LA PUGLIA DI PAUL SCHUBRING

 

        

         Paul Schubring è uno studioso tedesco che ha rivelato un vivo interesse per l’Italia e che ha scritto delle pagine molto interessanti sulla Puglia. Nato a Godesberg nel 1869, Schubring è stato uno storico dell’arte che ha insegnato in varie università. Scomparso nel 1935, ci ha lasciato alcuni pregevoli saggi su argomenti italiani. Inoltre, nel 1900 sulla Frankfurter Zeitung ha pubblicato 4 articoli che vanno sotto il nome de La Puglia: impressioni di viaggio. Essi hanno riscosso subito un buon successo, tanto che l’anno dopo vengono tradotti in italiano da Giuseppe Petraglione, un attento studioso pugliese innamorato della sua terra natale.

         La formazione di Schubring si nota subito leggendo queste pagine, in cui l’occhio corre ai monumenti e ai loro particolari, inquadrandoli in un più ampio contesto storico, ma l’autore mostra attenzione anche per altri aspetti, come il paesaggio e le questioni sociali.

Soleto, Chiesa di Santo Stefano

         Lo studioso parte dalla constatazione che il sud-est dell’Italia è poco conosciuto, dunque ha bisogno di essere valorizzato, portando alla luce i suoi pregi. Da buon tedesco, sulla scia di personaggi come Gregorovius, non esita a sottolineare l’importanza del contributo germanico nel medioevo, l’età più splendida della Puglia. Di qui l’interesse particolare riservato ai castelli dell’Imperatore svevo, «che nella sola Puglia son diciassette» e che «dovrebbero essere isolati, esaminati e illustrati». Federico, con la sua «inaudita mania di costruire», è per i pugliesi quello che nelle altre regioni è Dante. Altrettanto eloquente è l’epilogo dello scritto odeporico: «Ho cercato di attirare l’attenzione del lettore su luoghi, che il piede del touriste di rado percorre, e credo d’aver dimostrato che vale la pena di scendere in Puglia. La fiorente età medioevale di questa regione è così strettamente legata a’ destini dell’occidente, e spesso della patria germanica, che le sue testimonianze monumentali debbono riscaldare d’affetto anche il nostro cuore».

         Insomma, c’è in Schubring un filo rosso che unisce la sua patria alla Puglia, ma nelle pagine non manca anche un sincero e disinteressato interesse verso questa regione, che mostra di ben conoscere.

         Nel primo articolo, Bari, l’autore ha parole di apprezzamento per il capoluogo, con le sue chiese e il suo massiccio castello, che attirano la sua viva attenzione. Nella seconda parte, Terra d’Otranto, salgono in primo piano le reminiscenze greche. Nella cattedrale di Otranto due preti si rivolgono a Schubring salutandolo con un Kalimera, e lui nota con compiacimento questo costante legame con il passato, specie in zone più appartate come quelle salentine. La celebre chiesa di Otranto lo impressiona con la sua bellezza, apparendo come un «colossale libro di marmo, spalancato da 800 anni». Ma lo studioso non trascura la chiesa di Santo Stefano a Soleto, aggiungendo anche un gustoso aneddoto. Schubring arriva a Soleto di sera e il vecchio canonico borbotta un po’, comunque, grazie alla collaborazione di alcuni ragazzi, la visita diventa possibile. Alla fine lo studioso si arrampica su di una scala con due candele, guardato dal basso da una cinquantina di ragazzi, evidentemente colpiti dallo strano spettacolo.

         Dopo aver espresso il suo apprezzamento per Lecce, Schubring aggiunge un terzo articolo intitolato Divagazioni. Bitonto-Trani-Canosa. Qui salgono in primo piano le osservazioni su di una regione ancora povera, in cui lo Stato nazionale e le classi dirigenti locali mostrano le loro carenze. L’Unità d’Italia non ha ancora prodotto dei risultati apprezzabili, e questo malgrado le buone qualità del popolo, onesto e laborioso. Le tasse sono molto alte e le infrastrutture carenti.

         Schubring ha occhi anche per la bellezza della campagna pugliese, dicendosi incantato da certi spettacoli: «L’immenso piano della campagna leggermente ondulata, il mare così maestoso, il cielo così infinito e sereno costituiscono una trinità grandiosa e singolare». L’apprezzamento è rimarchevole e viene esteso anche ad altre località.

         Nell’ultima parte si parla del Tavoliere. Schubring qui appare molto polemico a proposito dell’antico pellegrinaggio a Monte Sant’Angelo, mostrando un popolo abbrutito e un clero soddisfatto del suo potere. Al contrario, apprezza molto la cattedrale di Troia, per quanto poco conosciuta, che ha la facciata «più splendida dell’Italia meridionale» e presenta un «rosone gigantesco». L’occhio dello storico dell’arte ancora una volta coglie con attenzione i particolari, prima di chiudere l’itinerario pugliese parlando di Foggia e Lucera.

         Si tratta nel complesso di pagine dense, che delineano un interessante itinerario pugliese d’inizio Novecento, portato a termine da un autore che rivela con chiarezza la sua personalità e i suoi obiettivi. 

 

Troia, Cattedrale, inizio Novecento      

 

         Il tedesco Paul Schubring (1869-1935) è stato un importante storico dell’arte. Tra aprile e maggio del 1900, in 4 puntate, sulla Frankfurter Zeitung appaiono i suoi scritti dedicati alla Puglia. Le sue impressioni di viaggio sono state ben presto conosciute grazie alla traduzione di Giuseppe Petraglione (Lecce 1872 - Bari 1947), apparsa nel 1901 sulla Rivista Pugliese, in 2 puntate, e in opuscolo, per i tipi della Vecchi di Trani (esiste anche una ristampa anastatica, apparsa a Trani nel 2018). In questo modo le pagine di Schubring, dedicate ai più importanti centri della regione, dal Salento alla Capitanata, hanno trovato sin dall’inizio degli attenti lettori, fino ad oggi.

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