ARMANDO PERNA
L'ALBUM GENEALOGICO DEI SANSEVERESI
Ripensando a questi libri, balza subito all’occhio la novità rappresentata dal
volume che abbiamo il piacere di presentare, in quest’anno di grazia 2012:
San Severo. Genealogia di una Comunità.
Siamo
di fronte, infatti, come evidenzia opportunamente il sottotitolo, ad una
Antologia visiva della Città, ossia ad un corposo libro che raccoglie varie
centinaia di foto e illustrazioni relative al capoluogo dell’Alto Tavoliere.
E’ stato ripetuto tante volte che la nostra è un’epoca dominata dalla visività,
dalla necessità di avere un contatto con la realtà basato più sull’immagine che
sulla parola. Alcuni anni fa i soliti esperti giunsero persino a decretare la
morte della scrittura, sottolineando che l’alfabeto è nato solo ieri, nel
cammino dell’uomo. I profeti apocalittici hanno sbagliato le loro predizioni, di
fronte ad un sussulto della comunicazione verbale, alla diffusione incontrollata
degli sms e dei social network; ma è pur sempre vero che l’aspetto visivo, oggi
più che mai, è fondamentale e pressoché imprescindibile.
Così, dopo aver pubblicato centinaia di pagine dedicate al passato
sanseverese, con una preferenza per i secoli più vicini a noi, Perna ha pensato
bene di completare il suo cammino portando in primo piano soprattutto le
immagini. Se vogliamo, è una sorta di album di famiglia di una comunità, che si
aggiunge ai lavori precedenti, il doveroso risvolto della medaglia, che, sulla
base di comuni riferimenti concettuali, offre moltissimi spunti di
approfondimento.
Perna parte da lontano, illuminando le radici di una città nata nel
Medioevo, com’è stato ormai da tempo chiarito, sgombrando il campo da tante
leggende che spostavano la nascita ad epoche molto più antiche. L’anno preciso
della nascita non lo conosce nessuno, né sarà facile scoprirlo in futuro, a meno
di sorprendenti rivelazioni, ma di sicuro sul territorio non mancano le tracce
di una frequentazione che risale alla preistoria. Di qui l’attenzione che il
Nostro ripone sui reperti del museo civico di San Severo, rinvenuti in buona
parte nei decenni scorsi, grazie all’impegno di un gruppo di studiosi ancora
attivi nell’ambito della ricerca, tra cui lo stesso Perna. Selci, cisterne, urne
funerarie, materiale preziosissimo, che ha attirato l’attenzione di esperti
anche stranieri, che sfilano nelle pagine del libro, come in una ideale parata
storica, fino a giungere a periodi più documentati, ossia al Medioevo della
chiesa di San Severino e delle quattro parrocchie storiche della città dell’Alto
Tavoliere.
All’Autore va dato atto di aver raccolto un’imponente documentazione
iconografica, sia edita che inedita, frutto di una capillare ricerca. Accanto,
così, a luoghi e personaggi già presenti in altri lavori di storia locale,
troviamo un cospicuo numero di illustrazioni sconosciute, brani di un passato
faticosamente salvato dalla dispersione e dall’oblio. Ci riferiamo soprattutto
alle fotografie, che vanno dalla fine dell’Ottocento fino ai giorni nostri,
mostrando con dovizia di particolari l’evoluzione di certi luoghi familiari a
tutti i sanseveresi.
Si pensi, ad esempio, al teatro comunale, nato in epoca fascista e poi
giunto fino a noi, dopo alterne vicende. Perna include numerose fotografie,
documentando un edificio che porta i segni dell’epoca, con i vistosi fasci posti
sulla facciata, che viene poi utilizzato per balli e feste matrimoniali, che
ritorna sede di cultura, passando attraverso un integrale restauro che ha
cancellato i segni dell’umidità e dell’incuria. E che dire dei mille particolari
che cambiano? Dell’edicola, prima assente, che poi occupa un angolo della
costruzione, adeguandosi ai cambiamenti di gusto e di abitudini dei sanseveresi?
Ma è solo uno dei tantissimi esempi che si possono fare. Si consideri
Piazza Carmine, nel cuore della città. Le foto più antiche ci mostrano una
distesa di fosse di grano, preziosissime per l’economia del luogo, intorno alle
quali la gente, numerosa, passeggia tranquillamente. Il fondo non è asfaltato,
mentre sulla destra spicco uno strano edificio, che è, poi, la chiesa di
Sant’Onofrio, chiusa al culto quotidiano negli anni Venti dello scorso secolo e
scomparsa del tutto nell’immediato secondo dopoguerra. Tre chiese in una piazza
erano davvero troppe, anche se i fedeli praticanti erano ben più numerosi
rispetto ad oggi.
