UN SAGGIO DI MARIA ROSARIA CESAREO
LE PROSE FILATELICHE DI FRANCESCO GIULIANI
«Nulla rende lo spirito angusto e geloso come l’abitudine di fare una
collezione», scriveva Stendhal nelle Passeggiate romane (1829).
Ipotesi in parte condivisibile quella di Stendhal: il grande rischio del
collezionista è quello che l’hobby possa sfociare in una forma di dipendenza,
quella maniacale abitudine così prossima alla patologia da sfiorare la
cosiddetta sindrome da accumulo compulsivo. Quanto alla gelosia, Stendhal ne
avrebbe ben donde: i collezionisti sono gelosissimi del loro tesoretto.
Fortunatamente, i collezionisti estremi (bibliomani, cartomani e via…
accumulando) non sono poi così tanti e, con tutto il rispetto per il grande
scrittore, riteniamo di poterlo garbatamente smentire affermando che il
collezionismo è, o quantomeno può diventarlo, una sana abitudine. A patto che il
collezionista riesca a fare appello al buon senso, al sano principio che non si
può collezionare di tutto solo per colmare con l’oggetto del desiderio certi
vuoti interiori, l’arte di collezionare, catalogare, archiviare può davvero
tradursi in una sana e piacevolissima attività. Se poi la collezione diviene
oggetto di un’esposizione, di un catalogo, di una pubblicazione, allora parliamo
di professionisti del collezionismo, quello con la C maiuscola, per intenderci.
È il caso di Francesco Giuliani, italianista e filatelico di lungo corso che,
sulla scia del precedente lavoro La fucina, la vendemmia e il legname (Edizioni
del Rosone, 2012), sempre per l’editrice foggiana pubblica ora Bimillenari
scrittori e altri pretesti: prose creative sui francobolli del Regno d’Italia.
Felice connubio tra letteratura e filatelia, l’opera offre al lettore la duplice
opportunità di apprezzarne, per un verso, l’aspetto iconografico, con la
riproduzione delle belle tavole a colori delle vignette storiche e letterarie
del Regno d’Italia – aspetto, questo, strettamente congiunto all’ambito
artistico-filatelico – e, per l’altro verso, gli spunti, le annotazioni, le
interpretazioni e divagazioni letterarie sulla vita dei personaggi rappresentati
e sul contesto storico legato agli eventi commemorativi.
Per il precedente lavoro, apripista della collana Filatelia, Numismatica,
Collezionismo, dedicato alla serie ordinaria di francobolli dal titolo Italia al
lavoro, Giuliani aveva composto diciannove prose, una per ciascuna Regione
d’Italia, considerato che all’epoca il Molise e l’Abruzzo erano fuse in un’unica
Regione. Le vignette rappresentavano i lavori simbolo di ogni Regione
mirabilmente incise dall’eclettico artista romano Corrado Mezzana (Roma 1890 –
1952, pittore, architetto, scenografo, medaglista d’eccezione), il cui felice
tratto riusciva a sintetizzare la complessità compositiva dei particolari e
l’immediatezza espressiva delle allegorie. Una per tutte, la vignetta de La
vendemmia che identifica felicemente la Puglia, il 30 Lire rosa riprodotto anche
in copertina.
Nel recente lavoro, invece, l’autore focalizza la sua attenzione su ben otto
serie del Regno d’Italia, abbastanza pregevoli e ricercate, emesse nel periodo
che va dal 1923 al 1942. Si passa dal cinquantenario della morte di Alessandro
Manzoni al bimillenario della morte di Virgilio, dalla serie Pro Dante Aliglieri al
decennale della marcia su Roma, dalla mostra delle colonie estive al
bimillenario della nascita dell’imperatore Augusto per finire con il
bimillenario della nascita di Tito Livio e il terzo centenario della morte di
Galilei. A corredo dell’opera, una sapiente ed esaustiva prefazione del
professore Francesco De Martino: Per amor di atéleia: le ekphraseis di Francesco
Giuliani, forbito e dettagliato excursus dell’intera opera.
