I QUATTRO VOLUMI DI "GIORNALISMO ITALIANO"

 

Con l’arrivo in libreria dei due ultimi volumi, è giunta al termine la pubblicazione di “Giornalismo italiano”, un’imponente raccolta di articoli e notizie bio-bibliogafiche, a cura di Franco Contorbia, per i Meridiani della Mondadori. Nel 2007 erano stati editi i primi due tomi, che vanno dal 1860 al 1901 e dal 1901 al 1939; ora è la volta di quelli che coprono l’arco cronologico che va dal 1939 al 1968 e dal 1968 al 2001. Il tutto è disponibile in un cofanetto che richiede qualche sacrificio economico al lettore, ma che rappresenta un testo di indubbio riferimento per l’argomento, e dunque imprescindibile.

Nel complesso si tratta, come si nota, del periodo che va dalla spedizione dei Mille all’ingresso nel terzo millennio, segnato dall’attacco alle torri gemelle. In mezzo c’è un mare di eventi, tutto scandito attraverso centinaia di articoli, disposti in ordine cronologico, come negli antichi annali. Una scelta, questa, sulla quale si discute, insieme ad altre problematiche metodologiche, nell’introduzione al primo volume, ritenendola, non a torto, la più coerente e praticabile.

Contorbia, professore ordinario di Letteratura italiana moderna e contemporanea, ricorda i tanti pregiudizi nei confronti del giornalismo, soffermandosi, in particolare, sulle argomentazioni di Benedetto Croce, successivamente in parte ritrattate. Tutto schierato a favore della letteratura e della scientificità, contro, appunto, il giornalismo, Croce dirà tra l’altro che “i giovani diventano, di solito, incapaci di studio penoso e prolungato, e perdono l’amore per la diligenza e l’esattezza”. Giudizi evidentemente troppo drastici, che diventano caustici negli aforismi di Karl Kraus, per il quale “I giornalisti scrivono perché non hanno niente da dire, e hanno qualcosa da dire perché scrivono”.

Malgrado gli ostracismi e le battute al vetriolo, l’affresco messo insieme da Contorbi presenta nomi di indiscusso rilievo, che appartengono anche ai piani alti della letteratura e della critica, come Ippolito Nievo, Edmondo De Amicis e Francesco De Sanctis, ma l’elenco potrebbe essere molto più lungo, coinvolgendo Gabriele d’Annunzio e Luigi Pirandello, ma anche personaggi come Mazzini e Cattaneo. Attraverso gli articoli si rivive la storia in presa diretta e nel primo volume si tratta di vicende fondamentali, come quelle che segnano la fine del regno delle Due Sicilie e la nascita dell’Italia. Gaeta cade, sotto i colpi dei bombardamenti savoiardi, i meridionali si danno al brigantaggio, i torinesi si ribellano alla perdita del ruolo di capitale, Garibaldi torna a Caprera: gli scritti sono densi di umori e di condizionamenti ideologici, grondano di passioni e ipocrisie, anticipando quella lunga conflittualità italiana di cui siamo ancora figli.  

Man mano che ci avviciniamo ai giorni nostri, i nomi degli autori appaiono sempre più familiari e figli di una cronaca più spicciola e meno epica, fino all’ultimo tomo, che si chiude con scritti di Gianni Riotta, Oriana Fallaci, Eugenio Scalfari e Tiziano Terzani. Le scelte, come sempre in opere simili, presentano un margine di opinabilità e ogni lettore potrà individuare lacune e ridondanze. Di certo, con questi quattro volumi il giornalismo italiano trova una importante conferma del suo ruolo nella società moderna, della sua capacità di raccontare i fatti con un proprio linguaggio e una propria maniera, sia pure in un sistema di relazioni e di condizionamenti che tutti conoscono o dovrebbero conoscere.

 

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