LA CONTRO-GEOGRAFIA DI FRANCO CASSANO
Se dovessimo definire il carattere delle conferenze che Franco Cassano tiene ormai in tutta Italia, dovremmo dire che si tratta di corsi intensivi di “contro-geografia” o, se si vuole, di “geografia alternativa”. Una formula, questa, che vuole ricordare l’indiscutibile capacità del Nostro di abbattere tutti i luoghi comuni, i pregiudizi che condizionano, anzi traviano, i nostri ragionamenti.
Franco Cassano è stato ospite della città di San Severo, dove ha inaugurato l’anno sociale del locale Lions Club, parlando ad un affollato uditorio, presso la Biblioteca comunale. Da poco, a distanza di alcuni mesi dal suo lavoro su Leopardi, Oltre il nulla, è ritornato in libreria, con la riedizione, per i tipi de “Il Mulino” di Bologna, di Approssimazione, che in prima edizione risale al 1989.
Alla domanda sul senso di questa operazione, Cassano non ha mostrato dubbi: “Prima di tutto, c’è un motivo prosaico, rappresentato dal fatto che il libro era da tempo esaurito; poi, evidentemente, c’è una spiegazione più profonda, legata all’attualità del libro, che conferma la mia ferma volontà di abbattere tutti i muri, tutti gli ostacoli che impediscono una vera comunicazione con il prossimo, una proficua approssimazione”.
Il libro, lo ricordiamo, preceduto da una nuova parte introduttiva, sviscera il tema in cinque capitoli, Gli animali, Le età, I sessi, Le culture, I caratteri. L’obiettivo di allora, trasformare e mitigare l’azione dei meccanismi di difesa dell’identità, “proponendo in modo più o meno riuscito la plausibilità del punto di vista dell’altro”, non poteva che restare drammaticamente attuale, in un mondo nel quale sono cambiate tante cose, ma molti nodi continuano a rimanere irrisolti.
Parlando con Cassano, poi, non si può dimenticare l’importanza dello sguardo meridiano.
“Qualcuno riteneva- ci ha dichiarato- che non si potesse più parlare di Sud, della questione meridionale, o che bisognasse addirittura inseguire certe grettezze di stampo leghistico con una sorta di leghismo alla rovescia, segnato dal trionfo del localismo. Basta guardarsi intorno per accorgersi che se federalismo significa approvare le liti tra i Governatori regionali, la miopia di certi enti locali, il ritorno ad ostacoli e a miopi frammentazioni, ebbene non è questa la strada. Il Sud deve volare alto, respirare aria pura, cogliendo il vero senso del suo protendersi sul Mediterraneo”.
“Penso, ovviamente- continua Cassano- alla funzione di cerniera del Meridione, alla sua capacità di mediare tra le terre. Bisogna sgombrare il campo dalla fallace idea che il Sud deve solo imparare dal mondo cosiddetto sviluppato, che è poi quello Nord-Occidentale. Ci sono troppe tessere fuori posto, e gli uomini di cultura devono convincersi che bisogna dare un contributo fattivo. In realtà, anche dai tragici fatti dell’11 settembre 2001 è venuta la conferma che il modello occidentale non è in grado di estendere la sua ricetta all’intero pianeta; anzi, sta estendendo i conflitti, provocando la risposta del fondamentalismo islamico, che è, poi, una risposta al fondamentalismo occidentale, ai dogmi della modernizzazione. La violenza non si giustifica mai, sia ben chiaro, ma non possiamo astrarre dal quadro complessivo se vogliamo aiutare tutti a non sbagliare”.
Uno dei punti che più sta a cuore a Cassano è la progressiva privatizzazione del mondo, la scomparsa dei beni collettivi. Il professore ha pescato nella più stretta attualità, facendo riferimento alle ricchezze del territorio, all’ambiente, deturpato dal prevalere degli interessi dei singoli. “Oggi- ha ricordato- anche l’accesso al mare è diventato privato, conosce ostacoli e difficoltà. Quanto ai centri storici, alle piazze, ai parchi, troppo spesso sono diventati proprietà dei prepotenti, delle minoranze aggressive, che tengono in ostaggio la libertà della gente per bene. E’ una situazione alla quale dobbiamo sforzarci di reagire, senza tentennamenti. Né si possono dimenticare le discussioni e gli scontri sull’acqua potabile, che è un altro bene collettivo per eccellenza, tutt’altro che adatto a diventare oggetto di scontro tra amministratori”.
Se il Meridione ha una sua funzione di cerniera, si capisce quanto profonda sia la rivoluzione geografica, ma soprattutto mentale, che ci deve portare a riscoprire le nostre tradizioni, il nostro legame con i popoli che si affacciano sul Mediterraneo. Il che non vuol dire, ovviamente, chiudere gli occhi sui nostri limiti; tutt’altro, ma questo implica anche un fermo altolà a quanti pensano che il nostro destino possa essere deciso altrove. Esistono, insomma, altri tavoli, diversi da quelli dei banchieri e dei padroni della globalizzazione, e questo Cassano in nome di una cultura che diventa naturalmente ed inevitabilmente prassi, lo ha evidenziato a chiare lettere.