LA POESIA ITALIANA DAL 1948 AL 2008

"CRITICO E TESTIMONE" DI DANIELE MARIA PEGORARI

 

Daniele Maria Pegorari, classe 1970, è un ricercatore universitario dell’Università di Bari che coltiva da anni i suoi studi nell’ambito della letteratura italiana contemporanea. L’elenco dei suoi lavori è lungo e in questa sede ci preme ricordare almeno “Puglia in versi”, del 2009, originale lettura del panorama poetico regionale, ricca di informazioni e di spunti critici. Ora è la volta di “Critico e testimone”, un volume che reca un sottotitolo chiarificatore, “Storia militante della poesia italiana 1948-2008” (Moretti & Vitali, Bergamo, pp. 584, euro 25).

Questo volume, ancor più dei precedenti, non passa inosservato, sia per la mole che per i contenuti. Pegorari, infatti, spiazza immediatamente il lettore, presentando una selezionata galleria di protagonisti, sulla base del recepimento in sede critica di un clima, per così dire, da pensiero debole. Egli non ha la pretesa di fissare il quadro una volta per tutte, o almeno per un po’ di tempo, ma, come scrive nel capitolo introduttivo, si serve di “un approccio più dinamico e compromesso alla letteratura d’oggi, interessato a registrare la varia fenomenologia delle scritture presenti e le loro intersezioni, gli sconfinamenti fra i generi e le contraddizioni teoriche”. Pegorari, insomma, si immerge nella materia in buona parte magmatica che è oggetto del suo lavoro, testimoniando il valore di alcuni autori, che diventano portabandiera ideali delle linee dominanti individuate nell’esame del sessantennio prescelto. Di qui la struttura stessa del volume, che dopo “Le premesse” contiene quattro ampi capitoli, intitolati rispettivamente “La metafisica”, “Lo sperimentalismo”, “Neo-dialettalità e plurilinguismo” e “Il realismo”.

Pegorari argomenta l’inserimento dei poeti nei quattro succitati ambiti, soffermandosi su autori di indubbio rilievo, come Pasolini, Caproni e Luzi, ma inserendo anche nomi meno noti, che attestano la sua capacità di andare controcorrente, spezzando certe vischiose incrostazioni critiche sul Novecento, non sempre giustificate, anzi, non di rado legate a certa geografia del potere editoriale e culturale. Non è un caso, del resto, che la Puglia ritrovi in questo contesto una sua vitale dimensione, offrendo vari nomi di spicco alla rarefatta galleria scelta dal critico-testimone. E’ il caso, ad esempio, di Lino Angiuli, scrittore di Valenzano ma residente a Monopoli, un autore “postrurale”, per riprendere il titolo del paragrafo a lui dedicato, che consta di 15 dense pagine. Desta più stupore il rilievo dato da Pegorari al poeta e drammaturgo di Polignano a Mare Matteo Bonsante, classe 1935, residente da tempo a Bari. A lui sono dedicate una ventina di pagine (“La linea di fuga di Matteo Bonsante”), che di certo inviteranno i più curiosi a leggere qualcuno dei suoi lavori, poco noti al grande pubblico.

Non manca, poi, l’attenzione critica al poeta garganico Sergio D’Amaro, affiancato a nomi come Erba, Giudici e Crovi, tutti “poeti del quotidiano”.

Anche da un’analisi per forza di cose sommaria si nota il carattere peculiare delle scelte di questo testimone, quale appunto Pegorari, informato e competente, che non esita ad avventurarsi su sentieri poco battuti, con la convinzione di aver meditato a sufficienza sul da farsi. Un volume, insomma, che fa discutere, che osa, che può anche lasciare perplessi, in qualche passaggio, ma che contiene una gran quantità di informazioni di prima mano e offre un modello di scrittura sanamente anticonformistica. Un antidoto ideale contro il grigio conformismo di tanti critici a corto di idee.

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