SAN SEVERO. RADICI E PERCORSI DI ARMANDO PERNA
Armando Perna ritorna in libreria con un altro dei suoi inconfondibili lavori
storici, dal titolo emblematico: “San Severo. Radici e percorsi”.
Un cammino lungo e fertile, quello del nostro autore, che si è cimentato anche
con testi di narrativa e poesia, portando però sempre con sé la passione per il
passato, il desiderio di cogliere i fatti, ma anche e soprattutto la valenza più
profonda degli avvenimenti legati alla sua città natale.
Negli anni Ottanta Perna ha pubblicato il volume “San
Severo e il Tavoliere”, che ha avuto l’apprezzamento di molti studiosi,
ma anche di molti studenti delle scuole elementari, ai quali il Nostro ha
dedicato ben quarant’anni della sua carriera di insegnante o, meglio, di
educatore, come ama ripetere. La Scuola per lui è rimasta sempre una palestra di
idee e di civiltà, di progresso, e su questo non transige, anche se non gli
sfugge il senso dei cambiamenti intervenuti negli ultimi decenni.
Perna è stato elegante e sensibile poeta, con la silloge “Veroni
a sera”, del 1993, e romanziere, con l’altrettanto apprezzato volume “Viaggio
esoterico nella Daunia antica”, che ha avuto più edizioni, a conferma
della sua positiva accoglienza.
In tempi più recenti, nel 2005, è stata la volta del corposo “Note
ed approfondimenti sulla storia della città di San Severo”, una raccolta
di articoli di terza pagina che spaziano dalla preistoria fino ai giorni nostri,
senza soluzione di continuità, offrendo una vera e propria miniera di
informazioni e curiosità.
Infine, l’anno scorso, Perna ha dato alle stampe un volume monografico
intitolato “Spaccato della San Severo che fu. Prima e dopo il 1860”,
soffermandosi sul cruciale periodo a cavallo dell’Unità d’Italia. Si chiude
l’epoca degli stati e degli staterelli preunitari per iniziare un discorso
diverso e il Nostro, attraverso una serie di densi scritti, sottolinea le novità
e le costanti, i voli verso il futuro e la ineluttabile zavorra del passato.
Ora è la volta di questo nuovo libro, che per certi versi si collega proprio a
quel “San Severo e il Tavoliere”, con uno sguardo più acuto ed esperto. Il libro
vuole essere, come scrive lo stesso autore, un viaggio, un tuffo nel passato di
una comunità, quella sanseverese, che è sempre stata effervescente e dinamica,
sensibile alle novità e fedele ai valori della tradizione.
Si parte dalle epoche più lontane, dal periodo neolitico e dauno, che hanno
sempre molto interessato il Nostro, come dimostra tra l’altro proprio il
sopracitato romanzo, “Viaggio
esoterico nella Daunia antica”. La città non esisteva ancora, ma c’erano già
degli uomini, con le loro passioni e le loro aspirazioni, e il filo comincia a
svolgersi.
Arriviamo, così, passo dopo passo, al medioevo, quando molti eventi si svolgono
nel cuore dell’Alto Tavoliere e la comunità cresce rapidamente. Fervono le opere
e i documenti aprono dei preziosi squarci sul passato. Si tratta di pagine non
di rado note, come quelle legate ai miracoli di San Severino, ad esempio.
Perna non è mai prolisso, nella sua narrazione. Egli ama essere conciso ed
asciutto, senza però mai tralasciare gli elementi fondamentali del quadro, le
tessere più importanti del mosaico cittadino.
Man mano che risaliamo nel tempo, in ogni caso, l’autore sente il bisogno di
aggiungere degli altri particolari. Di qui, ad esempio, l’attenzione riservata
alle vicende del Risorgimento, che vedono in San Severo un centro molto dinamico
e sensibile. Nel momento in cui si tende a stravolgere il senso di certi eventi,
Perna tiene ad evidenziare il contributo dato dai meridionali all’unità
d’Italia. “La storia del Risorgimento Italiano, dunque, – nota il Nostro – fu
scritta in gran parte con il sangue ed il sacrificio di numerosissimi
meridionali, di nostri concittadini, nostri diretti antenati, di cui, forse,
volutamente, non si è voluto lasciare traccia nei testi scolastici di storia,
che non ne parlano a nessun livello, e la conseguenza è che la nostra gioventù
studiosa sa tutto sugli avvenimenti accaduti a Nord in quel lungo periodo di
lotte e non sa nulla del sangue e delle lacrime versati, nello stesso periodo e
per la stessa causa, dai nostri più prossimi antenati”.
E’ un esempio, questo, delle precisazioni di Perna, che si ritrovano anche in
seguito, a proposito di altri cruciali eventi. E’ il caso, ad esempio, della
famosa o famigerata, a seconda dei punti di vista, rivolta del 23 marzo 1950.
A San Severo, come nel resto della nazione, il 22 marzo viene proclamato uno
sciopero generale. E’ un periodo delicatissimo, segnato da forti contrasti
sociali, che vedono anche delle vittime innocenti cadere da entrambe le parti.
La continuazione dello sciopero però riguarda solo San Severo. Molti particolari
sono rimasti nell’ombra, nascosti dietro l’omertà e le logiche partitiche; di
fatto, lo sciopero assume proporzioni inquietanti, tanto da attirare sulla città
dell’Alto Tavoliere le attenzioni dell’intera nazione.
Alla fine, il bilancio vede numerosi feriti, molti arrestati e persino un morto.
Fu un nobile gesto di ribellione o un tragico errore? Perna non ha dubbi nello
sposare la seconda ipotesi, facendo persino ricorso ai suoi ricordi di ragazzo
diretto a scuola, che in quel fatidico giorno di tanti anni or sono si trovò
esposto a seri pericoli per la leggerezza di qualcuno.
I fatti del 23 marzo furono l’ultimo sussulto di una situazione che andava per
fortuna cambiando. I braccianti, con la loro fame di terre, finirono, di lì a
pochi anni, nelle fabbriche del Nord, com’è stato tante volte notato.
La città conosce una fase di progresso, in armonia con il resto della nazione, e
Perna ricorda le principali vicende amministrative. In consiglio comunale
dominano per lo più le Sinistre, ma non manca anche una parentesi di diverso
colore, negli anni Sessanta e poi dal 1995 al 2004.
Nelle ultime pagine, il Nostro disegna un quadro senz’altro positivo di San
Severo. La città diventa sede di corsi universitari e dedica un monumento al
contadino, in una zona centralissima, opera dello scultore Matteo Germano, come
segno di apprezzamento per il lavoro di tante persone che non hanno lesinato
sacrifici per migliorare il volto dell’Alto Tavoliere.
La comunità si volge ad osservare amorosamente il proprio passato, e in questo modo ritroviamo quel filo rosso così caro a Perna, quel senso di appartenenza che porta a dare spessore ai fatti storici. La lezione dell’autore è trasparente e giunge fino all’attualità, all’anno di grazia 2009, quando la lunga cavalcata giocoforza si deve interrompere.
Il senso del titolo del libro, alla fine,
“San Severo. Radici e percorsi”, appare quanto mai chiaro e pertinente. La
storia ci ha trasmesso ancora una volta i suoi insegnamenti. Tocca all’uomo
farli fruttare nel migliore dei modi. Speriamo bene.