“LA BOTTEGA DELLA SALUTE” DI EMILIO CANNARSI

 

           

        Emilio Cannarsi è un avvocato che è nato a Rodi, nell’Egeo, nel 1937, vive in Veneto, ma ha scelto una casa editrice di San Severo, la Gerni, per pubblicare un suo interessante libro, intitolato “La bottega della salute” (pp. 142, euro 12).         

      In apparenza, siamo di fronte ad un romanzo, ad una narrazione in prosa di un certo respiro, ma una precisazione iniziale ci mette subito in allarme: “Questa breve storia non deve nulla alla fantasia. Rappresenta un credito della pazienza nel senso originale della parola, che è: sopportazione”. Si capisce, insomma, che la vicenda raccontata si lega ad una dolorosa esperienza vissuta, in modo più o meno diretto, dall’autore.

        E la storia è davvero toccante e coinvolgente, come di rado succede. In una famiglia normale un evento sconvolge in profondità l’esistenza quotidiana: un brutto giorno la giovane Francesca, studentessa liceale, avverte “un cedimento nella testa, dalla parte della nuca, come un filo che si spezza all’improvviso. Forse c’è stato anche un piccolo rumore, soffice, elastico. Ma nessun dolore”. Si tratta di un’emorragia cerebrale, che fa precipitare i genitori in un dramma profondo.

       Dopo quest’evento, il libro racconta una storia di paure e di sofferenze. La ragazza va in coma, si tema per la sua esistenza, ma il filo non si spezza del tutto, grazie anche alla caparbia dei genitori, che non desistono. Sul banco degli imputati, però, finisce il mondo della sanità italiana, nel quale c’è poca attenzione verso chi soffre. L’abitudine al malato fa dimenticare certe regole elementari, costringendo i genitori ad una lunga e snervante lotta per far valere i propri diritti.

        Francesca, così si chiama nel libro la sventurata ragazza, riesce a superare lo spettro della morte e quando il volume si chiude il peggio sembra alle sue spalle. Ma “La bottega della salute” è comunque un’opera dal particolare impatto emotivo, che disegna con molta precisione certi ambienti e certe situazioni che possono materializzarsi come degli spettri nella vita di ognuno.

        Cannarsi possiede una scrittura duttile ed efficace. Non mancano i riferimenti culturali, in particolare all’inizio di ogni capitolo, che rivelano un autore colto, che ha molta familiarità con la lettura. Il primo capitolo, in particolare, si apre con una citazione da “La bottega del caffè” di Goldoni: “Animo, figliuoli, portatevi bene; siate lesti e pronti a servire gli avventori con civiltà, con proprietà; perché tante volte dipende il credito di una bottega dalla buona maniera di quei che servono”. Un invito, questo, ci pare di capire, rivolto soprattutto ai medici, con la loro enorme responsabilità verso la gente comune, specie quand’è ammalata. 

 

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