Da ogni vignetta l’autore prende spunto per descrivere con prose
creative,settantasette, per la precisione, tutte singolarmente titolate:
momenti, ri-tratti, frammenti di vita, aneddoti, glorie e sconfitte dei grandi
personaggi e delle epoche che hanno “fatto” la nostra Storia.
Singolarissime le prime sei incisioni con le vedute dei luoghi manzoniani
impresse dalle Arti Grafiche Enrico Petiti. Pescarenico, il lago di Como, casa
Manzoni (lo storico palazzo milanese in Via Moroni), il monte Resegone, tanto
caro a don Lisander – come amavano definire il Manzoni i suoi concittadini
milanesi – «Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene
non interrotte di monti….». Con le sue nove punte che ricordano i denti di una
sega, “il Serrada” – chiosa Giuliani – fu oggetto di un curioso errore
geografico a firma del Carducci che, in un noto poema, scriveva di vedere
tramontare il sole alle sue spalle, cosa impossibile per una catena montuosa
sita a nordest del capoluogo lombardo.
Dieci le vignette – anche queste firmate Mezzana – dedicate al bimillenario
della morte di Virgilio, tutte corredate di citazioni dall’Eneide,
dalle Georgiche, dalle Bucoliche che stuzzicano la penna di Giuliani a sfoderare
con maestria la sua formazione di stampo classico.
Nel 1932, La Società nazionale Dante Alighieri fu promotrice dell’emissione di
una serie di ben dodici francobolli stampati dalla romana Officine Carte Valori
rappresentanti la ritrattistica dei grandi autori della letteratura italiana
disegnati, questa volta, da Francesco Chiappelli (Pistoia 1896 – Firenze 1947),
cui Giuliani affianca i due “posta aerea”, il 50 centesimi bruno con la Macchina
volante di Leonardo da Vinci e il Ritratto di Leonardo, il violetto del valore
di una Lira, questi ultimi due firmati Mezzana. «Il figlio del notaio di Vinci
l’aveva studiato sin da bambino il volo degli uccelli […]. Senza fretta,
indifferente alla sferza del sole e alle folate del vento, si convinceva ogni
volta d’aver trovato l’anello mancante». In questo capitolo, che l’autore
titola Pro “Dante Alighieri “o delle glorie italiane, le prose di Giuliani si
arricchiscono di digressioni personali e approfondimenti letterari: dalla triste
cerimonia del Nobel a Carducci (il premio venne consegnato successivamente a
casa Carducci: l’anziano poeta era infatti costretto a letto, ormai gravemente
infermo e non poté recarsi a Stoccolma per la cerimonia di premiazione), alla
“disputa” tra il Leopardi e il Botta per l’aggiudicazione del premio
quinquennale (edizione 1830) bandito dall’Accademia della Crusca, il cui esito
vedrà sconfitto il poeta marchigiano in favore dello storico piemontese: «Restò
negli annali, quel premio, non per la cura dei giudizi, non per l’eccellenza dei
giurati, bensì per l’unico voto assegnato al Recanatese. Uno contro tredici,
le Operette morali contro la Storia d’Italia, la spietata denuncia
dell’infelicità umana opposta alle cronache di venticinque anni». Giuliani non
lo dice – non era questa del resto la sede – ma l’unico voto a favore del
Leopardi fu, molto probabilmente, quello di Gino Capponi, fondatore assieme al
Vieusseux (quello dello storico Gabinetto) della rivista Antologia. Cattolico ma
ghibellino di larghe vedute e di esperienza europea, Capponi fu l’unico membro
della Commissione giudicatrice ad esprimere un giudizio lusinghiero
sulle Operette morali, ma i premi letterari – si sa – nati per promuovere la “bibliodiversità”,
quasi mai finiscono per premiarla, ora come allora.
