MARIO VERDONE E MARIO CARLI

 

Nei giorni scorsi si è spento, a 92 anni, il professor Mario Verdone, noto al grande pubblico per essere il padre dell’attore Carlo Verdone, ma in realtà un personaggio di grande statura intellettuale e di grande disponibilità umana.

Nato ad Alessandria nel 1917, Verdone è stato professore ordinario a Roma di “Storia e critica del film”, critico d’arte e saggista, con una particolare predilezione per il futurismo, al quale ha dedicato molti lavori.

I suoi scritti sul movimento fondato da Marinetti hanno il pregio di aver contribuito alla sua rivalutazione in anni difficili, quando parlare di futurismo sembrava per molti versi un’eresia e i lettori quasi si vergognavano di avere in biblioteca certi volumi variopinti e stravaganti. Un’epoca lontanissima dall’inflazione odierna, particolarmente evidente in occasione del centenario del manifesto marinettiano del 1909, che si sta ancora celebrando in pompa magna, com’è giusto che sia.

Personaggio molto colto e capace di affascinare con i suoi raffinati collegamenti intellettuali,  Verdone ci colpì con i suoi lavori, nei quali citava spesso la “pattuglia azzurra”, un gruppo di futuristi fiorentini, tra cui il sanseverese Mario Carli. L’azzurro era il colore della giovinezza, dell’entusiasmo, della voglia di novità, e l’incontro di questi scrittori con Marinetti divenne esplosivo, portando alla pubblicazione, tra l’altro, del periodico “L’Italia futurista”.    

Avendo letto molte pagine di Verdone, ci sembrò naturale, nel 1991, quando pubblicammo il primo lavoro su Carli, rivolgerci a lui per una prefazione. Fu così che inviammo al suo indirizzo, in via Lungotevere Vallati, a Roma, una lettera e le bozze del libro.

Verdone, pur non conoscendoci di persona e non avendo mai avuto notizia di qualche nostro scritto (d’altra parte all’epoca avevamo composto ben poco…), fu di una gentilezza unica, inviandoci a stretto giro di posta la prefazione richiesta, aggiungendo anche dei complimenti che, è inutile negarlo, fanno sempre piacere. Per noi si trattò, insomma, di un vero e proprio regalo, che non abbiamo mai dimenticato, anche perché il professore mostrò di apprezzare proprio quelle pagine alle quali maggiormente tenevamo, la parte più ambiziosa, nella quale tentavamo un’analisi del capolavoro poetico di Carli, “Notti filtrate”.

Qualche anno fa, Verdone venne a San Severo, ospite dell’editore Alfio Nicotra. Era ormai invecchiato e la sua memoria mostrava qualche limite, com’è normale, ma parlare con lui, sia pure al telefono, fu ancora una volta piacevole. Gli portammo alcuni altri libri, sempre legati a Carli e al futurismo, che erano la continuazione del lavoro del 1991.

I nostri rapporti con Mario Verdone sono stati limitati, com’è facile comprendere, ma più che sufficienti per apprezzare le qualità del personaggio, del quale il celebre figlio giustamente parlava con grande ammirazione, ricordando l’episodio della bocciatura da lui rimediata all’università. Aveva studiato poco e il padre non ebbe alcun riguardo per lui. Anche questo era Mario Verdone.

 

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