, mettendo a frutto così il
risultato di una rivisitazione che può portare ad interessanti raffronti.
Quanto
fosse il Gargano poco conosciuto ancora ai primi del ‘900 (quando anche il
citato Beltramelli era stato costretto a sentirsi un vero pioniere di quelle
strade infide e scomodissime) lo rivela anche la necessità che sente
l’autore di scrivere il toponimo con l’accento sulla seconda «a». Ben per
noi, comunque, che il nostro barone (autore anche di non memorabili
racconti) senta per la sua terra una corrente di forte simpatia e di aperta
disponibilità. Quasi tutte le sue pagine, in una lingua abbastanza
scorrevole e a tratti anche poeticamente atteggiata, sono propense a
sottolineare le bellezze dei luoghi.
Vero
tripudio di lodi Serena di Lapigio riserva a Rodi e a Monte S. Angelo: l’una
per la felicità dei luoghi, l’altra per l’importanza del santuario micaelico.
La sua curiosità si spinge alle Tremiti, allora malamente raggiungibili e
sede di una colonia di coatti (l’autore ricorda anche i deportati libici
durante la guerra del 1911-12).
Se il
resoconto di Serena di Lapigio sarà elogiato anche da Michele Vocino per la
sua informata bibliografia, il diario di viaggio di Kazimiera Alberti ha il
significato di una rinascita dopo i crudeli anni di guerra patiti
dall’autrice. Lo afferma esplicitamente lei stessa quando scrive che la
Puglia è la «terra che dopo gli inverni polacchi di guerra per prima mi ha
riscaldato con il suo sole, mi ha riverito con i suoi mandorli in fiore e,
dopo la fame della guerra, mi ha saziato con le sue grasse olive». La
Alberti scrive negli anni in cui il Gargano e la Puglia vengono sottoposti
al vaglio di analisi stringenti (basti pensare ai libri di Tommaso Fiore).
Ma lo sguardo della nostra scrittrice è ben diverso, passa attraverso il
filtro di una sensibilità più portata all’accensione lirica, alla pennellata
elegiaca e alle sfumature cromatiche: il campanile del santuario di Monte S.
Angelo diventa così l’«antenna di una radio spirituale», si trasfigura nel
simbolo di quella pace, di quel rinnovamento umano invocato da chi è
scampato agli orrori della guerra e della deportazione: finanche le scale di
accesso alla grotta dell’Angelo stimolano la memoria di quelle dei tragici
rifugi antiaerei.
Le pagine
del Pellegrino di Puglia del grande critico toscano Cesare Brandi aggiungono
altre pepite d’oro al libro di Giuliani. Qui non c’è più solo il
viaggiatore, ma una penna sensibilissima alle sorprese della Puglia, di cui
rivela le pieghe più nascoste e gli angoli inediti. È un invito rinnovato a
conoscere tutto intero questo vero e proprio romanzo geografico.
Sergio D'Amaro
«Viaggi novecenteschi in terra di Puglia: Nicola Serena di Lapigio,
Kazimiera Alberti, Cesare Brandi» di Francesco Giuliani (pref. di B. Mundi,
Ed. del Rosone, pp. 266, euro 15).
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UN ALTRO PREZIOSO LAVORO DI FRANCESCO GIULIANI
Si legge davvero con interesse e piacere l’ultimo
volume di Francesco Giuliani, Viaggi
novecenteschi in terra di Puglia
(Prefazione
di Benito Mundi, Edizione del Rosone, Foggia, 2009, pp. 266). E’ un’opera
che spicca non solo per la completezza bibliografica degli autori
affrontati, ossia Nicola Serena di Lapigio, Kazimiera Alberti e Cesare
Brandi, ma anche per l'analisi strutturale dei testi e per l’esame del mondo
poetico e narrativo. Il libro, oltre a una chiara e completa interpretazione
filologica, riporta pure, a sostegno delle argomentazioni sviluppate, dei
brani antologici di Serena di Lapigio e della Alberti, relativi alle opere
prese in esame.
