"LA DONNA DEI PICCIONI" DI LEONARDO AUCELLO
Da vari anni, Leonardo Aucello si sta distinguendo per la sua valida produzione poetica in vernacolo. Docente di lettere nei licei e, ora, dirigente scolastico, Aucello è nato a San Marco in Lamis, al cui dialetto attinge volentieri, per dare vita a volumi come “L’occhie mariole”, che ha ottenuto riscontri positivi anche a livello nazionale.
Ma l’impegno del Nostro non è limitato solo a quest’ambito. Di recente, infatti, è apparso un suo lavoro intitolato “La donna dei piccioni” (Edizioni Starale 3, San Marco in Lamis, pp. 107, pref. di Piero Gentile), che raccoglie, come si legge nel sottotitolo, racconti, incontri pubblici, testimonianze, articoli, recensioni e ricordi. Il frutto, in altri termini, di un’intensa attività pubblicistica, che lo vede partecipe delle problematiche e delle realtà librarie che caratterizzano il mondo in cui vive ed opera.
Il volume in questione, oltre ad essere valido in sé, completa un cammino, iniziato nel 2005, con “Il filo di voce”, e continuato l’anno dopo, con “Dal mistico all’ignoto”. E’ il pezzo mancante, dunque, di un trittico, che affonda le sue radici nella vitale realtà garganica, e, in primo luogo, di San Marco in Lamis, dove c’è un attivo gruppo di intellettuali, ciascuno con la sua rilevata personalità.
“La donna dei piccioni” prende il nome da uno dei 5 racconti posti in apertura. Si tratta di brevi composizioni creative, che mostrano la volontà di cimentarsi anche con la prosa, oltre che con la poesia. Sono vicende pervase dal dolore che caratterizza l’esistenza, e che non si può purtroppo eludere, ma Aucello non si abbandona mai alla disperazione e porta sempre con sé una vena di ottimismo, frutto delle sue certezze religiose. Un brano emblematico, a tal proposito, è “La costante sorveglianza di Padre Pio”, dove la prosa si apre a notazioni autobiografiche che svelano risvolti significativi dell’autore.
Il bene riesce a vincere, come in “Il posto”, e la sua prosa essenziale ci lascia con qualche entusiasmo esistenziale in più.
Nel resto del libro, invece, trovano spazio gli interventi dello studioso, che si interessa del culto della Vergine Addolorata nella sua città, rivelando una precisa conoscenza della bibliografia sul tema, del dialetto di San Marco, ma anche delle delicate problematiche connesse alla donazione del sangue. Aucello da anni è attivo nell’ambito dell’AVIS, e di qui deriva una grande sensibilità all’argomento, che lo porta ad intervenire a convegni e incontri dell’associazione in questione.
Non manca una viva attenzione verso la produzione letteraria e saggistica altrui, con recensioni di scrittori come Salvatore Ritrovato, Maria Marcone e Raffaele Cera, ad esempio, ai quali possiamo aggiungere altri nomi di rilievo, come Filippo Fiorentino, al quale Aucello dedica un sentito tributo d’affetto. Grande esponente del mondo culturale garganico, Fiorentino viene accostato a Pasquale Soccio, per la sua apertura intellettuale, per la sua capacità di inquadrare fatti e cose in un ambito più vasto, senza piccinerie e cattiverie di paese.
“La donna dei piccioni”, dunque, è un testo vivo e godibilissimo, che incuriosisce e non annoia, additando dei sentieri intellettuali tutti da scoprire.
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