LA CAPITANATA NEL DERBY TRA BARI E LECCE
I palazzi che contano sono a Bari e i nemici sono a
Lecce. E noi? Noi giochiamo in serie C e stiamo pure lottando per non
retrocedere. Non abbiamo fatto nomi, volutamente, perché non ci va di buttarla
in termini politici, entrando nel gioco delle parti; certo, ci viene da ridere
quando sentiamo parlare di “rivoluzione in atto”. Se c’è, nessuno se ne è
accorto, se non qualche politicante con le tasche piene di soldi pubblici.
Ma fino a quando continuerà questo gioco all’emarginazione
della nostra provincia? Le eredità del passato, non c’è dubbio, si fanno
sentire. La vecchia Puglia tripartita borbonica era di certo più policentrica e,
staremmo per dire, più democratica. La Capitanata, a Nord, rivendicava i suoi
spazi, senza dover passare per Bari e i suoi vischiosi ingranaggi burocratici.
La Puglia era le Puglie, e forse funzionava meglio. Non a caso nell’immediato
secondo dopoguerra la Capitanata aveva rivendicato per sé, purtroppo senza
successo, uno spazio autonomo.
In seguito si sono aggiunti altri vincoli. Si pensi, ad
esempio, al famigerato collegio per la Camera dei Deputati Foggia-Bari, con i
baresi in maggioranza e i foggiani relegati agli ultimi posti. L’abitudine ad
andare al traino di altri si è rafforzata, mentre dalla parte opposta della
regione il Salento reclamava ed otteneva, giustamente, dei propri spazi. La
vicenda della nascita dell’università a Foggia è quanto mai emblematica. Mentre
l’Abruzzo si riempiva di sedi, gli studenti di Capitanata dovevano scegliere se
trasferirsi a Bari o emigrare in città del Centro o del Nord molto più piccole
di Foggia e persino di Manfredonia e San Severo. E questo fino a qualche anno
fa; anzi, ci sono alcuni studenti che pensano ancora che il loro destino sia di
trasferirsi altrove, come se vivessero in uno sperduto borgo di montagna.
Ovviamente non mancano delle colpe locali. Mentre l’Ente
Regione vive di derby, ai quali ogni cinque anni invitano i Foggiani per il
voto, i politici di Capitanata scelgono per lo più di vivere all’ombra dei
potentati, limitandosi a gestire il proprio spicchio di potere senza incidere
sulla realtà sociale ed economica della provincia. In questo contesto, non ci si
può meravigliare della fortuna di certi progetti come la Moldaunia, che sarebbe
davvero una bella innovazione, almeno sulla carta, utilissima per recidere dei
cordoni ombelicali sempre più simili ad un nodo scorsoio, di quelli usati per
gli impiccati.
Periferia della periferia: questo siamo noi nell’anno di grazia 2010, alla vigilia di una nuova elezione regionale. Della questione si tornerà a parlare solo tra cinque anni?