Avevo già apprezzato quasi dieci anni fa il testo
Panorami garganici
di Nicola Serena di Lapigio, edito nel 1934, e il
libro di viaggi Segreti di Puglia,
pubblicato a Napoli nel 1951 dalla scrittrice ed esula polacca Kazimiera
Szymanska, più nota con il nome del primo marito, Alberti. Il mondo di
quest’ultima viene presentato in modo organico e quasi surreale, in quanto
la magia della civiltà pugliese si presenta come un mistero di incanto
all'occhio di una profuga dell'Est, quale è stata l'autrice del libro
presentato. Mentre credo non abbia bisogno di un quadro espositivo l'opera
di Cesare Brandi, cultore di quella società letteraria novecentesca italiana
che riscopre il mistero di un mondo poetico da non profanare con alchimie
prosastico-rappresentative di alcun genere. Nell’ampio volume, Giuliani
affronta in particolare lo studio di
Pellegrino di Puglia, apparso per i tipi
della Laterza di Bari nel 1960.
Questo nuovo lavoro critico-letterario del critico
sanseverese è davvero apprezzabile perché colma un vuoto nella conoscenza di
immagini pittoresche di reportage
riguardanti sempre la nostra tanto decantata
terra, circondata da imprese di eroi e da fervori umani e spirituali, oltre
che poetici: una via di mezzo tra la cultura etnolinguistica e
demoantropologica, con scalfitture di intrecci giornalistico-letterari di
elevata cultura.
Pozzo del convento di Stignano
I nomi di Serena di Lapigio e di Kazimiera Alberti
non compaiono in alcune recenti raccolte dedicate alla nostra regione, come
Verso Sud di Davide Grittani e
Cento Puglie di Antonio Motta.
Anche per questo motivo Giuliani funge da apripista.
La tecnica analitica è sempre quella a lui più
congeniale: sostenere l'intera descrizione con un'indagine comparativa con
altre opere e autori che hanno trattato lo stesso tema, magari da visioni e
angolature diverse, per giungere a un punto fermo che è quello di far
conoscere il mistero di una letteratura apparentemente secondaria, che va a
commisurarsi con i personaggi, i volti, le tradizioni, gli ambienti, le
storie, le immagini pittoresche e il mondo arcaico-contadino, nel quale
spiccano, ad esempio, le donne con il fazzoletto colorato degli anni trenta
di San Marco in Lamis di Serena di Lapigio, che appartengono interamente non
solo all'antica civiltà garganica, ma anche più estesamente a quella dauna.
Queste stesse impressioni furono provate,
trent'anni prima di Serena di Lapigio, da un altro scrittore di viaggi, il
romagnolo Antonio Beltramelli.
Oltre alla malia del mondo contadino garganico, questa terra viene rivestita dagli autori trattati di una magia di sacralità, che si ritrova negli incontri avuti con sommesso pudore con il futuro Santo delle Stimmate, Padre Pio da Pietrelcina, in San Giovanni Rotondo, attraverso quasi una trasfigurazione mistica del Cappuccino, scrutatore e maestro delle coscienze da emendare ed educare.
Come pure lo scrittore viaggiatore si immerge nella svettante maestosità paesaggistica di Monte Sant'Angelo, dove vigono, in un connubio di secolare tradizione, fede e splendore urbanistico-architettonico, che rinviano ai gloriosi albori medievali: aspetti multiformi presenti in tante opere e autori scelti e analizzati con sensibilità e acume da Giuliani nei suoi lavori.
Ed è in questo scenario poetico-popolare, con composita leggiadria strutturale, nel senso che Giuliani riesce bene ad amalgamare figure e ambienti diversi che assurgono a valore poetico-leggendario, come il mistero di ogni personaggio e paesaggio pugliese in generale, e garganico-dauno in particolare, che si muove la critica letteraria del Nostro, dal tono tra il melodioso e l'elegiaco, soprattutto nel rincorrere sprazzi di vita vissuta nella spontaneità e genuinità di un mondo apparentemente sommerso. Il tutto poi si trasforma nel contempo in una elegante prosa illustrativa e lungimirante, in quanto l'incanto tra passato e presente storico si proietta all'unisono verso un orizzonte più ampio di immagini e profili umano-psicologici del tutto originali.
