ELEZIONI REGIONALI
PREFERENZE, POLITICA E CORRUZIONE
In questi giorni sui muri della nostra regione, ma anche nel
resto della nazione, campeggiano numerosi maxi-manifesti e sono programmate
numerose iniziative, a base di costose cene, inviti a manifestazioni e incontri
nelle sedi dei comitati dei candidati. Siamo, ovviamente, a non molti giorni
dalle elezioni regionali e i papabili fanno a gara per guadagnarsi le attenzioni
e i voti degli elettori. Un fervore di attività, quello dei candidati, che cozza
contro la tiepidezza dei cittadini, che non sembrano nutrire molte speranze
concrete di cambiamento, anche se, alla fine, si recheranno, come sempre, nelle
sezioni elettorali.
Il ritorno della preferenza, rispetto alle politiche, spiega
tanto attivismo da parte dei singoli, ma la bilancia della legge elettorale, a
ben guardare, non pende tutta da una parte. In altri termini, la preferenza
porta con sé dei vantaggi e degli svantaggi, che vanno attentamente considerati.
E’ indubbio che i cittadini debbano avere il diritto di scegliersi i propri
rappresentanti, ma d’altra parte è vero che la lotta serrata per un posto in
consiglio regionale fa aumentare notevolmente i costi. Alcuni candidati hanno
già speso cifre a molti zeri, che aumenteranno ancor più nei prossimi giorni. Si
tratta di un budget che non tutti si possono permettere e che è appannaggio dei
più ricchi, in primo luogo, ma non solo. Anche i più poveri, infatti, possono
mettere da parte un po’ di soldini per la campagna elettorale: basta accordarsi
con qualche ras dell’industria o dei servizi, e il gioco è fatto. Io vengo
eletto, tu ricevi da me degli appalti, e l’investimento viene compensato
abbondantemente. Se poi si tratta di qualche ras della sanità, settore che
notoriamente assorbe gran parte dei fondi regionali, è facile trovare degli
investitori, magari di quelli che vendono le protesi o gestiscono i servizi
ospedalieri. Lo scandalo della sanità, rimasto ancora in gran parte nell’ombra,
insegna che il trucco è molto semplice e funziona quasi sempre.
Insomma, chi spende molto per pubblicità, non è uno
sprovveduto. Semplicemente, è uno che guarda lontano.
D’altra parte, la legge elettorale, priva di preferenze,
condiziona notevolmente le scelte dei cittadini, ma, paradossalmente, limita le
tentazioni degli aspiranti ladri. Gli aspiranti onorevoli, ormai, non hanno
quasi più bisogno di fare una campagna elettorale, e dunque spendono meno.
Inoltre, essendo scelti dai dirigenti dei partiti, sono in potenza più fedeli
allo stesso partito, con il risultato di limitare lo sgradevolissimo mercato
delle vacche che si nota nei consigli regionali, oltre che provinciali e
comunali, dove solo un addetto ai lavori riesce a seguire i cambiamenti degli
eletti, in barba agli impegni e alle scelte degli elettori.
Possiamo dire, insomma, sulla base di queste semplici e
schematiche osservazioni, che non esiste una legge elettorale perfetta e che
tutti i tentativi si infrangono dietro l’atavica capacità degli italiani di
aggirare, a tutti i livelli, le norme. Fatta la legge, trovato l’inganno, recita
il proverbio, e così la storia italiana è fatta di tanti rimedi che talvolta
finiscono per essere peggiori del male stesso.
Dopo i fallimenti di tante “primavere” meridionali, l’unica
speranza di migliorare la penosa classe politica del Sud è affidata,
paradossalmente, all’affermazione delle logiche settentrionali di
responsabilizzazione. Solo un Meridione costretto a confidare solo sulle sue
forze potrà risalire la china, mettendo da parte lamentele e assistenzialismo. E
in questo cammino la cultura potrà accompagnare la risalita, se saprà
trasformarsi in senso civico e orgoglio di appartenenza. Altre strade,
realisticamente, non ne vediamo.