UN LIBRO DEL 1894 DI STRETTISSIMA ATTUALITA’

LETTORI IN PUGLIA DI IERI E DI OGGI

 

           

            GLI ULTIMI DATI SULLA LETTURA

 

Gli ultimi dati sulla lettura del libro in Italia, diffusi qualche giorno fa, nel corso degli Stati Generali dell’Editoria, non possono certo dirsi incoraggianti. Malgrado qualche miglioramento rispetto a qualche anno fa, nel 2005 il 57,7 per cento della popolazione non ha letto alcun libro, esclusi quelli di uso scolastico o professionale; il 20,1 per cento non è arrivato a leggerne più di tre all’anno e un altro 16,5 per cento ne ha letti da quattro a undici. Solo il 5,7 per cento di tutta la popolazione italiana afferma di aver letto più di dodici libri: uno al mese.

Nel contesto europeo, gli italiani sono in una posizione poco lusinghiera, ovviamente. I dati nazionali, poi, vanno poi divisi per aree geografiche, ed è fin troppo facile intuire che nel Sud si è al di sotto della media appena ricordata. Di conseguenza, le librerie sono concentrate soprattutto nel Nord, dove c’è il 50,9 per cento del totale; al centro c’è il 27,6 per cento, mentre al Sud c’è il 21,5 per cento del numero complessivo. Solo il 5 per cento dei comuni del Sud e delle Isole possiede una libreria “pura”, e ben 112 comuni con più di 20mila abitanti ne sono del tutto privi. Il numero sale a 316, se consideriamo i comuni con più di 10mila abitanti.  

Dall’analisi dei dati si evince, tra l’altro, il rapporto che c’è tra cultura e ricchezza materiale. In altri termini, laddove si investe di più sui libri, c’è più ricchezza.

Tenendo presenti queste considerazioni, si capisce anche l’importanza che assumono gli spazi riservati al libro. Più ce ne sono, meglio è. A San Severo ci sono alcuni locali, come la Libreria Notarangelo, in cui i libri si affiancano ad altre merci. E’ un accostamento consueto, che nasce dalla difficoltà di far quadrare il bilancio dell’esercizio commerciale. Di conseguenza, assumono una notevole importanza i libri scolastici, oltre agli articoli di cartoleria.

Di librerie “pure”, nel senso che si occupano solo di libri, la nostra città non ne aveva nessuna, fino allo scorso mese di luglio, quando ha aperto i battenti la libreria “Orsa Minore”, in Via Soccorso. E’ una scommessa che il titolare, il dr. Michele Piscitelli, dopo aver trascorso molti anni a Modena, sta affrontando con la consapevolezza di chi è di fronte a delle sfide difficili, specie considerati i precedenti, a San Severo e nei comuni limitrofi. In fondo, non andiamo lontani dal vero dicendo che in provincia di Foggia esistono pochissime librerie “pure”, forse addirittura una sola, la “Dante” di Foggia.

Negli altri casi, si tratta di coesistenze più o meno forzate, ragion per cui i libri si dividono lo spazio con i giornali, i testi scolastici, gli articoli di cancelleria, e persino, in alcuni comuni della provincia, con articoli di moda. Nulla di male, per carità; è certo, comunque, che se aumenteranno le librerie, significherà che da noi sta avanzando finalmente la vera cultura, che deve necessariamente abbeverarsi alla fonte dei libri.

D’altra parte, il processo è inverso: meno librerie ci sono, meno stimoli alla lettura nascono nella gente. E’ una reazione a catena.

Per questo motivo, non possiamo che augurare buona fortuna alla nuova libreria sanseverese, augurandoci che i lettori cosiddetti “forti”, che poi sono quelli che leggono un libro al mese (il 5,7 per cento in Italia, come ricordato), possano aumentare sempre di più.

 

            GIORNALI E LIBRI A FINE OTTOCENTO

 

Nel Sud si leggono pochi libri, ma il discorso non cambia anche quando si parla di giornali. Siamo di fronte ad un panorama desolante, che rende di stretta attualità le parole di un grande protagonista dell’editoria in Puglia, il famoso Valdemaro Vecchi.

Nato a Fidenza, nel 1840, e scomparso a Trani, dove ha operato a lungo, Vecchi stampa nel 1894 un volume intitolato “La Puglia”, apparso in occasione del quinto congresso nazionale della “Dante Alighieri”, tenutosi a Bari. I vari scrittori che collaborano alla sua realizzazione sono diretti da G. A. Pugliese.

