“I BARONI” DI NICOLA GARDINI
E’ un libro sicuramente interessante, quello pubblicato da
Nicola Gardini, che affronta un tema stimolante e strategico, come quello della
fuga dei cervelli dalla nostra nazione, ed in particolare dall’università
italiana. Il testo in questione si intitola “I baroni” (Feltrinelli, Milano, pp.
203, euro 13) ed è una lucida e circostanziata analisi del fenomeno, vissuto
sulla propria pelle.
Gardini, nome noto come autore di saggi e traduttore, ha tra
l’altro pubblicato l’edizione delle poesie di Ted Hughes nei Meridiani della
Mondadori. Oggi insegna Letteratura italiana e comparata all’Università di
Oxford, ma la vicenda da lui raccontata nel libro prende le mosse da lontano,
dalla vittoria in un concorso da ricercatore a Palermo, posto per il quale
lascia il suo insegnamento liceale.
Dovrebbe essere l’inizio di una carriera piena di
soddisfazioni e di affermazioni, ma per il settentrionale Gardini è la scoperta
di una realtà tutt’altro che lusinghiera, nella quale svolgono un ruolo
fondamentale i cosiddetti baroni, ossia i docenti che manovrano la complessa
rete delle assunzioni, delle promozioni e dei trasferimenti del personale
universitario.
L’autore finisce per ritrovarsi, volendo o nolendo, nella loro
rete, accumulando varie delusioni, che lo portano in giro per l’Italia, alla
ricerca di una sistemazione consona alle proprie qualità. Passano così dieci
anni e l’obiettivo sfuma ogni volta, sistematicamente. Alla fine, la salvezza
arriva dalla sua propensione ai viaggi, alla ricerca in ambito anglofono. Di qui
la possibilità di essere assunto ad Oxford, dove Gardini non conosce nessuno, ma
dove, evidentemente, si guarda al sodo, alle capacità, alle ricerche fatte, alla
voglia di impegnarsi. E’ un concorso lampo, quello inglese, ben diverso dalle
lungaggini e dagli equilibrismi italiani.
L’approdo oxfordiano rappresenta, così, il finale provvisorio
di una storia che ha segnato l’autore, tanto da spingerlo a raccontarla per i
lettori con dovizia di particolari, ma anche con un desiderio di cogliere
meccanismi e procedure, per renderli più evidenti e, insieme, più deprecabili.
Gardini studia da vicino, con occhio lucido ed implacabile, la
fenomenologia del barone, i suo comportamenti, le sue reazioni. I nomi dei
personaggi sono stati modificati, ma non i luoghi, ragion per cui ad un addetto
ai lavori i riferimenti saranno di certo espliciti. Per il lettore normale,
però, conta soprattutto cogliere l’esistenza di “elementi di un malcostume
purtroppo ben più diffuso del mio caso personale”, come scrive Gardini
nell’“Avvertenza per il lettore”, un problema che danneggia tutti gli italiani,
specie i più giovani.
Il libro, in ogni caso, va anche oltre, raccontando con
intensità una fetta di vita, fatta di speranze e di dolori personali, collegati,
in particolare, alla malattia e alla morte del padre dello scrittore. Abbondano,
così, le riflessioni esistenziali, i pensieri sulla vita in generale, che
rendono alcune pagine del volume decisamente intense e rimarchevoli.