CIRO FRACCACRETA, DIRETTORE AMMINISTRATIVO DELLA IULM

A SAN SEVERO, QUARANT’ANNI DOPO

 

 

    Nella manifestazione dedicata ad Umberto Fraccacreta, tenutasi di recente nella Sala delle Conferenze della Biblioteca Comunale di San Severo, Ciro Fraccacreta era uno dei relatori più attesi.

    Dopo quarant’anni, come lui stesso racconta nell’intervista che segue, ritornava nella sua città natale. Classe 1946, Fraccacreta si è diplomato al Liceo classico “Tondi”, poi si è laureato in Lingue e letterature straniere alla IULM di Milano, la prestigiosa università nella quale è rimasto a lavorare, fino a raggiungere, nel 1991, la prestigiosa carica di Direttore Amministrativo, che riveste attualmente.

    E’ un pugliese di successo, insomma, che in questa intervista a tutto tondo ci parla del suo rapporto con la città natale, dei suoi ricordi, dei suoi amici, del suo lavoro e delle sue letture.  

 

 

    D.    La recente serata dedicata a Umberto Fraccacreta ha segnato il tuo ritorno a San Severo dopo circa 40 anni. Come hai trovato la tua città?

    R. Come ho avuto modo di dire nel corso della serata dedicata a Umberto Fraccacreta, considero quell’evento come la data del mio ritorno ufficiale a San Severo dopo un distacco durato 40 anni. In realtà a dicembre 2005 (per adempiere ad una promessa fatta a mio padre che desiderava essere sepolto nella sua città natale) e nel maggio 2006 (festa della Madonna del Soccorso) avevo fatto due fugaci apparizioni che mi avevano però dato l’opportunità di annotare i cambiamenti più evidenti.

        La città si è ingrandita, sono sorti nuovi quartieri nelle zone allora depresse, i palazzi importanti sono stati quasi tutti ristrutturati, il centro storico valorizzato. Nella mia ultima visita sono rimasto poi estasiato dalla realizzazione della nuova Biblioteca/Museo nel vecchio Orfanotrofio e più in generale dall’attenzione cha una parte non esigua (spero) della popolazione dedica in genere alle attività e alle manifestazioni culturali.

         Le impressioni che ne ho ricavato sono da considerarsi in genere positive. Ho un unico appunto da fare al riguardo ed è riferito al degrado della Villa Comunale, un tempo fiore all’occhiello di tutta la cittadinanza.

 

    D. Perchè questo lungo “distacco”?

    R. Il lungo distacco “fisico” (quello affettivo legato alle proprie radici non si è mai realizzato) è dovuto essenzialmente alla mancanza di opportunità che fungessero da stimolo.

   I miei genitori si erano trasferiti alla fine del 1968 a Roma e poi negli anni Ottanta a Sezze Romano. A San Severo c’erano pochi parenti residenti ai quali non ero però particolarmente legato sul piano affettivo. Amici che si perdevano nella nebbia del tempo e dei quali comunque non avevo notizie… Ora però le cose sono cambiate, ho ritrovato parenti come mio cugino Enrico e la sua famiglia, vecchi amici come Sandro Buccino, i Giuliani, Michele Lanzone e tanti altri che mi hanno riportato indietro nel tempo e mi hanno ricoperto di affetto in misura così massiccia da superare ogni immaginazione. Essi rappresentano non solo i miei attuali punti di riferimento, ma un patrimonio affettivo a cui non intendo più rinunciare per niente al mondo.

 

 

 

 Ciro Fraccacreta

              D. Quali sono i tuoi ricordi più belli legati a San Severo?

        R. I miei ricordi più belli, essendo tutti legati ai miei primi 20 anni, non possono che essere riferiti ai miei compagni di scuola, quasi tutti oggi ben inseriti nella nostra società, ed a alcuni docenti che hanno contribuito in maniera positiva alla mia formazione e al mio modo di essere. Tra tutti mi piace ricordare il mio maestro Orlando Curci e la mia professoressa di matematica e fisica Maiorano.

        Quando penso a loro (i compagni di scuola), rivedo le immagini fatte di piccole grandi cose inserite in un tessuto cittadino e famigliare che concedeva poco non solo in termini di benessere ma anche di spazi di libertà.

        Ricordo i primi turbamenti e le prime relazioni amorose fatte di poco, ma a noi giovani di allora apparivano fatte di tanto, le lunghe passeggiate sul viale della villa, le piccole marachelle che - se scoperte - diventavano tragedie.

        Tutti insieme questi ricordi io li conservo nel mio cuore come cosa preziosa di cui parlo sempre volentieri con i protagonisti dell’epoca e con le nuove generazioni, le quali faticano a comprendere come si viveva, si agiva e si pensava solo 40 anni fa.

 

       D. Tu sei uno che viaggia molto. Come viene vista dall’esterno la città? E qual è, secondo te, il problema più grave di San Severo?