Venti i francobolli emessi in occasione del decennale della
marcia su Roma, probabilmente la serie commemorativa italiana più lunga: sedici
di posta ordinaria, due di posta aerea e due espressi. Mezzana li disegna tutti
– così come le principali serie emesse dal regime fascista – affiancando ad ogni
vignetta una frase del Duce che offre il destro a Giuliani per sottolineare
l’evidente natura propagandistica del regime con l’ostentata simbologia posta in
primo piano: «Il circolo del potere umano inizia sempre con parole mielose e
programmi luminosi. Splendono le armi del condottiero e i suoi gesti strappano
assenzi e occhiate d’intesa».
Quasi da libro Cuore, come sottolinea De Martino nella prefazione, il
capitolo dedicato alla serie di carta valori Mostra delle colonie estive e
assistenzaall’infanzia emessi nel 1937. «Sedici francobolli, di terra, d’aria e
di mare …». Giuliani ci propone le sei vignette madre con incisioni di Garrasi e
Maffei:Bambino con spighe in mano, Bambino con braccio alzato: «… con quelle
guance soffici come cotone e dolci come zucchero filato, da rubare le carezze ad
un orco», Ragazzo tra due fasci littori: «E quell’ometto orgogliosamente in
posa, che guarda davanti a sé senza paura? No, non è un illuso, per fortuna.
Quelle ai lati non sono scuri, ma le ali della sua giovinezza, che gli
permetteranno di mettersi in salvo…», Bambino in fasce (il 75 centesimi rosso
meglio noto come il putto di Andrea della Robbia),Bambino con moschetto e, per
finire, Teste di bimbi, il seppia da 50 centesimi.
Seguono le sezioni dedicate dall’autore a due bimillenari: quello della nascita
di Augusto o del tempo confuso (dieci francobolli ordinari e cinque di posta
aerea emessi nel 1937) e quello della nascita di Tito Livio o
dell’impostura (quatto francobolli ordinari emessi nel 1941. Qui si propone il
rosso da 20 centesimi + 10 e il viola da 50 centesimi + 25). Entrambe le serie
sono disegnate dal Mezzana secondo un perfetto gusto classicheggiante,
accordando modelli rinascimentali e manieristi: dei veri capolavori in
miniatura. In calce ad ogni vignetta una frase in latino, che Giuliani
opportunamente traduce e commenta, tratta ora dal Res gestae augusteo,
ora dai Carmina e dal Carmen saeculare di Orazio, ora dall’Eneide
di Virgilio.
Ottava ed ultima sezione Galileo o del limpido sguardo, dedicata alla serie di
quattro francobolli (la penultima del Regno d’Italia), emessa nel 1942 in
occasione del terzo centenario della morte di Galileo Galilei (1564-1642). I
quattro bozzetti del Mezzana, di uno stile sorprendentemente fresco e moderno,
«risalgono i secoli per parlare di un uomo che vedeva lontano in cielo e sapeva
orientarsi bene sulla terra, senza evitare torti e miserie».
Chiuso l’album dei francobolli nell’armadietto del suo
studio (ma non aveva buttato via le chiavi?), Giuliani lascia aperto l’album
della storia, quella che passa attraverso la vita degli uomini, col “pretesto”
narrativo e la promessa di raccontarne ancora una volta le storie e i destini
impressi, magari, su altri rettangoli di carta gommata.
L'articolo è apparso sul sito "Incrocionline" il 24/9/2013
L’Italia vista dai francobolli
di LORETTO RAFANELLI
In “Bimillenari scrittori e altri pretesti” l'autore rivisita le otto serie del
Regno d'Italia emesse dal 1923 al 1942. Non da filatelico, benché lo sia, ma da
esperto letterato, con “prose creative” che interpretano la natura dell'oggetto
in esame e i personaggi che vi compaiono. Da Tito Livio a Galileo a Manzoni
Ho sempre avuto una certa attrazione per i francobolli, come tantissimi ragazzi
di un tempo. Iniziai una collezione, finita nel nulla, date le difficoltà e le
spese eccessive che si prefiguravano. Mi è sempre rimasta comunque una curiosità
nei confronti della filatelia, pur non conoscendo molto di tale mondo, visto ora
dalle vetrine di qualche raro negozio o nelle bancarelle dei mercatini
dell’usato. Per questo ho avuto un sussulto di fronte al libro Bimillenari
scrittori e altri pretesti. Prose creative sui francobolli del Regno
d’Italia, scritto da Francesco Giuliani, professore dell’Università di Foggia
(Edizioni del Rosone, 20 euro). Non si tratta di un libro per collezionisti, una
guida, o qualcosa di simile, l’autore infatti pur essendo un esperto di
francobolli, compie una operazione che è essenzialmente letteraria, pur
“appoggiandosi” ai preziosi esemplari delle otto serie del Regno d’Italia,
emesse dal 1923 al 1942.