Il volume, di 44 pagine di grande formato, è stato ristampato in anastatica dalla casa editrice Sveva di Andria, nel 1991, a cura di Franco Silvestri, un benemerito in quest’ambito di studi, scomparso alcuni anni or sono.

L’opera è ricca di notizie su vari aspetti della vita regionale. Certo, il baricentro dell’attenzione è decisamente posto sul capoluogo regionale (è un vizio di vecchia data, come si nota…), e di conseguenza le attenzioni dedicate alla Capitanata sono ridotte; in ogni caso, è un libro che presenta numerosi spunti di interesse.

Vecchi, oltre a vestire i panni di editore, scrive anche delle pungenti note relative alla stampa periodica pugliese, in cui fa una rassegna dei giornali e delle riviste che si pubblicano nel 1894. Nel Barese sono elencati 15 organi d’informazione, tra cui l’importante rivista “La Rassegna Pugliese”, fondata proprio dal Vecchi. Nel Leccese i giornali sono 21, mentre in Capitanata sono solo 9. Ovviamente, qualche omissione è sempre possibile.

Tra i 9 organi d’informazione, 2 sono stampati a San Severo, “Apulia” e “Il Fascio”. Il primo è un settimanale, che viene pubblicato dal 1887 al 1899, sia pure con delle interruzioni. Vecchi ne parla come di un “giornale d’indole amministrativa, che ha ripreso ora le sue pubblicazioni, segnando il suo ottavo anno di vita”. “Apulia” è una testata vicina ai Rossi di Raffaele Fraccacreta, mentre “Il Fascio”, descritto da Vecchi come “giornale radicale, organo del Fascio operaio”, era un settimanale edito nel 1892-93, che forse nel 1894 era già scomparso.

Il quadro è poco lusinghiero, fa notare giustamente Vecchi, specie in Capitanata: “In peggiori condizioni sono quelli della provincia di Foggia, che vivono di vita del tutto ignorata fuori delle proprie mura, e spesso interrotta per l’abbandono e il niun interesse di quella popolazione a sostenerli”. Il che è sicuramente vero, come dimostra proprio la storia delle testate sanseveresi, tutte chiuse nel proprio orizzonte cittadino, anzi, nella sfera degli interessi personali dei politici di riferimento e dei suoi sostenitori. Il giornale serviva per scopi ben concreti, legati alla vittoria nelle elezioni politiche o amministrative o alla realizzazione di qualche affare ben definito. Di qui la vita irregolare ed accidentata di questi faziosissimi fogli.

Altrove, specie nel Barese, non mancano degli aspetti positivi, ma nel complesso il quadro è desolante. Scrive Vecchi: “La stampa periodica nelle Puglie, adunque, in 34 anni di vita libera ha fatto ben poco cammino e nessuna fortuna […] Aggiungete un’altra piaga che affligge la stampa periodica, vale a dire la pessima abitudine nella generalità degli associati (ché le onorevoli eccezioni non mancano) di non pagare. Il denaro che si spende più di mala voglia è quello dei giornali e dei libri; e si fa tutto il possibile per schermirsene”.

Si risparmia sempre sulla cultura, insomma, allora come oggi. Di qui l’editore arriva alle conclusioni: “Si sente ripetere spesso che il giornale ha ucciso il libro, e ciò può esser vero per quei paesi ove il giornale si legge e si paga da tutti. Ma in Puglia il giornale non ha certo avuto tanta forza e vigoria da poter uccidere il libro, anche perché il libro a sua volta non è mai stato vivo. Deve certo passare qualche altra generazione prima che i giornali e i libri fra noi diventino una merce facile, una merce richiesta dalla massa popolare. Allora, chi ci sarà, potrà forse concludere diversamente da quel che faccio io, e cioè che la stampa in generale, e la stampa periodica in particolare, nelle Puglie vive di vita stentata e senza morali né materiali soddisfazioni”.

Fin qui Valdemaro Vecchi, che ha scritto delle parole chiare ed efficacissime, e per giunta di strettissima attualità. Infatti, oggi, a più di un secolo di distanza, la situazione non è certo migliorata per i giornali ed i libri. Le stesse lamentele, le stesse carenze. E’ proprio vero che la Storia si ripete ed è fonte di grandi insegnamenti.

   

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