IL ROMANZO POSTUMO DI FRANCO CUOMO 

 

E’ da poco in libreria il romanzo postumo di Franco Cuomo Il tradimento del templare (Baldini Castoldi Dalai, Milano, pp. 347, euro 17,50).

Cuomo, nato a Napoli nel 1938 e scomparso l’anno scorso, è stato un giornalista ed uno scrittore molto attivo, che ha dato mostra delle proprie qualità in diversi ambiti, dal teatro al romanzo, dalla saggistica alle terze pagine dei quotidiani. Per interesse personale e per passione intellettuale, era uno dei maggiori esperti di esoterismo in circolazione, e per questo motivo era spesso ospite di programmi televisivi nazionali, come Voyageur, ad esempio.

In terra di Puglia era praticamente di casa, considerate le origini sanseveresi della moglie, e proprio nella città dell’Alto Tavoliere l’anno scorso si è tenuta una serata di commemorazione. Uno dei suoi ultimi lavori, il saggio I Dieci, sugli scienziati che avevano firmato nel 1938 il manifesto della razza, aveva sollevato non poche discussioni e polemiche, pro e centro, rappresentando, nel complesso, una proficua occasione per discutere di argomenti di capitale importanza.

 

Nel romanzo appena edito si ritrova molto della personalità di Cuomo. Le vicende dei templari, del resto, lo avevano sempre interessato. La scomparsa del potentissimo Ordine è al centro di mille leggende, di mille congetture, e lui le conosceva tutte.

Il tradimento del templare è un romanzo di storia e di invenzione. Il protagonista, Squinn de Floyran, è colui che ha permesso al re di Francia di distruggere l’ordine cavalleresco e di mandare a morte il gran maestro Jacques de Molay. Siamo agli inizi del Trecento e il sangue degli uomini scorre a fiumi, tra violenze e torture di sadica raffinatezza.

In questo contesto storico Cuomo tesse la sua tela, introducendo, tra l’altro, il personaggio di Dante Alighieri, l’uomo che da vivo aveva visitato l’aldilà. Squinn, sin dall’inizio infelice e tormentato, dopo una serie di vicende finisce per gettarsi nella Senna, in groppa al suo cavallo, ponendo fine alla sua esistenza (“E rise finalmente anche lui, come non gli era mai capitato. In pace definitivamente con se stesso”).

Le pagine di questo denso romanzo, dalla scrittura sempre limpida e sorvegliata, si leggono tutte d’un fiato. Cuomo si muove con familiarità in questi ambienti peculiari, non perdendo, nel contempo, l’occasione per soffermarsi sui dettagli e sulle problematiche. 

Il romanzo, che si apre con una suggestiva dedica, “Ai fratelli della notte/ che chiudono all’alba i loro lavori”, si chiude con un Epilogo a Piazza del Gesù, che contiene un messaggio di pace, un invito alla tolleranza e al rispetto, che si carica di una evidente simbologia esoterica, tra misteri, luci ed ombre. Il risultato, insomma, è un testamento ideale in forma di romanzo che ha tutte le carte in regola per piacere.

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