DIALETTI

PUBBLICATO IL DIZIONARIO DEL DIALETTO DI SAN MARCO IN LAMIS       

 

       

        E’ un periodo felice per i dialetti italiani, un po’ ovunque. E’ un controsenso, com’è stato più volte notato, che si spiega facilmente come una reazione ai meccanismi della globalizzazione. La nostalgia del “diverso” accende i riflettori su di un mondo dialettale che, malgrado tutto, rivela una sua interessante vitalità. In quest’ambito di attenzioni  si inserisce autorevolmente il Dizionario del dialetto di S. Marco in Lamis, firmato a quattro mani dai fratelli Grazia e Michele Galante (Levante Editori, Bari, pp. 1130, euro 50). Gli autori hanno già alle spalle altri interessanti lavori, che culminano ora in questo ponderoso dizionario, che si pone come un punto fermo per la cultura della vitale città di San Marco in Lamis.

La prefazione è stata firmata da Tullio De Mauro, notissimo linguista, oltre che per un periodo anche ministro della Pubblica Istruzione, il quale ha ricordato come l’Italia sia non solo la terra delle cento città, ma “anche la terra dei mille e mille centri minori raccolti intorno alle antiche capitali, anch’essi irriducibilmente segnati da tradizioni proprie solo a ciascuno, da parlate fieramente e tenacemente distinte da quelle dei centri anche più vicini”. Il discorso si adatta benissimo anche alla nostra realtà di Capitanata, nella quale ogni comune svolge o aspira a svolgere un proprio ruolo, rimarcando le proprie peculiarità.

 

Scorcio garganico

 

Il Dizionario di Grazia e Michele Galante, con le sue ventimila voci, comprende termini dialettali ancora attuali ed altri non più in uso, offrendo una risposta a molti quesiti. In una società che cambia così velocemente, l’importanza di un’opera che salvi il ricordo di mestieri e usi del tutto scomparsi è evidente. I giovani, ma anche i meno giovani, abituati alle tastiere del computer, non hanno mai visto un carretto, non conoscono nulla del lavoro dei campi, e di qui il pregio di certe voci analitiche e chiare, alle quali si affiancano non di rado delle utilissime illustrazioni. E’ questo l’unico modo di salvare realmente la memoria, un passato che si esprimeva quasi esclusivamente in vernacolo.

Il dizionario è uno strumento di consultazione,  ma si legge anche con piacere. La trascrizione delle voci, grazie anche alle caratteristiche peculiari del dialetto in questione, privilegia la semplicità, facilitando l’approccio. La cura dei dettagli è rivelata anche dall’utilizzo di numerosi collaboratori con specifiche competenze; in questo modo l’opera ha anche un valore corale, nel senso migliore del termine, di lavoro al quale in molti hanno offerto il proprio contributo.

Non sfugga, e questo aspetto ci ha particolarmente colpito, la valorizzazione della letteratura dialettale di San Marco in Lamis. Esistono, infatti, alcuni validi autori del Novecento che hanno utilizzato il loro vernacolo per scrivere, a partire da Giustiniano Serrilli e dai suoi Bozzetti dialettali del 1907.  Si pensi, poi, a Francesco Paolo Borazio, a Joseph Tusiani e a Leonardo Aucello, le cui opere si ritrovano citate a più riprese. In questo modo si crea e si rafforza una tradizione letteraria, fornendo un modello ed un invito anche gli altri scrittori in vernacolo. E’ un’operazione dal trasparente significato, che solo un’opera simile può rendere possibile.

 

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