DONNE DI DESTRA, DONNE DI SINISTRA

 

             Alla fine di ogni tornata elettorale si parla immancabilmente dell’esiguo numero di eletti appartenenti a quello che una volta, erroneamente, si chiamava “gentil sesso”. Insomma, si dice sempre che ci sono poche donne, il che è in parte vero, anche se il numero tende pian piano a crescere.

          Quello che non si può dire, però, è che non ci siano delle donne che attualmente rivestono degli incarichi importanti nell’ambito della politica italiana. Abbiamo dei ministri (o dobbiamo dire delle “ministre?”), dei governatori di regione, dei sindaci di città importanti, e l’elenco potrebbe continuare. Nelle ultime elezioni regionali abbiamo avuto anche delle sfide tutte al femminile, come in Umbria, dove Catiuscia Marini, per il centro-sinistra, ha sconfitto Fiammetta Modena, per il centro-destra, e Paola Binetti, che solo un minuto prima si era tolta la casacca del PD per indossare quella dell’Udc. E che dire della più famosa sfida laziale tra la Polverini e la Bonino? Due donne, diversissime tra loro, si sono contesa la scena, e nessuno ha lamentato la mancanza di uomini tra i candidati.

            Cosa vogliamo dire con questi esempi? E’ presto detto: è auspicabile che il numero delle esponenti del “gentil sesso” aumenti, se questo risponde ad un reale interesse delle donne stesse, ma questo non significa affatto che esista un rapporto tra presenza femminile, da una parte, e rinnovamento e moralizzazione della politica, dall’altra. Se qualcuno pensa che questo possa avvenire, si illude e nega l’evidenza, rappresentata dal numero di politici e manager coinvolti in inchieste giudiziarie e case di malapolitica. Il sindaco legato alla bancarotta finanziaria di Taranto, ad esempio, era una donna, la manager della sanità arrestata nell’inchiesta sulla sanità barese è una donna, e l’elenco potrebbe continuare. In generale, possiamo dire che le donne in politica si comportano esattamente come gli uomini,e questo ci sembra del tutto normale, visto che le persone non si dividono per genere e per specie, ma vanno valutate nella loro individualità.

          Né si può dire che le donne in politica vengono corrotte dagli uomini o diventano semplicemente un loro strumento. Affermare questo sarebbe riduttivo e addirittura ingeneroso. Un’affermazione, in fondo, da maschilista ad oltranza.

Esistono delle differenze tra le donne di destra e di sinistra? Neanche questo ci sembra vero. I condizionamenti ideologici sono sempre meno forti e la ricerca di protagonismo agita ormai tutti. Negli States la progressista Hillary Clinton insegna. In Italia, poi, quante donne hanno cambiato nel corso di pochi anni più partiti che vestiti, esattamente come certi tromboni della vecchia politica? La Binetti, in teoria, non era obbligata a dimettersi, ma quanti elettori del PD diventano nervosi sentendo il suo nome, ritenendosi traditi? E lo stesso vale per chi ha votato in Puglia alle politiche per il PDL, facendo eleggere la Poli Bortone.

Certi fenomeni sono purtroppo trasversali. In verità, esistono solo dei buoni e dei cattivi politici: tutto qua. A Milano si dice che la Moratti è una delle poche persone che riescono a tenere a freno Berlusconi, ed è alla testa di una metropoli. Si può non apprezzarla, ma è difficile negare che abbia una sua spiccata personalità. Prendiamo, al contrario, un esempio negativo: in Campania la Iervolino è stata più brava di Bassolino? Magari lo fosse stata; il vero dramma è che non si è distinta per nulla da “don Antonio”, trascinando la sua Napoli in un degrado senza fine.

Non esistono ricette facili per arginare la crisi della politica, del tipo “largo alle donne” o “largo ai giovani”. Esistono delle singole persone, con la loro storia; ed esiste il nostro impegno di singoli, che non deve venire mai meno. Sul resto, meglio non fare affidamento: le delusioni fanno male alla salute!

 

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