Questi stupendi francobolli, in molti casi introvabili, sono pubblicati nel
libro, e si evidenziano in tutta la loro bellezza e unicità. L’autore,
accompagna al francobollo una breve prosa, che in modo creativo ne chiarisce e
ne interpreta la natura. Una molteplicità di scritti dove Giuliani ci riporta
non solo nell’ambientazione oggettiva che il francobollo rappresenta, o nella
precisione storica richiamata, piuttosto egli penetra nel profondo di un mondo
lontano, che ci restituisce con una sapiente e intuitiva visione.
Le otto serie del Regno d’Italia trattano i più svariati personaggi e i più diversi temi, si va dalla serie su Manzoni, a quella su Virgilio, per il secondo millenario virgiliano, da quella sotto la dicitura Società nazionale Dante Alighieri, dedicata ai grandi scrittori nazionali (Boccaccio, Foscolo, Carducci, ecc.), a quella relativa al Decennale della patria fascista illustrata da Mezzana (bellissima serie con titoli esemplari: Perché l’Italia abbia pane per tutti i suoi figli; La vigile scolta della patria e del regime; I bimbi d’Italia si chiaman balilla; Rischiare la vita per sentir quanto vale; Trepida vigilanza su ogni culla, ecc.), dalle colonie estive ad Augusto, quindi Tito Livio e Galileo.
Vogliamo riportare un passo del brano relativo al francobollo Perché l’Italia
abbia pane per tutti i suoi figli, in occasione del Decennale, dove è
raffigurato un uomo che ara il terreno con l’ausilio di due possenti mucche
mentre sullo sfondo c’è un trattore, omaggio alla velocità che il fascismo vuole
richiamare: «L’aratro e la trattrice, tesi all’unica meta, la lunga storia e il
presente o, spesso, il futuro prossimo: ma il primo piano è per l’uomo che
ricalca esattamente il solco dei suoi avi, senza mai alzare lo sguardo, fidando
nel vigore delle sue braccia e dei suoi buoi, di cui non vede neppure il volto.
Potrebbe essere uno schiavo in attesa di libertà o un servo della gleba che teme
lo scudiscio, non cambierebbe nulla… L’onda sonora delle parole prometteva pane
per tutti i figli, in una nazione prostrata da viaggi disperati e da campagne
invidiate».
Commentando un francobollo raffigurante un bambino con le spighe in mano, della
serieMostra colonie estive e assistenza infanzia, Roma, giugno-settembre XV,
scrive l’autore: «Incollato su buste bianche o su cartoline ricordo, quel
piccolo sembra uscito dal sogno ricorrente di una madre… Quel volto viaggiò per
la penisola, tirato fuori dalla borsa del postino e consegnato in fretta al
destinatario, che subito pensava a una buona notizia. Se poi non era vero, la
vignetta fingeva da antidoto al male, rendeva più lieve il peso degli eventi.
Erano anni d’impero e d’illusioni, di apparenti e di reali pericoli, scanditi
dai tocchi delle campane d’oltralpe. Sui fogli i numeri romani dell’era nuova
s’accompagnavano a quelli arabi di sempre, per obbligo, per fede, per prudenza.
Quel sorriso contagioso frenò, fino alla fine del ’38, anche i passi del grande
capo e dei gerarchi in visita ai padiglioni romani della mostra. Poi il
rettangolo gommato perse il suo valore, restando solo negli album gelosi dei
collezionisti, e la discesa fu sempre più rapida…».