Ecco perché, come più volte ho scritto e ricordato, dobbiamo essere tutti fortemente riconoscenti per i vari volumi dedicati da Giuliani alla cultura letteraria di Capitanata, e più estesamente della Puglia. Diversamente, tante opere pregevoli sarebbero rimaste sconosciute ai lettori più giovani, anche perché irreperibili dal grande pubblico, locale e non. E’ un merito non da poco.
Leonardo Aucello
Pubblicato su "L'Attacco", Foggia, 14 ottobre 2009.
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GRAND TOUR GIULIANI PER IL ROSONE
PELLEGRINI DI PUGLIA NEL SECOLO SCORSO
Viaggi novecenteschi in
terra di Puglia
è una ricca antologia curata da Francesco Giuliani che
raccoglie tre testimonianze letterarie di taglio diverso sulla nostra
regione. Una Puglia da sempre esclusa dal «grand tour» e oggetto di
interesse turistico solo a partire dall’Ottocento, quando comincia ad essere
apprezzata per l’asprezza dei suoi paesaggi. Il volume, pubblicato per le
Edizioni del Rosone e ultimo di una trilogia, si apre infatti con stralci
dal Pellegrino di Puglia di
Cesare Brandi, dove il celebre storico dell’arte e padre del restauro
moderno scopre architetture e ambienti nostrani con lirica consapevolezza.
Nicola Serena di Lapigio, barone di Altamura che praticava la scrittura per
diletto, è invece presente con
Panorami garganici, opera del ‘34 che testimonia il suo attraversamento
dello sperone d’Italia. Conclude Kazimiera Alberti, un’esule polacca
trasferitasi in Puglia dopo aver patito gli orrori della guerra. Firma un
periplo da Nord a Sud nel quale le recenti ferite inflitte dal conflitto
trovano lenimento nella contemplazione del mite paesaggio pugliese.
Marilena Di Tursi
"Corriere del Mezzogiorno", Bari, 7 novembre 2009, p.
18.
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“VIAGGI NOVECENTESCHI IN TERRA DI PUGLIA”
RIVISITAZIONI LETTERARIE DELLA NOSTRA REGIONE
Con i
tipi delle Edizioni del Rosone di Foggia è giunto in libreria il volume
Viaggi
novecenteschi in terra di Puglia,
a firma di Francesco Giuliani, italianista ormai ben affermato, docente a
contratto nella Facoltà di Lettere dell’Ateneo foggiano e curatore di altri
precedenti volumi della stessa collana, intitolata
Testimonianze.
Si
tratta della esegesi molto accurata e documentata di tre famosi libri di
altrettanti autori che viaggiarono ampiamente per la nostra terra di Puglia,
lungo l’arco del Novecento, scoprendone (o riscoprendone) bellezze ed
incanto, nonché miti e leggende risalenti ai primordi della sua
colonizzazione neolitica, paleolitica, greca, dauna e romana, sino a
giungere ai tempi nostri. Tre autori diversi, da altrettanti punti di vista,
dalla diversa sensibilità, ma tutti ammaliati da una comune nostalgia,
mista, a volte, ad osservazioni di crudo realismo, soggettive, anche di
denuncia sociale e, tuttavia, con occhio sempre indulgente verso questa
terra, che meriterebbe di essere conosciuta meglio e di più dai suoi stessi
abitanti, molte volte inescusabilmente appiattiti nella quotidianità
periferica della Penisola.
