MASSIMO ONOFRI, UN LIBRO SULL’ARTE DI RECENSIRE
Il nostro quotidiano, come altri, dedica uno spazio
significativo alle recensioni librarie. Ai lettori e agli autori di questi
scritti si rivolge un libro giunto da poco in libreria, che si intitola
“Recensire. Istruzioni per l’uso” (Donzelli, Roma, pp. 152, euro 15). L’autore è
Massimo Onofri, docente universitario e critico di varie testate, che sul tema
ha scritto delle pagine chiare ma anche pungenti, in diretta polemica con alcuni
protagonisti della scena nazionale.
Il richiamo ad una sfera di concretezza trova un effettivo
riscontro nel corpo dell’opera, articolata in capitoli che affrontano alcuni tra
i principali spunti offerti da una recensione, un articolo a metà strada tra la
scheda e il saggio, che contiene un riassunto del libro prescelto, senza
peraltro rinunciare ad un giudizio di valore.
La critica attuale ha bruciato molte illusioni ideologiche e
scientifiche, lasciandosi alle spalle molti “ismi”, come lo strutturalismo, ad
esempio, ma serba pur sempre una sua intrinseca moralità, una sua fedeltà al
testo e alla verità del lettore-critico, che cerca di argomentare come meglio
può le proprie convinzioni.
Onofri discetta tra l’altro di chiarezza e di oscurità,
prendendo spunto da una polemica, risalente al 1977, tra Franco Fortini e
Goffredo Parise, indicando i suoi modelli negativi, di ieri come di oggi. Tra i
primi, senz’altro Bigongiari, Macrì e Carlo Bo, mentre gli strali più appuntiti
vanno, tra i viventi, ad Emanuele Trevi e ad Antonio D’Orrico. Quest’ultimo,
nota firma del magazine del “Corriere della Sera”, è l’unico capace ancor oggi
di far vendere i libri degli autori che recensisce, ma al prezzo di ridurre la
critica “al pugno e allo sputo, o al bacio e alla carezza: latitando anche
l’ombra del minimo argomento”.
E’ il contrario di quello che la critica dovrebbe essere, nota
Onofri, innamorato di Giacomo Debenedetti e Gianfranco Contini, che mette subito
in pratica il capitolo “In difesa della stroncatura”, in cui sottolinea la sua
importanza, invitando, però, i critici a scegliere degli obiettivi polemici di
riconosciuto valore o degli autori mediocri, ma assurti ingiustamente ad una
certa notorietà, come ha fatto lui stroncando Erri De Luca, Salvatore Niffoi e
Milena Agus.
Fornendo dei riscontri concreti alle sue argomentazioni Onofri
non evita talvolta il rischio di apparire divagante e un po’ eccessivo, ma in
generale le sue osservazioni sono acute ed organiche, tali da offrire un quadro
articolato delle problematiche esistenti in quest’ambito.
Oggi gli spazi per la critica, ed in generale per la
letteratura, si restringono sempre più, ma questa constatazione non porta
l’autore a considerazioni pessimistiche. In questo contesto i critici, snobbati
dai potenti di turno, possono essere più liberi di fare il loro lavoro.
L’ultima frecciata è per le scuole di scrittura creativa.
Servono piuttosto delle scuole di lettura creativa: è meglio saper leggere bene
che essere un mediocre scrivente. Un epilogo sul quale è bene meditare.