DA POCO IN LIBRERIA
I "RACCONTI" DI JOSEPH TUSIANI
Joseph Tusiani è uno scrittore troppo noto per aver bisogno di lunghe
presentazioni. Nato nel 1924 a San Marco in Lamis, si è poi trasferito negli
Stati Uniti, dove ha ottenuto dei prestigiosi riconoscimenti per le sue qualità
intellettuali e creative. Ha al suo attivo numerosissime opere, in poesia e in
prosa, tra cui delle apprezzate traduzioni dei capolavori italiani in inglese.
Da poco, per i tipi delle Edizioni del Rosone di Foggia, è stato
pubblicato un volume intitolato “Racconti”, a cura di Emilio Bandiera, già
docente di letteratura latina all’Università di Lecce (pp. 229, euro 15).
Il libro in questione contiene nove scritti risalenti agli anni Sessanta
e rimasti finora inediti. Composti originariamente in inglese, sono stati ora
tradotti in italiano e resi di facile reperimento, grazie al lavoro di Bandiera,
che ha provveduto, opportunamente, a pubblicare anche i testi originali, in
appendice allo stesso volume. I racconti sono in maggioranza (sei su nove)
legati al mondo garganico di San Marco in Lamis, che nella prima parte del
Novecento scontava le conseguenze della sua posizione periferica e appartata. Di
qui anche qualche amara considerazione dell’autore, per il quale,ad esempio, il
cimitero “è forse la sola cosa bella in quell’angolo ignoto e umile del mondo,
dove civiltà e morte sono davvero sinonimi”, come si legge nell’incipit di “Lite
nel cimitero”.
In questa realtà, Tusiani ambienta storie che vedono protagonisti dei
personaggi non di rado ignoranti, vittime di soprusi e cattiverie, come in
“Pacco dall’Australia”, dove la giacca d’ermellino spedita dal figlio a Zi’
Maria finisce nelle mani di una persona disonesta, che conta di guadagnare una
somma cospicua, rivendendola. Ma lo scrittore non affonda mai il coltello nel
realismo e le note comiche salgono
sempre in primo piano. I personaggi non sono delineati con profondità, appaiono
piuttosto dei tipi, dei modelli, mostrando dei lati persino macchiettistici.
La penna di Tusiani, insomma, resta per lo più in superficie, riuscendo
solo di rado persuasiva, di fronte ad un mondo dalle grandi potenzialità
letterarie (si pensi a “La povera vita” di Petrucci, ad esempio). Forse il
racconto meglio riuscito è “Mele per un dittatore”, quello più lungo, ma anche
qui il dramma della guerra si stempera nel ritratto pieno di note comiche di Zi’Arcangela,
che si trova a Roma nella tragica giornata del 10 giugno 1940, quando Mussolini,
il dittatore del titolo, ha la pessima idea di trascinare l’Italia in guerra. La
donna, che cerca giustizia, porta con sé un canestro di mele, per donarle al
duce dell’epoca; alla fine, malgrado tutto, troverà giustizia.