Che dire, poi, di Corso Garibaldi, il mitico viale della villa
sanseverese, affollato da cavalli e carretti? La Chiesa delle Grazie è davvero
malridotta, ma quello che cambia è soprattutto il panorama della città. Mancano
gli orribili palazzoni che hanno distrutto, negli anni Cinquanta e Sessanta, la
fisionomia del centro storico. I palazzi sono tutti a due piani e sullo sfondo
c’è solo, dominatore incontrastato, un campanile. Un mondo più povero,
senz’altro, ma nel quale mancano alcuni degli scempi destinati a diventare
familiari al nostro sguardo di posteri.
Anche nelle zone più centrali gli spazi vuoti sono numerosi. Si passa
subito dalle case ai prati e ai vigneti. L’attuale Via don Felice Canelli ci
mostra una Chiesa di Croce Santa ancora isolata, che riempie l’orizzonte in modo
vistoso. In primo piano, invece, c’è l’animazione degli eventi particolari, e lo
scatto di una fotografia rientra in questa tipologia. In tanti guardano verso
l’obiettivo, con la tipica curiosità della nostra gente.
Vuoto è anche il Viale della Stazione, ancora in terra battuta, con degli
alberi appena piantati. Qui la definizione di “città dei campanili” è più
calzante che mai.
In altre fotografie sono ritratti, rispettivamente, un acquaiolo e un
venditore di vino. La didascalia parla di “Costumi sanseveresi”, calcando la
mano sulla peculiarità di certi personaggi, da tempo scomparsi.
Alcuni scorci sono così cambiati, da apparire quasi irriconoscibili.
Altrove, invece, come per magia, ricompaiono luoghi e particolari rimasti nel
fondo della memoria. Per noi, ad esempio, è sempre bello rivedere la clinica del
dr. Cerulli, all’inizio del Viale della Stazione, rimasta a lungo abbandonata,
prima di essere demolita per lasciare spazio ai soliti palazzi moderni. Davanti
ad essa, sul marciapiede, abbiamo giocato a pallone migliaia di volte e nei
sogni la clinica è ancora lì, con i suoi alberi incolti e quei muri che rapivano
i palloni tirati con troppa forza.
Sul tram che collegava San Severo a Torremaggiore, invece, al centro di
varie foto, non siamo mai saliti, ma ricordiamo benissimo la nostra curiosità di
bimbi, di fronte a quelle rotaie ancora in loco, a pochi passi dallo scalo
ferroviario, un tempo orgoglio della collettività, prima dei tanti
declassamenti.
Ognuno, insomma, troverà gli itinerari del cuore e della memoria, quelli
personali, che si affiancano a quelli ufficiali, voluti dall’autore del libro.
Perna, tra l’altro, non ha dimenticato i principali personaggi che hanno segnato
la vita della nostra città. Si pensi ai politici, da Leone Mucci ad Attilio De
Cicco, agli scrittori, da Mario Carli a Umberto Fraccacreta, Giuseppe Annese e
Nino Casiglio, agli artisti, da Luigi Schingo ad Andrea Pazienza, per non
parlare di luminari come Matteo Tondi, Giuseppe Checchia-Rispoli e Angelo
Fraccacreta.
In quest’ambito, tra l’altro, abbiamo apprezzato in modo particolare il risalto
assegnato ad un personaggio come Matteo Germano, scomparso nel 2004 a 67 anni.
Germano, uomo di grandi qualità umane e valente scultore, ha firmato
numerose opere d’arte, sparse in varie parti della città, ma presenti anche in
collezioni private in Italia e all’estero. Di lui dobbiamo ricordare soprattutto
il Monumento al contadino, che ha
segnato davvero una svolta culturale per San Severo, aprendo la strada ad una
compiuta valorizzazione delle nostre radici, troppo spesso in precedenza
nascoste da mode e sciocchi sensi di inferiorità, purtroppo non ancora del tutto
scomparsi.
Perna, che di Germano è stato collega d’insegnamento, ha fatto bene a
riconoscere il giusto merito a questo artista al quale forse ha nociuto proprio
la sua innata riservatezza, la sua gentilezza, la sua generosità, da alcuni,
come spesso purtroppo avviene, travisata e malintesa. Il tempo, però, può e deve
essere galantuomo con tutti quelli che hanno ben operato, come appunto in questo
caso.
Potremmo parlare ancora a lungo di questa corposa
Antologia visiva, sapientemente
affidata alle cure grafiche delle Edizioni del Rosone di Falina e Marida
Marasca, ma riteniamo di aver sviscerato i principali motivi che la rendono non
solo utile, ma preziosa.
In quest’album, insomma, ci sono tutti i Sanseveresi, quelli di ieri,
quelli di oggi, ma anche quelli di domani, chiamati a rimanere nell’alveo di una
gloriosa tradizione, colmando lacune e carenze. Il senso della comunità si
alimenta con la conoscenza e con il rispetto della continuità storica: su questo
Perna è molto chiaro e non ammette, giustamente, repliche o sotterfugi.
Ed ora non resta che sfogliare le pagine. Buona lettura.
Il brano riproduce la nostra Introduzione al libro