SAN SEVERO            

UNA MOSTRA PER GIOVANNINO GUARESCHI

 

L’anno che ormai ci sta lasciando è stato segnato da molte manifestazioni dedicate a Giovanni Guareschi, in occasione del centenario della nascita. Anche San Severo non ha voluto essere da meno, allestendo la mostra “Non muoio nemmeno se mi ammazzano. L’avventura umana di Guareschi”, in corso di svolgimento nell’antisasala del teatro comunale “Verdi”.

            La mostra è stata organizzata dall’associazione culturale “Valorizziamo San Severo”, in collaborazione con il Rotary Club e l’Inner Wheel, e si avvale del patrocinio del Comune. Si tratta di un significativo insieme di vignette, disegni e scritti di Guareschi, personaggio quanto mai attuale ed interessante, al quale qualche anno fa anche San Severo ha meritoriamente dedicato una strada.

            Nato nel 1908 e scomparso nel 1968, Guareschi ha da tempo superato ogni ostracismo culturale e politico, entrando nel novero dei principali scrittori del Novecento. Datato ed insieme attualissimo, legato ad un mondo ben preciso ma capace di parlare a tutti gli uomini, Guareschi è un personaggio originalissimo e controcorrente.

Il titolo della mostra, già ospitata quest’estate al Meeting di Rimini, rende benissimo il carattere del personaggio e, soprattutto, il suo inconfondibile stile, graffiante e irriverente stile, che è rimasto proverbiale, come le sue battute sull’obbedienza cieca, pronta ed assoluta dei seguaci di Mosca. I soliti maligni refusi cambiano il senso dell’articolo dell’“Unità”, mettendo in crisi gli zelanti “compagni”, ma alla fine arriva il liberatorio “contrordine”, e tutto ritorna come prima.

Le pagine del settimanale satirico “Il Candido”, fondato nel 1945, vengono spesso riproposte in anastatica, confermando la vitalità di questo giornalismo al vetriolo, slegato dal carro e coraggioso, specie in una terra come quella di Guareschi.

Ci sono, poi, i suoi libri, anch’essi continuamente ristampati, con vivo successo. In un’Italia così diversa, come quella attuale, che ha superato le ideologie senza colmare il vuoto che ne è derivato, lasciando in piedi solo i furbetti e gli opportunisti, i personaggi di don Camillo e Peppone esprimono una nostalgia per un mondo piccolo che aveva mille difetti, questo è certo, ma aveva il grande pregio della schiettezza e della verità. Don Camillo non amava porgere l’altra guancia e Peppone e i suoi non si tiravano certo indietro, ma alla fine, di fronte alle alluvioni, ai pericoli, alle ragioni superiori dell’esistenza, c’era sempre un cenno d’intesa, un istinto di solidarietà che portava a riscoprire l’umanità dei contendenti.

Un messaggio diretto, come deve essere lo stile giornalistico, senza fronzoli, che ha fatto presa anche nei tanti lettori nati nell’epoca del computer, che si appassionano ai racconti di Guareschi o ai film tratti dalle sue opere, che vengono continuamente riproposti dalle reti nazionali, con immutato successo. Succede, con i classici come Guareschi.

 

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