SE I CIALTRONI DETTANO LEGGE NELLA CULTURA
L'IMPORTANTE E' PARTECIPARE, NON SAPERE
Nella nostra società si sta diffondendo sempre più la voglia
di partecipare, di essere presenti, di intervenire. E’ una delle più note
caratteristiche dei nostri tempi, ormai alla base di tanti programmi televisivi,
di molte manifestazioni, di svariate iniziative nell’ambito dei mass-media. Il
televoto, ad esempio, è diventato uno strumento indispensabile non solo per le
televisioni commerciali, ma anche per la Rai. Basta pensare al recente festival
di Sanremo o ai tanti reality, che richiedono la partecipazione attiva del
pubblico da casa. Se poi uno si stanca della televisione e va su internet, trova
centinaia e centinaia di commenti agli articoli, in una corsa frenetica alla
partecipazione-lampo. I commenti certe volte sono così istantanei, che non c’è
quasi il tempo di leggere la notizia.
Si dirà che si tratta di una realtà positiva, frutto degli
sviluppi tecnologici dei nostri giorni, uno dei modi in cui si manifesta la
democrazia, e questo è in parte vero. Ma, come in tutte le novità, non mancano
dei risvolti negativi, anzi, decisamente inquietanti. Il peso crescente della
massa non sta portando con sé solo un progressivo scadimento dei programmi
televisivi, in nome del famigerato share, ma anche un ottundimento del senso
critico, della capacità di discernere e andare al fondo dei problemi.
La voglia di partecipare priva sempre più la gente della
capacità di pensare con la propria testa. Le notizie, così, vengono prese per
oro colato e diffuse a velocità supersonica, senza un minimo di vaglio e di
riflessione. I modelli sono diventati i vari esperti televisivi o telematici che
discutono su qualsiasi argomento, dalla storia medievale alle scienze occulte,
spesso senza nessuna competenza di base, e la gente si abitua a pensare che in
una discussione di geografia astronomica, ad esempio, il giudizio di un profano
valga quanto quello di un astronomo. Anzi, se il profano grida di più, ha
ragione lui. Ed invece non è assolutamente così.
La faciloneria, la superficialità, il conformismo travestito
da anticonformismo di comodo sono diventati una norma vincolante e contagiosa.
In questa gara alla partecipazione viene sminuita la competenza, la
preparazione, in ultima analisi, la cultura. A che vale trascorrere ore e ore
sui libri se il primo cialtrone riesce a trovare più ascolto, viene preso
maggiormente sul serio? Le cronache della nostra provincia sono piene di pseudo
manifestazioni culturali organizzate solo per la vanagloria di alcuni personaggi
o per rimpinguare il loro portafoglio, e magari nello stesso tempo delle
iniziative serie vengono svilite o confuse nella massa.
La cialtroneria avanza a tutti i livelli, con risultati che
spesso diventano persino tragici. Si pensi alla diffusione di certi presunti
concetti scientifici che trovano una sponda in programmi televisivi tipo Voyager.
Sedicenti scienziati o esperti, improvvisatisi tali, appaiono sul video
raccontando le frottole più inverosimili, ma con il volto serio, e le loro
farneticazioni vengono messe a confronto, ad armi pari, con le verità della
scienza più seria e consolidata. Poco conta che l’esperto magari fino a qualche
mese prima faceva il cuoco, mentre lo scienziato studia lo stesso fenomeno da
una vita. Gli astronauti americani non sono mai sbarcati su Marte, Elvis Presley
non è mai morto e vive in un luogo nascosto, forse insieme a Michael Jackson. E
la gente ascolta interessata ed esprime il proprio giudizio, decretando con il
televoto la preminenza di una tesi o dell’altra.
Una volta, riprendendo un noto aneddoto, si diceva che il
calzolaio non doveva andare oltre la scarpa. Ma oggi siamo tutti protagonisti,
tutti uguali. La chiamano democrazia, ma è il regno dell’apparenza e dei
venditori di fumo. L’importante non è essere, ma partecipare.