       R. La San Severo che conoscevo io era una operosa cittadina del Sud che viveva in una dimensione fatta di dignità, costruita su sani principi e su valori quali la fede, la famiglia, il lavoro. La gente normale si accontentava di ciò che passava il convento e, pur avendo ambizioni e desiderio di migliorare la propria esistenza, si autodisciplinava.

       La vita trascorreva monotona e serena senza grandi scandali o pericoli per i cittadini. Il benessere era patrimonio di pochi e i poveri si indebitavano solo per la sopravvivenza.

       La San Severo di oggi è figlia del suo tempo, maggiore benessere per tutti, ricerca del facile guadagno per poter mantenere assai elevato il tenore di vita, delinquenza diffusa. Non mancano certo le persone per bene neppure oggi, ma non sono loro a determinare la percezione esterna, bensì i furti, le rapine, gli omicidi, il commercio della droga e tutte le azioni nefande di cui si nutre la malavita.

       Purtroppo nel corso dei miei viaggi in Italia e delle mie conversazioni ho dovuto registrare come San Severo non goda di buona fama. Temo, se a livello nazionale non verranno presi gli opportuni provvedimenti, che tale considerazione sia destinata a perdurare a lungo.

 

    D. Molti sanseveresi vivono altrove; li frequenti? Stimi qualcuno di essi particolarmente?

      R. A volte mi capita di incontrare a convegni sanseveresi che vivono altrove ed altre volte di parlare con sanseveresi che iscrivono i figli nella mia Università. Poi c’è Pasqualino Giuliani, da me soprannominato “l’Eco di San Severo”, che mi dà notizie sui concittadini che si distinguono nella loro professione. Gli unici che frequento con una certa regolarità sono il dott. Ugo Di Mase, residente a Ferrara, il sig. Ciro Materante, che vive a Cesenatico, il prof. Felice Princigallo, che risiede a Roma. Con essi ho mantenuto l’antico rapporto di stima e di affettuosa amicizia risalente ai tempi della IV ginnasio.

 

    D. E veniamo al tuo lavoro. Tu sei direttore amministrativo di una importante università, la IULM di Milano. Ma che cos’è la IULM?

       R. La Libera Università di Lingue e Comunicazione è una delle più prestigiose università italiane, ed è legalmente riconosciuta con D.P.R. 1490 del 31/10/1968. E’ costituita dalla Facoltà di Scienze della comunicazione e dello spettacolo e dalla Facoltà di Lingue, letterature e culture moderne. All’interno di entrambe le facoltà sono attivi molti corsi di primo livello, di secondo livello e master universitari. Ci sono risposte a tutte le esigenze professionali… 

 

  D. In cosa consiste il tuo lavoro?

       R. Il Direttore Amministrativo nelle Università italiane svolge una funzione paragonabile a quella di un “General Manager”. Egli è pertanto coinvolto in tutte le vicende del proprio Ateneo, anche in quelle attinenti alla didattica, e fa parte del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione, ove ricopre la funzione di Segretario.

Nella mia Università il Direttore Amministrativo è per Statuto inserito tra gli “Organi di governo” dell’Ateneo ed assume varie attribuzioni, sovrintende ai servizi amministrativi e contabili dell’Università e alla gestione del personale tecnico-amministrativo della IULM; provvede all’acquisto di attrezzature, apparecchiature ed arredi, secondo le modalità e con i limiti indicati nel Regolamento di Ateneo; esercita la funzione disciplinare sul personale dirigente e tecnico-amministrativo, sentito il Rettore; dura in carica cinque anni ed rinnovabile.

 

L'esterno della IULM di Milano

 

 D. Parliamo d’altro. Che genere di letture preferisci? Hai un autore preferito?

R. In generale mi dedico con molta attenzione alla lettura di testi storici e teologici. Amo i classici della letteratura antica e moderna. Le mie preferenze vanno ai romanzi d’avventura (ad esempio “Tom Jones”, “Moll Flanders”, “Robinson Crusoe”, ecc.). Recentemente ho ripreso a leggere Salgari, Verne, Walter Scott, Dumas. Non ho, comunque, un autore preferito.

 

D. Umberto Fraccacreta: è solo un tuo parente o anche un grande poeta?

    R. Fino a poco tempo fa consideravo Umberto Fraccacreta come una “gloria del casato”, un parente di cui essere orgoglioso. Da quando ho incominciato a leggere le sue opere, i carteggi da lui tenuti con illustri suoi contemporanei (Ezio Levi, Benedetto Croce, Cansinos ecc.), sono arrivato alla convinzione che trattasi di un grande poeta che - come tale - deve essere considerato “gloria nazionale”.

    Anche se non gli é mancato il successo letterario, ritengo che non abbia avuto la diffusione che avrebbe meritato.

    Per questo motivo considero meritorio l’impegno di quelli che - come Francesco Giuliani - si prodigano per toglierlo dalla soffitta letteraria in cui vive per colpa della critica imperante e per restituirgli il posto che merita nella Storia della letteratura italiana.

 

    Torna ad Archivio Letterario Pugliese