SUCCEDE A SAN SEVERO...
POLITICI, GIORNALISTI E PRESTANOME...
Ha destato molte riserve, per così dire, il singolare
proposito del Comune di San Severo di chiamare ufficialmente a raccolta i
giornalisti, a Palazzo Celestini, in merito ad un progetto di “comunicazione
istituzionale”. Addirittura, com’è stato ampiamente scritto, c’è stato persino
un incontro, nel quale si è parlato dell’argomento. I politici, insomma, si sono
confrontati con i giornalisti, in una riunione interlocutoria, nell’attesa di
conoscere di quanti soldi potrà disporre il Comune in bilancio per la
comunicazione.
Detto così, sembra quasi uno scherzo o un ricordo di vecchi
sistemi totalitari, fortunatamente banditi dalla storia. Ma davvero si è così
sprovveduti da fare discorsi di questo genere? Intendiamoci: un’Amministrazione
comunale ha tutto il diritto di fare comunicazione istituzionale, per far
conoscere problematiche e innovazioni, e a tal proposito ci sembra che siano già
operanti dei giornalisti e dei mezzi idonei. E allora, qual è il punto? Si
vogliono usare dei siti internet, degli spazi sui quotidiani o altri canali?
Benissimo. Lo si faccia, possibilmente evitando gravi infortuni come quelli di
cui si è parlato.
Ma l’impostazione sgangherata del problema lascia emergere un
interrogativo: non è che il vero problema è un altro? Non è che l’informazione
attuale non piace e dunque si vuole cambiare lo status quo assegnando dei
finanziamenti a pioggia, in modo da addolcire, per dir così, le parole degli
operatori dell’informazione? In tal caso saremmo di fronte ad un candore che
potrebbe anche essere confuso con la spudoratezza, a seconda dei punti di vista.
Un fatto è certo: l’iniziativa ha finito, si voglia o non si
voglia, per spostare i riflettori su di un mondo tutt’altro che nobile, che
opera da anni guadagnando un bel po’ di soldini, giocando sottobanco. Ovunque i
meccanismi sono sempre gli stessi. Certa gente è abituata a giocare a più
tavoli, in un perverso giro di società e associazioni, spesso con nomi, per dir
così, familiari, nel senso che chi gioca da una parte gioca anche dall’altra,
per interposta persona. In questo contesto il minimo che può accadere è che le
notizie vengano filtrate e censurate, subordinate alla richiesta di contributi,
favori, nulla osta per spettacoli e manifestazioni, assegnazioni di incarichi,
pagine pubblicitarie.
Un dedalo intricato e sempre più aggrovigliato, nel quale
spesso i nomi si ripetono. Alcuni politici non mancano di lamentarsi in privato,
poi magari cedono alla logica imperante e allargano i cordoni della borsa. Certi
politici vogliono lodi e complimenti pubblici, certi operatori dell’informazione
vogliono favori. Il do ut des funziona alla perfezione, con i soldi dei
contribuenti.
Vista così la questione, si capisce che l’iniziativa
sanseverese si è rivelata quanto meno inopportuna. Il sistema funziona se i
politici fanno i politici e i giornalisti fanno i giornalisti: una verità
lapalissiana, per quanto difficile da capire. Ma c’è anche un altro corollario:
se i politici lavorano male, non servirà a niente dividere il budget tra tutti
gli operatori. Lo abbiamo già visto in passato, a più riprese.
Meglio, magari, spendere quei soldi per venire incontro alle
necessità dei cittadini, tanto più in un periodo di crisi e di ristrettezze come
quello attuale. D’altra parte, oggi le strade dell’informazione si sono talmente
diversificate, che riesce davvero difficile seguirle tutte per inviare delle
veline. E comunque, anche quando c’era Lui, la verità trovava il modo per farsi
strada.