UN LIBRO DEL 1941

SCHINGO, FRACCACRETA E PETRUCCI IN UN’ANTOLOGIA ITALIANA

 

 

NEGLI ANNI QUARANTA

Ci è capitato di recente di leggere una interessante antologia scolastica, pubblicata nel 1941, ad uso degli studenti della scuola media. In quel periodo l’Italia era impegnata nella funesta seconda guerra mondiale, ma le novità librarie non mancavano. L’anno scolastico 1940-41, in particolare, segna l’inizio della “Scuola media unica” e le case editrici aggiornano i loro testi scolastici.

Tra le novità c’è l’antologia di cui andiamo ad occuparci, intitolata “Ordine nuovo”. E’ un nome che a qualcuno può suggerire il ricordo di Gramsci e del periodico legato al suo nome, ma che, in realtà, porta in una direzione esattamente opposta. Gli autori sono Petrucci, Ceravolo e Amato, mentre la casa editrice è la Sandron, “Libreria della Real Casa- Palermo-Milano”. E’ un testo a diffusione nazionale, che per noi presenta numerosi motivi di interesse, a partire dalla copertina, disegnata da Luigi Schingo.

Ma andiamo con ordine. Alfredo Petrucci, nato a Sannicandro Garganico nel 1888 e scomparso a Roma nel 1969, è stato un uomo di cultura di grande rilievo, che ha brillato sia nell’ambito artistico e critico che in quello letterario. Dopo il diploma liceale a Lucera e la laurea a Napoli, entrò nella carriera delle Antichità e Belle Arti. Nel 1922 si trasferì a Roma, dove restò fino alla fine. Nel 1940 fu nominato direttore del Gabinetto Nazionale delle Stampe, affermandosi come uno dei massimi esperti nel campo dell’incisione. Ha scritto opere fondamentali, proprio relative all’incisione, alle quali dobbiamo aggiungere almeno il ponderoso volume “Cattedrali di Puglia”, che dagli anni Sessanta ha avuto più edizioni.

Oltre a ciò, però, Petrucci ha composto libri di poesia, raccolte di novelle, libri di fiabe per i piccini, oltre ad alcuni testi per le scuole, che hanno avuto una notevole diffusione nel Ventennio. Uno di questi, “L’italiano nuovo”, stampato nel 1939 dalla “Libreria dello Stato”, per gli scolari della seconda elementare, è disponibile integralmente anche su internet (www.bibliolab.it). E’ un testo illustrato, che riporta nel frontespizio una frase di Mussolini: “Dovete voi cominciare a vivere secondo lo stile dell’Italiano nuovo”. E’ una massima fin troppo esplicita.

Petrucci si prefigge lo stesso obiettivo, evidentemente, anche nell’antologia “Ordine nuovo”, d’accordo con gli altri due curatori. Nella prefazione, tra l’altro, si legge: “In un libro siffatto, il lavoro, la famiglia, la Patria, Dio, e soprattutto il sentimento del tempo nostro, hanno la parte fondamentale, e ne costituiscono, per così dire, i motivi dominanti. L’ordine nuovo, in tutte le sue forme e manifestazioni, dalla rivoluzione politica e spirituale della marcia su Roma alle grandi opere del Regime (bonifica integrale, strade, porti, industrie, ecc.), dalla battaglia del grano alla realizzazione di una più alta giustizia sociale, dalla conquista dell’Impero alla lotta gigantesca contro i sistemi demoplutocratici, è rappresentato in concreto e come sciolto, dov’è possibile, in poesia, attraverso evocazioni e racconti di scrittori particolarmente dotati”.  

Gli autori ringraziano numerosi scrittori per la loro collaborazione, come Alvaro, Baldini, Betti, Bontempelli, Folgore, Soffici e Valgimigli, per fermarci ad alcuni tra i nomi più noti. Non mancano i pugliesi, come Michele Saponaro e Cesare Giulio Viola. Ma l’elenco va ampliato con due sanseveresi doc, Luigi Schingo e Umberto Fraccacreta.

