EDITO IL SAGGIO DI PASQUALE CORSI SU CARLO V

QUEL VIAGGIO MAI AVVENUTO

 

 

L’IMPORTANZA DEL METODO STORICO

Fino a non molti anni fa c’era ancora chi dava credito alle presunte origini classiche di San Severo, chiamando in causa Diomede, Strabone, Drion, i templi di Calcante e Podalirio, e altri riferimenti onomastici e geografici simili. L’amore di campanile e la mancanza di spessore scientifico cozzavano contro le ragioni dei fatti, e ci volle del tempo perché anche i più restii si convincessero, bontà loro, della verità.

Ma il problema, a quanto pare, si ripete ancora oggi, per altri aspetti.

Evidentemente la storia, a tutti i livelli, è una disciplina ricca di insidie, sia che si tratti di vicende che coinvolgono intere nazioni, sia che si tratti di eventi legati ad una sola comunità.

         I libri di storia locale, in particolare, non sempre opera di studiosi dal metodo impeccabile, condizionati non di rado da gravi limiti di conoscenze e di reperimento delle fonti, vanno letti con la dovuta cautela e con il supporto di uno scaltrito metodo storico. Devono essere maneggiati con cura, insomma, come fossero petardi, ed è questa la prima lezione che si ricava dalla lettura del saggio di Pasquale Corsi “Il viaggio immaginario”, sottotitolato “Un imperatore a San Severo. L’itinerario di Carlo V tra mito e politica”, giunto da poco in libreria.

Il saggio, stampato da Felice Miranda Editore, inaugura la collana dei “Quaderni di Teleradio San Severo”, che si propongono, come ricorda nell’introduzione l’editore dell’emittente televisiva, Benito Mundi, di dare spazio ad approfondimenti storico-letterari, affidati, di volta in volta, ad esperti dei vari ambiti.

         E’ una lezione quanto mai proficua, questa di Corsi, che fa una vera e propria opera di filologia storica, ossia di ristabilimento della lezione originaria dei fatti, sgombrando il campo dalle deformazioni successive, interessate o passive.

Il primo paragrafo si intitola, non a caso, “Premessa, ovvero questioni di metodo”. In esso, lo studioso circoscrive l’ambito storico da quello che tale non è, notando che nella nostra epoca c’è un’accentuata tendenza alla spettacolarizzazione, all’approssimazione, all’utilizzo fuorviante dei dati. “Vige insomma- scrive Corsi- una sorta di consumismo culturale, che contrabbanda la vera cultura[...]Insomma, nessuno osa più dire alle giovani generazioni, innanzitutto nella scuola, che le vere acquisizioni, quelle che fanno crescere gli individui e la comunità, richiedono sempre impegno e fatica. Piaccia o non piaccia”.  

 

 

 

 

 

UN FALSARIO E UNA LEZIONE PER I GIOVANI

Di qui, poi, il saggio, dopo aver fornito alcune notizie preliminari su Carlo V, entra nel merito di un falso storico esemplare, nato per interessi di parte e riproposto da altri storici in maniera acritica. Ci riferiamo, ovviamente, alla fantomatica presenza dell’imperatore a San Severo, nell’ambito del suo passaggio in Italia, tra il 1535 e il 1356, di ritorno da Tunisi. E’ un dato che è presente solo nella storiografia locale sanseverese, del tutto isolato nel panorama di Capitanata. Né a Foggia, né a Lucera, né in altri centri si parla di questo itinerario pugliese di Carlo V, e Corsi lo dimostra con un minuzioso quadro di riferimenti a passi, luoghi e fatti, passando in rassegna sia le monografie generali sull’imperatore che i testi locali.

L’8 gennaio 1536 Carlo V era tranquillamente a Napoli, dove inaugura il Parlamento, e non a San Severo. Aveva ben altri progetti e propositi, in un momento così cruciale, a pochi anni dal sacco di Roma, e Corsi ha buon gioco nel sottolinearlo, di fronte a certe ingenue interpretazioni.

Va anche ricordato che l’imperatore portava con sé centinaia e centinaia di persone di seguito, e dunque lasciava tracce profonde ed indelebili del suo passaggio, com’è avvenuto, appunto nelle città dov’è davvero stato. Per non parlare delle tasse che venivano a gravare sui cittadini!

Alla fine, l’accademico sanseverese chiude la sua disamina evidenziando le responsabilità di un sacerdote sanseverese, poi destinato a diventare vescovo di Boiano, Francesco Antonio Giannone, che crea la falsa notizia della venuta di Carlo V in una lettera datata 1667. Giannone, scrivendo una lettera al feudatario dell’epoca, un Di Sangro, inventa la notizia che l’imperatore asburgico si sarebbe trattenuto per molti giorni a San Severo con un preciso intento, ossia quello di tutelare meglio gli interessi delle famiglie nobiliari, tra le quali anche la sua.

Questa notizia, poi, è stata ripetuta e arricchita di dati immaginari da altri storici locali, come spesso avveniva. Qualcosa di simile si è verificato anche per le notizie sulle origini mitiche di San Severo, come ha documentato in un altro saggio il prof. Angelo Russi, “Tra mitologia e storiografia: il problema delle origini di San Severo”. Il processo è identico e va tenuto da conto quando si leggono opere di storia locale e si prende per oro colato tutto quello che viene riportato.  

La manipolazione della storia è sempre in agguato, ma compito dello storico è proprio quello di far parlare i fatti e la verità al di là delle strumentalizzazioni e delle deformazioni. E’ un imperativo categorico al quale non si può sfuggire.

Corsi, pertanto, con questo saggio ha tenuto una lezione di esemplare chiarezza, valida a tutti i livelli. Ai docenti e agli studenti, in particolare, spetta di mettere a frutto questo insegnamento.

La storia locale ha ancora molti punti oscuri e complessi da chiarire. L’unica strada per illuminare il cammino della conoscenza passa per lo studio serio e attento. Il resto sono chiacchiere e mistificazioni che non hanno nulla a che fare con la storia.  

 

LEGGI IL SAGGIO INTEGRALE DI PASQUALE CORSI (edito anche in Memoria di una città, Gerni Editori, San Severo, 2011)

 

 

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