CARA ITALIA, UN VOLUME DEL 1963

LA PUGLIA DALLA TRE CAPITALI DI RAFFAELE CARRIERI        

 

 

 

          Nel 1963 la Società Montecatini festeggia con un elegante volume, intitolato Cara Italia, i suoi 75 anni di vita, un traguardo importante per una storica azienda della chimica italiana. Nata nel 1888, dopo aver attraversato la prima metà del secolo, la Montecatini nel 1959 aveva aperto anche uno stabilimento a Brindisi, di cui parlò a lungo nello stesso 1963 Ugo Zatterin nel suo reportage televisivo Viaggio nell’Italia che cambia. Erano tempi di boom e di ottimismo, ma in realtà le cose non andavano affatto bene per il colosso della chimica, che nel 1966 si fonde con l’Edison, per poi assumere il nome di Montedison.

         Oggi quel volume porta con sé un pezzo di storia italiana ma ci offre anche dei bellissimi scritti sulle regioni d’Italia, 18 per la precisione (Abruzzo e Molise sono ancora uniti, ma per poco, visto che l’autonomia molisana giunge alla fine del 1963; manca dunque la sola Valle d’Aosta). Gli autori sono degli scrittori di prim’ordine, da Soldati a Silone, da Comisso a Sciascia. A questi, poi, si aggiungono litografie, acqueforti e xilografie di artisti come Cantatore e Guttuso.

         L’introduzione, affidata a Giuliano Gramigna, vuole disegnare un cammino comune per gli scritti, puntando su di un regionalismo non ingenuo, come quello neorealistico, né tanto meno gretto e campanilistico, inconcepibile in una dimensione moderna. Piuttosto, si esalta una capacità di essere universale che parta dalla propria città, dal proprio territorio. Il tema è tanto vasto quanto stimolante, com’è facile comprendere, e gli scrittori interpellati lo sanno bene, dando prova delle proprie non comuni capacità.

         Ne è una prova il brano dedicato alla Puglia, che porta la firma di Raffaele Carrieri (1905-1984), il tarantino giramondo che da Milano ritorna alle sue radici con la forza del suo linguaggio lirico e immaginifico. L’attacco è già nel nome di una fedeltà che lo coinvolge a fondo, risalendo nel tempo: «Mia madre e io siamo pugliesi di Taranto». Lo scrittore, legatissimo alla genitrice, lega intorno a quell’origine la vita e la morte, il senso del destino umano. E precisa anche i rapporti: «La casa viene prima del paese, il paese prima della provincia, la provincia prima della regione. Una piccola patria, con tre capitali: Taranto, Lecce, Bari. La capitale dei grani è Foggia e quella della Valigia delle Indie, Brindisi». Sono i momenti di una conoscenza che si estende, coinvolgendo sempre più persone e ambienti paesaggistici.

         In questa realtà Carrieri si ferma liricamente su alcune immagini. Viene fuori, così, la Puglia assetata, visto che l’Acquedotto Pugliese è più giovane di lui. L’acqua si vendeva come l’argento nelle botteghe degli orefici, trasportata in barilotti ovali, e lui ricorda gli asini bendati che giravano per tirare su il prezioso liquido dalle viscere della terra. La Puglia assolata del raccolto del grano, a giugno, quando la terra scottava sotto i piedi, è un gioco di luci abbaglianti, che richiedono qualche precauzione. Bisogna portare con sé una lattuga, tenerla al fresco e ogni tanto strappare una foglia e poggiarla sugli occhi per dare refrigerio e sollievo.

         La terra di Puglia brucia, ma Carrieri rende anche la forza e la dignità dei suoi abitanti, sempre dritti e in piedi, che guardano a Milano, dove Carrieri vive, come fosse l’America, e americano è «il pane cotto elettricamente. E americani i telefoni, i termosifoni, gli ascensori e tutte le altre macchine e macchinette».

         Non potevano mancare, poi, i grandi monumenti della regione, con i suoi strani animali, i tanti leoni e gli elefanti, come quelli che reggono la sedia episcopale della cattedrale di Canosa. Ma anche sulla facciata di Santa Croce, a Lecce, «ci sono più quadrupedi che angeli e arcangeli». L’ultima immagine è per le tombe greche della sua zona nativa, dove giocava da piccolo, ribadendo un legame ancora vivo.

         Ne deriva un brano scintillante e avvincente, ben scritto e costruito. Al confronto, è più cupa e dolente l’immagine della Basilicata affidata al salernitano Alfonso Gatto. La regione vi appare con le sue asprezze e i suoi atavici problemi, che la riforma fondiaria non ha risolto se non in piccola parte. La risposta negli anni Sessanta è l’emigrazione che sta spopolando sempre più il territorio, nota Gatto, che si sofferma su centri come Vaglio Lucano e Acerenza. Va meglio altrove e la strada che unisce «Potenza a Foggia, lunga quasi 120 chilometri, è, almeno per la Basilicata, la via del benessere». Il brano di Gatto ha la forza scabra delle rocce della regione e a leggerlo oggi ci aiuta a pensare alle costanti e ai cambiamenti avvenuti nel frattempo. La Puglia di Carrieri è più luminosa e vivida.

                 

 

         Diciotto scrittori nel 1963 vengono invitati a parlare del loro rapporto con la propria regione. L’occasione è offerta dal volume Cara Italia, che è un omaggio per i 75 anni della Montecatini, importante azienda del settore chimico, che tuttavia avrà ancora pochi anni di vita davanti a sé. I brani sono di prim’ordine, dal Piemonte di Mario Soldati alla Campania di Michele Prisco. La Puglia è affidata al tarantino Raffaele Carrieri, che offre un saggio della propria vena fantasiosa e luccicante, nella quale ritornano spesso gli elementi autobiografici. Più austera e scabra appare la Basilicata, ritratta nelle sue reali fattezze da un altro notevole autore, Alfonso Gatto.

 

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