 

SCHINGO E FRACCACRETA

Schingo, nato nel 1891 e scomparso nel 1976, in quel periodo risiede a Roma e gode di buona e meritata fama; ha al suo attivo numerose mostre ed è legato da amicizia con Petrucci, che lo stima per la sua produzione artistica. Per questi motivi, Schingo firma sia il disegno che spicca sulla copertina che quelli che aprono i singoli capitoli e quelli, più piccoli, che chiudono le varie sezioni. E’ una presenza che non passa affatto inosservata, com’è facile comprendere.

I disegni richiamano direttamente il contenuto dell’antologia e delle sue parti, senza troppe digressioni e troppe gratuite variazioni. E’ un rapporto diretto ed intuitivo, quello che si pone tra le immagini e i brani. In copertina, pertanto, Schingo rappresenta vari uomini intenti al lavoro, impegnati, per l’appunto, a creare la nuova Italia. E’ un immenso cantiere, fervido di opere, secondo le direttive della propaganda dell’epoca. In alto degli aerei solcano i cieli, mentre in secondo piano non manca un riferimento alle tradizioni agricole dell’Italia littoria. Da notare che tra le tavole fuori testo figura anche il dipinto ad olio “Trebbiatura”, reso purtroppo, come tutte le altre immagini del libro, in bianco e nero.

L’antologia “Ordine nuovo” obbedisce a presupposti discutibili, com’è facile comprendere, ma contiene anche numerosi brani interessanti, apparendo solidamente costruita. I titoli delle sezioni ricorrono a più riprese, dando al volume una struttura circolare.

Petrucci include alcune sue pagine, anche utilizzando lo pseudonimo “Duccio del Gargano”, che ricorrerà in altre occasioni. Tra gli autori spicca, come anticipato, Umberto Fraccacreta. Già altre antologie avevano compreso le liriche del “poeta del Tavoliere”, come “Novale”, curata da Mario Sansone, che porta la data del 1940. E’ il segno della considerazione di cui gode, purtroppo venuta meno nel dopoguerra. 

In “Ordine nuovo” troviamo due liriche, entrambe appartenenti alla seconda raccolta di Umberto, “Elevazione”, del 1931: si tratta de “La sementa”, che probabilmente non è uno dei capolavori del nostro poeta, e di “Mastro lumaio”, una bella lirica in quinari, sicuramente molto più significativa e valida (“Mastro lumaio,/ questi tuoi lumi/ son per la morte/ son per la vita?/ Di rosei vetri/ sulle tue porte/ è una fiorita”). L’aspetto forse più interessante, vista la fama di poeta di Umberto Fraccacreta, è però la presenza di un suo brano in prosa, intitolato “Il volto della terra”.

Lo scritto contiene un elogio dell’agricoltura, del “pane, elemento primo ed essenziale della vita”. Mostrando la sua salda cultura classica, Fraccacreta risale all’antica Roma, che fu grande finché si interessò della terra, poi “decadde, perché decadde la sua agricoltura. Ma l’Italia, ogni qual volta si riebbe dai lunghi periodi della sfortunata politica, come quello della dominazione longobardica che coprì di vaste e cupe selve anche la Puglia, ritornò sempre all’agricoltura, che della economia presente e di tutti i tempi è il fattore principale, informatore della vita del popolo italiano, sobrio, tenace e valoroso in guerra come fu il popolo latino”.

Fraccacreta prosegue celebrando il nesso che lega la terra ai lavoratori, con parole ottimistiche: la terra “si trasforma ancora sotto i nostri occhi e al latifondo succedono i piccoli poderi che richiamano, fissandolo alla zolla, il lavoratore che la coltivi e faccia proprio il frutto della fatica. Ed ecco che cangia nuovamente il volto della terra: le macchine s’allontanano, ad esse subentrano le braccia umane, e la famiglia colonica, radicata nel terreno profondo, cresce numerosa e nel solco si rifà più sana”. Il colono che guarda estasiato la terra, presente nell’ultimo capoverso del brano, sembra tratto da uno dei poemetti di Umberto. Di certo, il brano in prosa si presenta in perfetta armonia con le opere poetiche di argomento georgico, senza frizioni.

Finito di stampare nel maggio del 1941, come si legge in coda al volume, “Ordine nuovo” non circolò a lungo, per comprensibili motivi, ma rappresenta, in ogni caso, una testimonianza di un periodo molto particolare, nel quale viene reso il giusto merito al contributo artistico e letterario di due sanseveresi, come Schingo e Fraccacreta.

   

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