TRA SAN SEVERO E LA SICILIA

UN LIBRO DEL PRESIDE GIOVANNI DE MARIA

 

Cosa c’è di meglio di un libro per lasciare un tangibile ricordo della propria esistenza? Già nel passato, ancor prima dell’invenzione della stampa, i membri di certe famiglie erano soliti lasciare degli scritti in cui veniva racchiuso il succo della propria esistenza, ad uso dei discendenti. Questa positiva abitudine è ancor viva e ad essa, nell’anno di grazia 2009, si può collegare il libro da poco pubblicato dal preside Giovanni De Maria, intitolato “Un periodo storico vissuto tra le storie della mia vita” (Dotoli, San Severo, pp. 279, s.i.p.).

De Maria, classe 1920, anche se il padre, come si usava, ne denunciò la nascita non il 24 dicembre, ma il successivo 3 gennaio, è una persona molto nota a San Severo, ma anche in provincia. La sua lunga attività di docente e preside, infatti, si è svolta in vari comuni del Foggiano, a partire dalla città capoluogo, dove ha diretto l’attuale I.T.C. “Rosati” e l’Industriale “Leonardo da Vinci”, che proprio lui ha intitolato al grande genio rinascimentale. A San Severo, poi, il suo nome si lega all’Industriale “Minuziano”, dove ha chiuso la sua carriera scolastica.

Il libro porta tre dediche, rispettivamente, agli abitanti delle Isole Eolie, ai sanseveresi e ai nipoti, curiosi di conoscere le vicende della vita del nonno. Cosa c’entrano le Eolie? E’ presto detto: De Maria è nato proprio a Lipari, dove continua a tornare da pensionato, alternando periodi nella terra d’origine e in quella d’adozione, quella Puglia dov’è arrivato nel secondo dopoguerra, in circostanze fortuite, a dimostrazione di come la vita possa essere condizionata dal caso.

L’autore nelle pagine iniziali del libro sottolinea proprio questo concetto, ossia “che tutto lo sviluppo della mia vita è stato sempre segnato dal caso”, e per dimostrarlo ci racconta le vicende che lo hanno portato dalle nostre parti.

Laureato in matematica e fisica all’Università di Messina, De Maria fa domanda di supplenza nella provincia di Messina e, potendo scegliere un’altra sede, si affida alla fortuna, mettendo in uno scatolo 10 bigliettini con i nomi di città non sedi di università, e dunque potenzialmente più carenti di docenti. Sul bigliettino prescelto c’era scritto proprio il nome di Foggia, dove comunque De Maria non sarebbe mai venuto, se il provveditore di Messina non gli avesse fatto un torto, assegnando una supplenza ad una donna con meno punti di lui in graduatoria. Quando dal Foggiano arrivarono delle offerte allettanti, De Maria decise di accettarle, e fu così che la sua vita cambiò.

Diventato docente e poi preside, il Nostro ha accumulato ben 42 anni di servizio scolastico. A San Severo, poi, lo attendeva anche una bella pugliese, destinata a diventare sua moglie.

Il caso, insomma, ci ha messo lo zampino, come del resto aveva fatto anche durante il periodo bellico, quando rischiò seriamente di ritrovarsi in Russia, come altri suoi commilitoni, mai più ritornati da quelle fredde terre.

La guerra ha comunque segnato anche la sua vita, come racconta l’autore nella prima parte del volume, che è, poi, quella più varia ed interessante. Indubbiamente la sua generazione non ha avuto molta fortuna, ritrovandosi invischiata in un tragico e sciagurato conflitto che è stato fatale a molti.

De Maria racconta queste vicende con abilità e partecipazione, rievocando fatti e volti, anche con l’ausilio di qualche fotografia, come quella di Antonietta, una giovane donna di Anguillara, nel Lazio, che rischiò di diventare sua moglie. Nel suo sforzo biografico il preside è stato aiutato dalla sua previdenza, che lo ha spinto a conservare molti documenti sulla propria vita, sopperendo, così, agli inevitabili vuoti provocati dalla memoria.

Tra i tanti aneddoti, non possiamo dimenticarne uno a sfondo tragico, legato all’inaugurazione dell’Industriale di San Severo. Tutti erano intenti a festeggiare ufficialmente la nuova sede, attesa per tanto tempo, ma la festa si trasformò in tragedia, per la scomparsa di un docente della scuola, l’ingegnere Vincenzo Alfieri, stroncato da un infarto fulminante. Inutile dire che i festeggiamenti programmati furono annullati.  

De Maria non ha trascurato neppure la politica, che lo ha visto militare nelle file della Democrazia Cristiana, in nome, dice lui, della moderazione. Nel 1994, tra l’altro, egli fu anche nominato vice-sindaco, nella giunta tecnica del sindaco Canelli.

Nel 1987 il Nostro è andato in pensione, ma non ha smesso di coltivare i suoi interessi, vivendo intensamente la sua senilità,come lui stessa l’ha chiamata, dividendo il libro in quattro periodi, ossia fanciullezza, adolescenza, maturità e senilità.

De Maria racconta con la soddisfazione e la tranquillità di chi ha la coscienza a posto, senza forzature e inverosimiglianze. Alla fine, il suo messaggio giunge limpido al lettore, ed in particolare a quei nipoti, ai quali, da buon nonno, dimostra di tenere molto.

Curata è anche la parte iconografica, a partire da quella visione di Lipari posta in copertina, affiancata da un passo di Carducci, tratto dalla lirica “La leggenda di Teodorico”. In quarta, poi, non mancano i campanili di San Severo, svettanti nel cielo di Puglia, non meno bello di quello siciliano.

 

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