UN VOLUME DEL 1974
LA PUGLIA DI MARIO PRAZ E FOLCO QUILICI
Negli anni Sessanta del secolo scorso la Esso Italiana affidò
a Folco Quilici il compito di realizzare, a bordo di un elicottero, una serie di
film-documentari legati alle varie regioni della nostra nazione; nasce così
“L’Italia vista dal cielo”, che incontrò subito un buon successo. A questa
iniziativa si lega anche la pubblicazione di vari volumi, realizzati con la
collaborazione di importanti scrittori e studiosi italiani.
Nel 1974 giunge il turno del film sulla nostra regione e in
quello stesso anno viene edito un libro cartaceo, intitolato semplicemente
“Puglia”, firmato a quattro mani da Mario Praz e da Quilici. Più precisamente,
il primo scrive le otto pagine introduttive, mentre al secondo si devono le foto
e i testi che le commentano.
Il nome di Praz, nato e morto a Roma, dopo aver molto
viaggiato, è ancora conosciutissimo da tutti quelli che hanno qualche confidenza
con la letteratura inglese. Il suo manuale, in particolare, è passato tra le
mani di tanti studenti universitari, comprese le nostre; ma di lui non vanno
dimenticati anche gli studi nell’ambito dell’italianistica e la sua grande
passione per l’arte. Non a caso oggi a Roma è visitabile la “Casa Museo Mario
Praz”, ricca di reperti.
Il grande anglista rivela nelle sue pagine dedicate alla
Puglia la sua raffinata cultura, citando storici e scrittori a lui cari, come
d’Annunzio, oggetto, tra l’altro, della sua tesi di laurea in lettere. L’autore
che però lo influenza di più nella sua disamina pugliese è Cesare Brandi, di cui
cita spesso dei passi, in contesti sempre laudativi. La Puglia arcaica e
variegata descritta dal critico senese in “Pellegrino di Puglia” offre a Praz la
bussola per addentrarsi nei misteri di una regione che ha molto da offrire, dal
Gargano al Salento. L’anglista accumula dati su dati, lodando Federico II, una
di quelle figure che “si perdono nel cielo della poesia”, cogliendo note di
colore, discutendo ipotesi. Il suo discorso però non rivela una profonda
partecipazione, e forse per questo egli preferisce, nel finale, rifarsi ancora
una volta all’autorità di Brandi per chiudere “questa visita aerea all’ultima
venuta delle meraviglie d’Italia”.
Quilici ci sembra più ispirato. Le sue foto appaiono
suggestive, sia quelle scattate dall’aereo, con la loro felice spazialità, sia
quelle che si soffermano sui particolari. Ad esse il documentarista e scrittore,
nato a Ferrara, affianca delle riuscite fantasie, delle interessanti trovate. Il
suo volo si apre ad Otranto, con il bizzarro desiderio di scoperchiare il tetto
della famosa cattedrale per librarsi tra le navate della chiesa e “veder così
dall’alto l’albero della vita”.
La Puglia rappresenta per lui una piacevolissima scoperta, a
lungo attesa, sin da quando, anni prima, aveva dedicato le sue attenzioni alla
Calabria e alla Basilicata. La pianura, le colline, le coste, tutto è
straordinario, e non deludono nemmeno le ricchezze artistiche, sparse ovunque,
anche se Quilici non manca di deplorare una certa incuria, che porta alla
perdita di alcune preziose testimonianze del passato.
Il suo volo termina risalendo verso Nord, dove la costa forma
il promontorio del Gargano. “Già era il momento di prendere la rotta finale
verso Roma, - scrive Quilici – il lavoro era concluso nella luce di un
pomeriggio che la terra rifletteva accecante mentre il blu del mare e quello del
cielo, confusi, sparivano nel nulla”.
Di questa esperienza fotografica e narrativa di 36 anni fa
resta oggi un libro che vale la pena di procurarsi, per gustare il fascino della
nostra terra.