UN LIBRO SULLA SUA OPERA E SULLA SUA VITA

IL SOGNO DI FILIPPO FIORENTINO

 

       

         E’ stato da poco pubblicato un volume dal titolo accattivante, che chiama subito in causa il lettore: si tratta de “Il Gargano di Filippo Fiorentino. Un sogno interrotto?”, a cura di Falina Marasca (Edizioni del Rosone, Foggia, pp. 102, euro 15). Il libro contiene gli atti del convegno, dallo stesso titolo, tenutosi a Rodi, nell’Istituto Tecnico “Mauro del Giudice”, il 19 agosto 2005.

        A distanza di poco meno di due anni, dunque, un primo debito di riconoscenza verso Fiorentino è stato pagato, presentando una interessante serie di relazioni e di documenti su questo valido esponente della cultura pugliese, prematuramente strappato ai suoi studi e alla sua professione.

        Nato a Vico del Gargano nel 1947, Fiorentino si laurea in Lettere a Napoli ed inizia ad insegnare. Trasferitosi a Rodi Garganico, nel 1985 vince il concorso da preside, approdando poi in quell’Istituto “Mauro Del Giudice” dove appunto si è tenuto il convegno appena ricordato. Negli ultimi anni si era trasferito in Campania, per motivi familiari, ma non aveva mai perso il legame con la sua terra. Il male del secolo lo ha strappato alla vita nel febbraio del 2005, a 58 anni.

 

  

Filippo Fiorentino

     

        Autore di numerosi libri, organizzatore di convegni e di iniziative culturali, Fiorentino ha saputo interpretare nel migliore dei modi il suo duplice ruolo di figlio e di studioso. Il Gargano era sempre al centro dei suoi interessi, come testimoniano lavori come “Gargano antico e nuovo”, del 1989, che si avvale, non a caso, di una prefazione di Pasquale Soccio, “L’Accademia degli eccitati viciensi”, del 2003, e “Nel Gargano dei grandi viaggiatori”, dello stesso anno.
        A leggere questi testi colpisce subito lo stile, originale, un po’ fiorito e criptico, ma anche spia di un serio approccio verso le problematiche, di un’attenzione che viene dall’interno, da un bisogno di esprimere un nucleo di concetti vivificato dall’amore del figlio verso il proprio microcosmo.

        Le sue pagine parlano in modo eloquente anche a chi non ha avuto il piacere di conoscerlo, ma ne ha sentito sempre parlare per via indiretta. Oggi, a rendere più completo quel quadro, giunge questo volume di atti, che Falina Marasca ha curato anche come editrice, visto che è la titolare delle Edizioni del Rosone di Foggia, racchiudendo anche altri utili documenti. Dopo l’introduzione del giornalista Duilio Paiano, il libro presenta le relazioni di Pietro Saggese, Giuseppe D’Avolio, Sabino Acquaviva, Giuseppe Maratea, Menuccia Fontana, Nicola Basso, Raffaele Cera, Benito Mundi, Patrizia Resta e Benedetto del Vecchio. Nella sezione “Oltre il convegno”, poi, ci sono numerosi altri contributi di amici, colleghi ed estimatori, da Maria Teresa Rauzino a Giuseppe De Matteis e Cristanziano Serricchio. Di qui si capisce anche quanto fosse forte la carica di umanità di quest’uomo, che ha saputo lasciare, tra l’altro, una grande lezione di dignità nell’affrontare la sua malattia, come ricorda tra gli altri Antonio De Grandis, che termina il suo contributo con la toccante scena dell’ultimo, fuggevole incontro avuto con lui, ormai già segnato dal male.

        Il sogno di Fiorentino, è facile concludere così, continua in tutti quelli che hanno scelto di continuare a lottare per dei comuni ideali di cultura e di umanità.

 

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