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"LES BARISIENS" DI DANIELE MARIA PEGORARI

 

         Daniele Maria Pegorari ci sta abituando da qualche tempo ai volumi ponderosi. Dopo “Critico e testimone”, del 2009, si ripresenta ai lettori con l’accattivante “Les barisiens”, sottotitolato “Letteratura di una capitale di periferia. 1850-2010” (Stilo, Bari, pp. 444, euro 30).      

        Pegorari, classe 1970, insegna letteratura italiana nell’Università di Bari ed è ricercatore di nome e di fatto, sia come titolo accademico che come capacità di scandagliare il mare magnum letterario, offrendo validi apporti alla conoscenza.
          In quest’opera egli ha racchiuso il succo di circa 15 anni di lavoro sul campo, riprendendo, limando ed organizzando materiale apparso su volumi collettanei e riviste, come lui stesso ricorda nella “Bibliografia essenziale ragionata”. Un impegno disteso nel tempo, dunque, che lo vede anche come responsabile di alcune collane editoriali e di una rivista semestrale come “incroci”, che ha superato la boa dei dieci anni di vita.

          L’impegno di Pegorari si inserisce a pieno titolo in quel fertile filone di studi che ha dato lustro alle tradizioni letterarie della nostra regione, non più ritenuta una parente povera, ma una co-protagonista del lavoro creativo nazionale.

         Particolarmente significative sono le pagine introduttive, intitolate “Puglia: identità o differenza?”, nelle quali lo studioso affronta il cruciale nodo dell’identità, quel punto di partenza che è al centro, specie negli ultimi anni, di tante riflessioni. Pegorari non ha dubbi: “in Puglia non esiste ‘identità’ nel senso etimologico di ‘proprietà del medesimo’, ma una ricca civiltà della differenza, manifestata addirittura dal suo essere attraversata – unica fra le regioni italiane – da una linea di demarcazione glotto-antropologica che la taglia nettamente in due (la Puglia settentrionale e il Salento)”. Un’identità costruita poi nel tempo, attraverso varie vicende.    

         In questo flusso storico, il critico pone la sua attenzione sugli anni intorno al Sessantotto, quando si afferma finalmente un ceto di intellettuali residenti, che hanno dato una svolta al destino culturale della regione.

         Il volume, che riprende e amplia il senso di quel “barisien”, originariamente riferito a Ricciotto Canudo, pugliese di spicco nella Parigi d’inizio Novecento, è diviso in 8 ampi capitoli, densi di nomi e di fatti. Un album di famiglia sempre documentato, nel quale non manca mai il ricorso diretto ai testi, alla ricerca del senso profondo di un’operazione estetica, mai però scissa dal quadro generale.

         In quest’ambito, l’ultimo capitolo, “Occasioni pugliesi”, presenta alcune “trasgressioni territoriali”, nel senso che si ritrovano anche alcuni autori appartenenti alla Capitanata, da Granatiero a D’Amaro, da Ritrovato a Fraccacreta. Lo schedario finale, poi, oltre ad essere un utile strumento di conoscenza, offre un compendio dei tanti personaggi che formano questo prezioso volume, che prossimamente sarà presentato anche a San Severo, per iniziativa del locale Rotary Club.

 

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