UN SAGGIO DI ANACLETO LUPO
GLI EBREI E LA PUGLIA
Anacleto Lupo è un giornalista-scrittore di lungo corso, che si è da poco ripresentato al pubblico dei lettori con un interessante lavoro intitolato “Gli Ebrei in Puglia” (Edizioni del Rosone, Foggia, pp. 70, euro 13). Il testo ha un evidente impianto divulgativo, nel senso migliore del termine. Si tratta, in altri termini, di un lavoro gradevole e scorrevole, che affronta le problematiche più importanti legate al rapporto tra la nostra regione e il popolo della vecchia alleanza. La prefazione è opera di Francesco Bellino, ordinario di Filosofia Morale presso l’Università di Bari, che parte ricordando che la presenza ebraica in Puglia risale a prima della nota diaspora del 70 d.C. E’, dunque, un legame molto stretto, che vede gli ebrei svolgere un ruolo considerevole nell’economia della regione, fino al 1541, quando Carlo V espulse il popolo errante dal Regno di Napoli. Lupo ricorda che dopo il 70 d.C., per ordine di Tito, ben 5.000 prigionieri di guerra si stabilirono nelle località pugliesi.
Il periodo d’oro del guidaismo nella regione va dall’ottavo al decimo secolo. Federico II di Svevia, da parte sua, li trattò bene, mostrando un abile pragmatismo; in questo periodo, la mappa degli ebrei è davvero articolata e le comunità sono dappertutto, da Bari e Lecce a Foggia, San Severo, Lucera e Troia, in Capitanata.
Amati e odiati, attenti alla Terra promessa ma abili nei rapporti con i potenti, adeguavano perfettamente il loro comportamento alle necessità. Essi sapevano bene che l’ostilità dei sovrani si poteva placare a suon di monete d’oro, e la loro ricchezza li aiutò più volte, fino, appunto, all’ordine perentorio di espulsione emanato dall’imperatore Carlo V, che pose la parola fine al tempo delle giudecche.
Ma
la storia è ricca di sorprese, e così, in pieno Novecento, una comunità di
Sannicandro Garganico venne folgorata dalla religione di Mosè. A questa vicenda,
legata all’opera di Donato Manduzio e dei suoi compagni di fede, che ha attirato
le attenzioni di molti scrittori e giornalisti, anche stranieri, Anacleto Lupo
dedica il nono capitolo, “Figli d’Abramo dalle pietre del Gargano”. Oggi
numerose famiglie di Sannicandro Garganico vivono in Galilea e in altre zone
vicine.
Visti i suoi caratteri, il saggio di Lupo, come viene suggerito anche
dalla Nota editoriale finale, si presta molto bene ad una utilizzazione
scolastica, permettendo agli studenti di conoscere agevolmente i dati salienti
relativi ad un popolo che viene da lontano e che ha conosciuto l’orrore dei
lager. Utili, in chiave didattica, ci sembrano anche le foto relative alla
comunità ebraica di Trani, una delle più attive nel passato, che ancor oggi
continua a celebrare i suoi riti pieni di fascino.