PRESENTAZIONE
La tua patria ti dee essere grata d'un lavoro che sotto le apparenze più modeste suppone ricerche accuratissime, da cui hai saputo cavare una storia succosa e lucida, che non ci fa sentire il bisogno di leggerla ne' grossi e faticosi volumi di altri benemeriti1.
FRANCESCO DE SANCTIS
E noi parimenti siamo grati per la felice ed opportuna iniziativa che ci ripropone l'operetta penetrante ed anticipatrice del minore dei fratelli Gervasio.
Temperamento più fervido ed entusiasta rispetto ad Antonio, e perciò più suscettibile di essere armoniosamente assimilato nell'atmosfera desanctisiana della giovane Sinistra e dell'educazione politica, Vincenzo è però anche più umbratile e contemplativo di lui, non è mai in grado d'inserirsi nell'iter amministrativo sanseverese col piglio da dominatore insostituibile che spesso è proprio di Antonio Gervasio, anche nei confronti degli avversari politici.
E tuttavia gli obiettivi della riflessione di Vincenzo sono i medesimi di quelli che sarebbero stati per l'azione di Antonio, la scuola e l'assistenza sociale in primissima linea, il che vuol dire che entrambi avevano saputo efficacemente coniugare la tradizione di osservazione obiettiva, scientifica, spirituale, della propria famiglia e della professione medica tardo ottocentesca con i risvolti essenzialmente etico-civili del magistero desanctisiano.
Perciò l'operetta di Vincenzo, al pari di quella più ambiziosa di Francesco de Ambrosio, ed a prescindere dalle ombre e dalle divergenze che le separano, è anch'essa una testimonianza di gusto politico in senso elevato, dà il senso di come la classe dirigente sanseverese si accingesse a governare la cosa pubblica, all'ombra emblematica del De Sanctis, nella delicata fase di passaggio dall'affrancamento del Tavoliere, dall'esaurirsi del brigantaggio e dall'articolarsi della rete ferroviaria nazionale all'avvento della Sinistra proprietaria al potere, che avrebbe posto alla città ed al suo territorio nuovi problemi e prospettive diverse.
Raffaele Colapietra
1
F. DE SANCTIS, Lettere politiche (1865-1880), presentazione di A. Croce, introduzione e note di G. B. Gifuni, R. Ricciardi, Milano-Napoli, 1970, p. 57.