DAL 2008 AL 2009

UN ANNO NEL NOME DEL FUTURISMO

 

 

Ogni anno ha i suoi anniversari di spicco. Il 2008 è stato caratterizzato da alcune importanti ricorrenze, che hanno lasciato una vistosa traccia anche sulle pagine del nostro quotidiano. Si pensi, ad esempio, al ventennale della scomparsa di Andrea Pazienza, ad esempio, che è stato ricordato in molte città, salvo, purtroppo, in quella che lo ha visto crescere (e il riferimento è, ovviamente, a San Severo).

In ambito letterario, poi, si è parlato a lungo del centenario della nascita di due illustri scrittori italiani, Giovanni Guareschi e Cesare Pavese. Personaggi molto diversi tra loro, ma entrambi entrati in pianta stabile nel mondo delle patrie lettere. L’uno è il papà di don Camillo e Peppone, il giornalista graffiante e anticonformista; l’altro è il cantore della solitudine dell’uomo, della pena di vivere, resa più angosciosa dalla repentina scomparsa delle illusioni amorose e ideali.

Ma del 2008 non possiamo dimenticare il centenario della morte di Edmondo De Amicis, il papà di “Cuore”, dei bozzetti de “La vita militare”, delle “Novelle”, ma anche di alcuni bei libri di viaggio, da leggere e rileggere.

E il 2009? L’evento clou è senz’altro la pubblicazione del “Manifesto del Futurismo”. Era il 20 febbraio del 1909, quando sulla prima pagina del quotidiano francese “Le Figaro” appariva il celebre testo che esaltava l’energia vitale, il dinamismo dell’uomo, contrapposto alla stasi della morte e del conformismo. Nasceva l’avanguardia più imitata e invidiata del mondo, grazie a Filippo Tommaso Marinetti e alla sua capacità di infiammare gli animi e le platee, senza badare a spese, in tutti i sensi. Grande animatore culturale, generoso finanziatore di libri e giornali, non si tirava mai indietro, anche se c’era da dare o ricevere legnate. Tra i suoi amici, ci saranno vari pugliesi, che movimenteranno l’arte di una regione apparentemente troppo tranquilla.

Un quadro dell'artista Fedora Spinelli

 

Il miracolo del Manifesto del 1909, che sarà seguito da un gran numero di altri testi programmatici, consiste nella sua capacità di apparire sempre più giovane, quasi possedesse l’elisir di lunga vita. Riletto oggi, appare più luccicante e radioso che mai, con le sue idee intelligentemente provocatorie: “La letteratura esaltò fino a oggi l'immobilità pensosa, l'estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno”. Se il mondo si è arricchito con la bellezza della velocità, allora bisogna bandire la lentezza, i giri di parole, le reticenze, i sofismi. Bisogna parlare in modo diretto e intelligentemente conciso. Tutti noi, in fondo, lo vogliamo o meno, siamo eredi di questo futurismo applicato.

Ma il 2009 presenta anche un altro anniversario che rappresenta un invito alla lettura, e ci riferiamo al centenario della nascita di Alfonso Gatto, nato a Salerno nel 1909 e scomparso a Capalbio nel 1976. Poeta ermetico, animatore di una rivista come “Campo di Marte”, in collaborazione con Vasco Pratolini, Gatto ha pubblicato, tra i suoi molti lavori, un “Diario di Puglia”, che si legge nel volume “Napoli N.N.”. Si tratta di sei brevi brani, dai tioli suggestivi, composti in una prosa ricca di risonanze poetiche, che meritano una sosta di riflessione. La Puglia mostra tutto il suo fascino, con i suoi flash sul Tavoliere, che ha addosso la solitudine del mezzogiorno, o sul Gargano, che si innalza con forza dal litorale.

 

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