In un passo su Boccaccio, Giuliani mette in risalto un certo costume italico,
come peraltro si evince dalle novelle del grande scrittore: «Le parole del libro
riempivano la stanza come in un giorno di festa, schiudevano, per magia, il
varco verso le piazze più belle e affollate, dove i cavalieri seguivano i passi
di quella donna mai incontrata prima. E non mancavano le giuste pene per i
maschi creduloni e distratti, per gli sciocchi che cercavano altrove quello che
possedevano da tempo. Per questo il sentimento era ricambiato e i mercanti
leggevano i suoi racconti, aggiungendo sui margini dei fogli commenti e facezie,
come se cento novelle non bastassero. Era uno di loro, anche quando parlava
degli inganni, degli agguati schivati e delle trappole tese per riportare la
bilancia dal giusto lato, per evitare la vergogna del fallimento».
Giuliani con questo libro continua un lavoro iniziato nel 2012 con un volume
dedicato alla serie di francobolli Italia al lavoro del 1950. Un lavoro prezioso
che pone in evidenza la bellezza di una certa filatelia nazionale e fa scoprire
una parte del Novecento ormai racchiusa in polverose soffitte. Ma Giuliani, è
bene ricordarlo in questa occasione, è autore di decine di libri di critica
letteraria, specie sugli scrittori pugliesi. Un lavoro di ricerca e di
approfondimento che ha permesso di dare risalto a una serie di eccellenti
scrittori meridionali: da Casiglio a Mandes, da Fraccacreta ad Annese, da
Beltramelli a Petrucci. Una voce quindi critica e creativa di quella terra
pugliese – Giuliani è di San Severo, la capitale del Tavoliere, la città anche
di Andrea Pazienza, di cui era amico – che merita ben altra attenzione rispetto
a quanto fin qui fatto dalla cultura nazionale.
L'articolo è apparso sul sito "succedeoggi", cultura nell'informazione quotidiana
http://www.succedeoggi.it/?s=francesco+giuliani
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Bruno Crevato-Selvaggi, in "Qui Filatelia", lug.-sett. 2013, p. 41
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Si legga la recensione del libro sull'aggiornato sito di informazione filatelica "Vaccari News" (www.vaccarinews.it)
NOV
17
2013
LIBRI E CATALOGHI
Prose dentellate tra Manzoni e Galilei
Nuovo volume di Francesco Giuliani, che associa francobolli a testi creativi.
Ora si sofferma su settantasette cartevalori del Regno, cui dedica altrettanti
interventi
Tra francobolli e prose
Le cartevalori d’anteguerra viste sotto un aspetto diverso, che va oltre gli
obiettivi collezionistici. Nel libro “Bimillenari, scrittori e altri pretesti”,
infatti, rappresentano degli spunti per -lo precisa il sottotitolo- “prose
creative sui francobolli del Regno d’Italia”.
L’autore, Francesco Giuliani, è italianista, docente a contratto di Letteratura
italiana contemporanea all’Università di Foggia. Tra i suoi lavori precedenti
c’è “La fucina, la vendemmia e il legname”, dedicato alla serie “Italia al
lavoro”.
Nel nuovo titolo, invece, ha scelto come base ispiratrice le serie riguardanti
Alessandro Manzoni, Virgilio, Società nazionale “Dante Alighieri”, decennale
della “Marcia su Roma”, colonie estive, Augusto, Tito Livio e Galileo Galilei.
Soffermandosi ad ogni singolo esemplare per proporre complessivamente
settantasette elaborati, tutti della stessa lunghezza di duemila battute, spazi
inclusi. Pretesti “per raccontare il destino dell’uomo di sempre”. D’altro canto
-ricorda il professor Francesco De Martino nella prefazione- la filatelia
rappresenta “un utile «bignami» delle cronologie letterarie che contano”.
Firmato dalle edizioni del Rosone, il libro raccoglie 280 pagine; i dentelli
citati sono riprodotti ingranditi ed in quadricromia. Il prezzo di copertina
ammonta a 20,00 euro.