"FOGGIA NIDO DELL'ANIMA" DI LEONARDO SCOPECE       

     

         Un’intensa e sentita dichiarazione d’amore per la propria città: questo è soprattutto il libro “Foggia nido dell’anima” di Leonardo Scopece, pubblicato per i tipi delle Edizioni del Rosone (pp. 101, euro 12). Scopece, classe 1963, è laureato in pedagogia e insegna in una scuola media superiore. Ha al suo attivo altri lavori, in cui è facile ritrovare la stessa passione per Foggia, alla quale già nel 1993 ha dedicato “Una città da amare”.

        Il capoluogo di provincia non attraversa, com’è noto, un buon periodo. Alle difficoltà del momento italiano si aggiungono altre scottanti problematiche, che hanno inciso in modo negativo sulla vivibilità e sulla sua considerazione agli occhi degli altri italiani. Per non parlare, poi, della deprecabile abitudine dei dauni di criticarsi in modo esasperato, pensando che l’erba del vicino sia sempre più verde. Proprio pensando a questa situazione e a questa ingiusta considerazione, ci ha fatto molto piacere leggere il libro di Scopece, nel quale l’amore per il loco natio si estende fino a comprendere tutti gli aspetti più significativi e profondi dell’esistenza. Non a caso l’opera è dedicata ai suoi cari, i figli e la moglie, ma anche le sorelle e la madre, come a racchiudere tutte le dimensioni temporali. Nella prima pagina, poi, non manca un commosso ricordo del padre scomparso, che lo ha educato all’amore per Foggia.

       Scopece parte da delle considerazione preliminari del tutto condivisibili. Possiamo aprirci agli altri solo se sappiamo chi siamo, se abbiamo delle radici forti e vitali, altrimenti rischiamo di annegare in un calderone dove le varie culture si annullano a vicenda, lasciandoci più deboli e indifesi. Il vuoto della nostra società può essere riempito riscoprendo il legame con la propria città, con le strade dove ci siamo aggirati da piccoli, dove tutto è cominciato. Foggia, così, nelle parole di Scopece diventa madre, sorella, moglie e figlia, e in questo modo è articolato il libro, nel quale l’autore mette in gioco tutti i suoi interessi e le sue competenze.

         Nel primo capitolo, pertanto, troviamo numerosi richiami alla storia, più o meno lontana, dalle origini della città alle tragiche vicende del 1943, che hanno diviso brutalmente in due parti l’esistenza del capoluogo di provincia. In “Foggia sorella” ci aggiriamo in anni più recenti, chiamando in causa i propri ricordi autobiografici e quelli di molti lettori che hanno vissuto, ad esempio, la paura del colera, nel 1973. Le scuole quell’anno aprirono in ritardo e il timore del contagio fu tanto forte, che il 9 settembre furono annullate le messe domenicali in tutte le parrocchie foggiane. Sembrano vicende medievali, ma si riferiscono a poco meno di 40 anni fa.

         La Foggia del dopoguerra, più povera ma più sana moralmente, viene rievocata con grande partecipazione, senza dimenticare, andando avanti nel tempo, le tensioni post-sessantottesche e le rivendicazioni universitarie, destinate a dare frutto solo negli anni Novanta, con l’apertura dell’Ateneo.

         Altrettanto coinvolgenti sono le pagine sullo sport, ed in particolare sul calcio, con i suoi momenti forti, rappresentati dalle stagioni disputate in serie A dal Foggia Calcio. Un patrimonio di memorie e di passione irrinunciabile. Scopece rievoca la sua “prima volta” allo stadio, nel 1969, in occasione di un Foggia-Lazio terminato in parità, stimolando ogni lettore a fare altrettanto.

         Ai momenti belli si affiancano anche quelli brutti, che l’autore, giornalista pubblicista, conosce bene, ma alla fine il messaggio non cambia. Solo attraverso la riscoperta delle proprie radici, del proprio senso d’appartenenza alla comunità, si potrà invertire la china. Non ci salverà il minestrone culturale, ma l’incontro consapevole, e su questo Scopece, conservatore illuminato e nemico di tanti miti della nostra modernità, non è disposto a transigere.

         I testi di “Foggia nido dell’anima”, composti in una lingua chiara, sono corredati dalle canoniche note a pie’ di pagina e da una bibliografia finale; non mancano, inoltre, foto d’epoca, manifesti e ritagli di giornale, che rendono più vivo il sapore del passato.

         La città ce la farà ancora una volta a superare le sue difficoltà, Scopece ne è sicuro, e il suo libro ci rende un po’ tutti più teneri e pensosi, richiamandoci alle nostre responsabilità di figli.

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