ARMANDO PERNA E LA DAUNIA ARCAICA
Armando Perna ha pubblicato nel corso degli anni numerosi libri, spaziando dalla
narrativa alla critica, dalla poesia ai temi didattici, riscuotendo dei calorosi
apprezzamenti. Eppure, esaminando più da vicino queste opere, non è difficile
individuare il filo rosso che le lega saldamente, rappresentato dal rilievo
attribuito al passato, inteso come una preziosa chiave di lettura per vivere
adeguatamente il presente ed orientarsi nel futuro.
Detto in altri termini, Perna batte sull’importanza della continuità storica,
sul valore della tradizione, intesa non come una serie di inutili orpelli del
passato, di futili ed esteriori consuetudini, ma come un tesoro da valorizzare
costantemente, quasi si trattasse di uno di quei buoni fruttiferi a lunga
scadenza, che continuano a dare interessi.
La nostra società da tempo vive in un eterno presente, alla giornata, mostrando
in modo palese il suo disorientamento. Ci si affida al caso,
all’improvvisazione, procedendo a tentoni, con la pretesa di chi vuole
rinunciare ai tradizionali punti di orientamento, ritenuti scomodi o troppo
impegnativi, senza possederne dei nuovi, anzi, spesso senza nemmeno cercarli.
Di qui la polemica dell’autore, palese e sotterranea, a seconda dei casi, che
opera dopo opera porta alla luce le tessere del passato che ci circonda, anzi,
di cui siamo costituiti, e studia il modo per poter meglio adattare il suo
messaggio ai potenziali interlocutori.
Si spiega, così, il senso di questo suo ultimo lavoro,
La Daunia arcaica, che si collega in
modo particolare, pur con le sue ovvie peculiarità, al romanzo
Viaggio esoterico nella Daunia antica,
pubblicato a Firenze nel 1999, che aveva come protagonista un maresciallo dei
carabinieri, appassionato di archeologia e impegnato a difendere i beni
artistici.
In un giorno del mese di marzo del 1976 si presenta in caserma, a San Severo,
uno strano personaggio, proveniente dall’antico mondo dauno, che lo porta con sé
a ritroso nel tempo. Le città, di colpo, lasciano spazio alle paludi e ai boschi
fitti e impervi dell’antica Daunia. Si scopre che il viaggio è stato voluto da
questi abitatori del Nord della Puglia, preoccupati per la scomparsa dei
reperti, a causa del saccheggio operato dai tombaroli e dei danni prodotti dalla
meccanizzazione agricola e dall’espansione edilizia, e desiderosi di far
arrivare con più forza la loro voce.
Il maresciallo inizia così un’avventura che gli permetterà di conoscere
da vicino questa civiltà venuta dall’altra sponda dell’Adriatico, ricavandone
delle preziose lezioni di vita, che non dimenticherà più, anche quando il
viaggio lascerà spazio al ritorno nella vita quotidiana contemporanea.
La vena narrativa del Viaggio esoterico,
però, lascia ora spazio ad un discorso più diretto e comunicativo, che sembra
avere come destinatari preferiti i giovani e, in generale, le persone desiderose
di saperne di più sulla propria terra, sul microcosmo del Nord della Puglia,
abitato in passato dalla gloriosa popolazione dei Dauni.
Uno dei difetti tipici della nostra terra è rappresentato dalla tendenza a
sottovalutarci, a pensare che l’erba del vicino sia sempre più verde, ma Perna
vuole dimostrare proprio il contrario, ossia che la civiltà, con l’iniziale
maiuscola, ha trovato uno dei suoi luminosi centri di sviluppo proprio in
Capitanata.
Nelle pagine iniziali, l’autore circoscrive con chiarezza il quadro geografico,
il teatro dei luoghi, riprendendo in modo opportuno una serie di informazioni
basilari su questa popolazione, di cui parlano alcune preziose testimonianze
storiche greche e latine. Perna fa tesoro dei testi classici scritti
sull’argomento, aggiungendo, ovviamente, la conoscenza dei lavori più recenti,
che stanno rendendo sempre più chiaro il quadro degli eventi, anche se molto
resta da scoprire.
Un’altra fonte di conoscenze sulla quale Perna pone costantemente l’accento è
rappresentata dal ricorso al mito, dagli antichi racconti mitologici, con i loro
messaggi più o meno escpliciti. Sfilano, così, i nomi di Dauno, Diomede, degli
eroi omerici, di personaggi, insomma, molto celebri, che ci ricordano quanto
fossero stretti i rapporti della Puglia con la Grecia, e in generale con il
mondo orientale.
Di qui, poi, alla trattazione sulle città dell’antica Daunia, il passo è breve.
Ritroviamo, così, la grande Arpi, coinvolta, come gli altri centri della zona,
nelle guerre puniche, che provocarono degli ingenti danni al territorio.
E’ un fiume di eventi, quello che Perna sintetizza per il lettore, corredando il
testo con una serie di illustrazioni efficaci, qualcuna, addirittura, disegnata
dallo stesso autore.
Anche l’occhio, si sa, vuole la sua parte e il Nostro si ispira alle celebri
stele daunie e al mito di Cassandra, la bella figlia di Priamo alla quale si
rivolgevano le fanciulle per scongiurare un matrimonio non gradito. In altri
casi, invece, l’autore si serve di reperti archeologici, che confermano la
ricchezza di un territorio che purtroppo da vari decenni viene impoverito dagli
scavi illegali e dalla mancanza di idonei strumenti di repressione.
Si tratta di problematiche che Perna conosce molto bene, come dimostra proprio
il capitolo Conclusioni e considerazioni
di fondo, nel quale fa appello ai propri ricordi di insegnante elementare,
impegnato a diffondere dei valori fondamentali. Talvolta, nel corso dei lavori
agricoli o edilizi, venivano alla luce vasi, ex voto, scheletri, e Perna, da
attento educatore, interveniva per non disperdere questo materiale. Oggi, alcuni
di quei reperti sono a disposizione dei visitatori, nel museo di San Severo, a
conferma del fatto che tutti sono chiamati ad impegnarsi per la tutela del
patrimonio artistico della propria terra.
Con questo capitolo finale Perna chiude egregiamente una trattazione che parte
dal passato, ma finisce inesorabilmente nel presente, ricordando che la civiltà
non può reggersi da sola, ma va sempre virtuosamente inserita nel circolo del
tempo, in quel cammino che coinvolge, generazione dopo generazione, tutti gli
uomini. Una lezione, questa, da non dimenticare.