Un
libro che si legge tutto di un fiato, che avvince e coinvolge il lettore,
attento all’analisi critica, alla spiegazione ed all’interpretazione di
contenuti e tempi di riferimento, a cui ci ha abituati da sempre il
linguaggio piano, scorrevole e, tuttavia, tecnico ed elegante, suasivo ed
accattivante, di Francesco Giuliani.
Il
libro parte con
Panorami Garganici
di
Nicola Serena di Lapigio, di Altamura, in provincia di Bari, e lungo
l’itinerario che si rivela dalla stessa intestazione dei suoi capitoli (Tra
le Murge ed il Gargano, Il tempo della scoperta e quello del ritorno, Uno
sguardo d'insieme, Da Apricena alla terra dei Miracoli, L'universo delle
Tremiti, Nel versante meridionale, Dal lato d'occidente, Nel versante
settentrionale, Da Apricena a Rodi, Nei giorni sacri all'Arcangelo Michele,
S. Nicola),
il
lettore viene coinvolto in una molteplicità di vivide sensazioni che lo
avvicinano al contenuto, lasciandolo alla fine appagato e nello stesso tempo
ancora affamato delle visioni del rutilante caleidoscopio d'immagini, acceso
e messo a fuoco dall’Altamurano.
La
stessa attenzione rivolge Giuliani ai
Segreti
di Puglia
di
Kazimiera Szymanska Alberti, una scrittrice polacca, nativa di Bolechow,
oggi in Ucraina, amante dell'Italia, fuggiasca e reduce dall'inferno della
Seconda Guerra Mondiale, i cui echi e giudizi di sopravvissuta emergono con
frequenza nell'esaltazione delle bellezze della nostra Puglia, a cui dedica
significativi capitoli
(Ultima
scorribanda lungo la balconata, L'interno del calderone, Brindisi di addio,
ecc..).
Kazimiera è personaggio di meritata attenzione nella letteratura del
Novecento polacco per altre incisive opere, frutto di una cultura profonda e
di una sensibilità maturata attraverso viaggi in diverse parti del mondo.
All'Italia ha dedicato diversi libri, come
L'anima
della Calabria
e
Magia
ligure.
Riguardo alla nostra Regione, la scrittrice rivendica per la stessa tutta la
sua bellezza, che diverrà il motivo dominante di quest'ultima sua opera. In
essa ne rivela e ne esalta le gemme nascoste, i monumenti preistorici, i
segreti romani, bizantini, normanni, federiciani, angioini, resti di un
passato ricchissimo di testimonianze e di civiltà, che diventano fonte e
materia della sua trattazione.
Ultima opera che Giuliani ci presenta e commenta è Pellegrino di Puglia, uscita nel 1960 con i tipi della Laterza di Bari; autore è il senese Cesare Brandi che, a sua volta conquistato, esalta la nostra regione, bella come “un mattino, un mattino liquido, un mattino di sole liquido, (che)...non viene mai a noia”. Brandi si lascia conquistare dalla varietà e dalla molteplicità degli aspetti della regione, che tengono sempre desta e viva l’attenzione.
La
Puglia è
“un piccolo continente, che ha una struttura a sé e una storia propria, pur
essendo stata integrata, spinte o sponte, alla storia d’Italia”,
e lo
scrittore senese ne diventa pellegrino, legandosi alle antiche tradizioni
religiose della regione, ricca di luoghi di culto, dall'antico santuario di
S. Michele a Monte Sant'Angelo, per secoli visitato e venerato da papi, re
ed imperatori, da crociati e semplici pellegrini, al più recente S. Giovanni
Rotondo, dove nasce una nuova religiosità, voluta, vissuta e vivificata da
San Pio da Pietrelcina.
Una
rivisitazione guidata, sollecitata, dotta eppure popolare della Puglia,
attraverso le opere dei tre autori citati, quella voluta da Francesco
Giuliani, che alla fine stimola e convince, documenta e raccomanda,
attraverso una lettura attenta, meditata e rincuorante per tutti.
Armando Perna
"Il Giornale di San Severo", 8 dicembre 2009, p. 4