DAL DIALETTO AL DIALETTO

 

 

     Crediamo che non siano molti, nella nostra città, quelli che hanno sentito parlare di Antonio Giuliani; eppure egli ha al suo attivo molte opere letterarie, ma, particolare importante, esse sono rimaste quasi tutte allo stato di dattiloscritto. E non fa eccezione la Piccola antologia che vede ora la luce, dopo oltre 70 anni dalla sua composizione.

      Antonio Giuliani è nato nel 1888 a San Severo, ma ha chiuso i suoi giorni nel 1976 a Roma; impiegato dell’esattoria comunale, come si legge nella scheda dell'Ufficio anagrafe, viene anche ricordato in alcuni articoli della pubblicistica locale. Aveva evidentemente una grande passione per la scrittura, che non lo ha abbandonato fino agli ultimi anni, ma anche per la ricerca, come ci attesta il lavoro in oggetto, che appare di singolare interesse, malgrado gli abissali cambiamenti intervenuti nel frattempo.

       Nel 1926, a San Severo come altrove, gli analfabeti erano tantissimi e l’italiano attendeva ancora di diventare popolare; al contrario, il dialetto era molto usato, dominava nei rapporti umani e condizionava in modo negativo l’apprendimento e l’uso della lingua nazionale. Bisognava dunque guadagnare spazio all’utilizzo dell’italiano, ma quando nel secondo dopoguerra le sacche di analfabetismo sì riducono finalmente in modo sensibile, crescono anche le prevenzioni nei confronti del vernacolo, in modo direttamente proporzionale, e lo ricordiamo pure noi, che pure non abbiamo l’età di Matusalemme.

       Comincia così il rapido declino del dialetto, senza troppi rimpianti da parte delle famiglie, orgogliose dei propri elettrodomestici nuovi e dei propri figli, che hanno un diploma nel cassetto e sono capaci di esprimersi nella lingua di Dante senza trasformarsi in involontarie macchiette. In anni ancora più recenti, però, non è mancata una tendenza opposta, ancora in atto, incline a valorizzare gli usi e le tradizioni locali; in quest’ambito, ovviamente, non poteva mancare uno spazio per il nostro vernacolo, specie nel momento in cui da più parti si è posto l’accento sul fatto che esso è sempre meno comprensibile agli stessi sanseveresi.

          E’ un paradosso solo apparente e le esperienze che abbiamo fatto di persona, proprio con alcuni brani tratti dalla Piccola antologia del Giuliani, sono state emblematiche. Per uno dei curatori del lavoro in questione, era sufficiente riportare sulle pagine del Giornale di San Severo la sola parte in vernacolo; noi, però, eravamo sin dall’inizio poco convinti della scelta. Abbiamo così sottoposto i passi a persone di diversa età, trovando la conferma di quanto pensavamo: senza traduzione a fianco, i brani erano solo in parte comprensibili.                                                     

         Alla fine, dialetto e italiano si sono ritrovati l’uno accanto all’altro, proprio come nel libro di Giuliani, con una differenza fondamentale, però, figlia dei tempi: l’autore affiancava al vernacolo la lingua nazionale, per migliorare la conoscenza di quest’ultima, consegnando il tutto allo studio delle scuole pubbliche; oggi l’accostamento permette una fruizione del testo sanseverese, in modo da iniziare una riscoperta delle nostre radici altrimenti resa difficile dalla mancanza di vocabolari, grammatiche e strumenti affini (lacuna che, si spera, possa quanto prima essere colmata).

    Il dialetto non è più un ostacolo, bensì un arricchimento, un mezzo attraverso il quale i figli del villaggio globale possono fare un tuffo nelle radici della propria comunità, scoprendo il fascino della diversità, se si è relativamente giovani, o il piacere di un ritorno al passato della civiltà contadina, se si è in avanti con gli anni.

    La Piccola antologia riesce a soddisfare egregiamente delle esigenze diverse, per non dire antitetiche, e questa capacità di interessare giovani e meno giovani è sicuramente rimarchevole. Alcuni, appartenenti alla seconda schiera, sono ritornati con la memoria alla ninna nanna cara alla mamma o alle storie ascoltate con attenzione dai propri genitori, quando la televisione era di là da venire; altri ci hanno parlato a lungo della San Severo d’un tempo, immersa negli orti, nella quale zone oggi centrali erano ritenute di frontiera.

     Ma noi pensiamo anche alla generazione del Duemila, che oggi frequenta le scuole dell’obbligo e che desidera confrontare la propria vita con quella dei propri avi. La Piccola antologia può fornire delle risposte pure ai figli dell'informatica e di internet.

    E’ un testo versatile e moderno, insomma, che meritava una più vasta diffusione, al quale gli insegnanti Attilio Littera e Ciro Pistillo, che sono i più attenti cultori della materia nella nostra città, con una lunga esperienza alle spalle, hanno dedicato delle assidue cure, rispettando gli intenti dell’autore. Essi si sono limitati a rendere più organica la scrittura del vernacolo, affrontando un problema di fondamentale importanza, ponendo a fronte nella pagina, inalterata, la traduzione in italiano dello stesso Giuliani.

     Il testo che si dà per la prima volta alle stampe rispetta dunque lo spirito e la volontà di Antonio Giuliani, paziente raccoglitore e ordinatore di un materiale altrimenti destinato all’oblio. A lui non può che andare il nostro ringraziamento di posteri, esteso ai curatori e all’editore Felice Miranda, che si è assunto l’onere della pubblicazione del volume, nella collana de I quaderni del Giornale di San Severo, inaugurata di recente, impegnandosi ancora una volta in un’operazione di trasparente valenza culturale.

       

  

    (Il libro è stato edito nel 2000; questa è l'Introduzione)

 

 

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